CATANZARO Atti anonimi sulla cui efficacia si solleva più di un dubbio. Ad alcune delibere della giunta regionale infatti sono state coperte le firme e i nominativi di dirigenti ed assessori deliberanti. A segnalare l’anomalia sindacato CSA-Cisal che le definisce appunto «anonime».
«Tutto sarebbe partito da una richiesta della segreteria di giunta (del 18 gennaio 2019) – scrive il sindacato – in cui si chiedeva alla Responsabile regionale Privacy se fosse conforme alla normativa la pubblicazione dell’atto con le firme autografe (così si legge nella comunicazione) del presidente della Giunta, del segretario generale, degli assessori e dei dirigenti. La richiesta viene reiterata più recentemente, l’8 ottobre, e stavolta nel giorno successivo la Responsabile privacy si raccomanda di non pubblicare le firme per esteso. E fin qui ci possiamo anche stare: la firma autografa potrebbe essere illegittimamente replicata ed utilizzata da terzi e quindi è comprensibile l’oscuramento della stessa».
«Peccato però che dalla segreteria di giunta (che per inciso potrebbe avere tante altre preoccupazioni più importanti di questa) – ironizzano i responsabili di Csa-Cisal – prendono la comunicazione fin troppo in parola così non solo, dalle delibere, sparisce la firma autografa ma anche ogni nome. Così, ad oggi, di una deliberazione di Giunta non si può conoscere nemmeno l’identità del dirigente e assessore proponente». «Forse – si interrogano – si vergognano dei loro stessi atti?».
IL PARADOSSO Ma la vicenda riserva anche una situazione paradossale visto che «nonostante i tanti milioni di euro spesi per Agenda Digitale non è ancora attiva la digitalizzazione dell’atto». Cioè il sistema che avrebbe potuto risolvere il caso. «Non conosciamo bene le ragioni di questo clamoroso ritardo – denuncia la Csa-Cisal – ma di certo c’è che con la digitalizzazione si metterebbe un freno implicito all’anomalia, recentemente denunciata dal sindacato, delle “deliberazioni della Giunta senza delibera”. Il fallace disciplinare dei lavori dell’organo esecutivo consente di assumere un provvedimento di fatto senza contenuti in una data X (facendone decorrere gli effetti) per poi “girarlo” ai dirigenti competenti che devono inserirli (quindi anche con elementi successivi alla data X) per poi formalizzare l’atto in Giunta in una data Y». «Può andare bene – si chiede il sindacato – tutto questo? Assolutamente no. Si tratta di una prassi pericolosa che provoca strafalcioni come la variazione del Piano del Fabbisogno (a proposito attendiamo ancora risposte in merito) che prevedeva nell’oggetto l’assunzione di dirigenti a tempo determinato senza nemmeno indicarne il numero. Ma se questo discorso quantomeno è legato ai contenuti della delibera, l’anonimia è forse ancora peggio».
IL RISCHIO DEL VIZIO DELL’ATTO In assenza di firme e nominativi leggibili così le delibere di giunta rischiano di essere anche viziate dalla forma e dunque nulle. «Senza conoscere nemmeno i nomi dei proponenti e dei firmatari – fa emergere la Cisal – non si può parlare nemmeno di atto pubblico, e visto che non siamo in un circolo privato è proprio un grosso problema. Si sono proprio dimenticati di essere in una Pubblica Amministrazione».
Da qui l’appello alla Responsabile della Privacy «per correggere questo eccesso di zelo nell’oscuramento dei dati», e alla responsabile dell’Anticorruzione «per porre rimedio ad una palese violazione della Trasparenza degli atti amministrativi». «Proprio per evitare queste figuracce interplanetarie – attaccano dal sindacato – sarebbe proprio il caso di completare la procedura della digitalizzazione degli atti che toglierebbe tutti da potenziali situazioni imbarazzanti come questa. Cosa dovrebbero pensare i calabresi se non possono conoscere nemmeno chi e come li amministra? L’oscuramento non è forse una violazione della democrazia? I cittadini come fanno a valutare l’operato dei loro amministratori?». «Infine – ricorda il sindacato CSA-Cisal –, il caso delle delibere anonime passi pure per “distrazione”, ma questa inerzia sulla digitalizzazione dopo i milioni di euro pubblici investiti per Agenda Digitale è un vero e proprio delitto. E su questo non ci si può nemmeno nascondere».
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