LAMEZIA TERME Nato con l’obiettivo di diventare la più importante raffineria di olio d’oliva in Calabria, l’opificio di contrada Bellafemmina è diventato nei decenni uno dei tanti, troppi emblemi dello spreco e dell’inettitudine nella gestione e valorizzazione della cosa pubblica. Con aspetti che si situano, per la verità, a metà tra il sorprendente ed il ridicolo.
Le immense strutture sono infatti diventate il ricovero di un senzatetto e – incredibile a credersi – il riconosciuto domicilio di un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza.
L’opificio nacque su iniziativa del ministero dell’Agricoltura ormai qualche decennio fa. Poi i cambi di proprietà: dall’Opera Sila all’Esac, all’Arssa, ed in tempi più recenti all’Apor e poi ancora ad altre associazioni olivicole.
Le strutture, di fatto mai entrate in funzione, sono situate ad appena un chilometro dall’aeroporto e a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria. Assieme ai tombini, in quest’area da quasi 50.000 metri quadrati, tutto ciò che era asportabile è stato rubato.
Stamane – su iniziativa dell’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Giancarlo Nicotera ed in forza di una petizione popolare con 250 firme – funzionari regionali hanno effettuato un sopralluogo per verificare lo stato dei luoghi. Proprio nel corso dei questa ispezione è emersa la clamorosa scoperta.
L’opificio è di proprietà della Regione Calabria, nell’ultimo piano di alienazioni disponibile è inserito tra i beni in vendita. Poco più di 425mila euro il valore stimato, e giova ricordare che per costruirlo furono investiti tra fondi europei e nazionali 9 miliardi delle vecchie lire. Tutti soldi pubblici che evidentemente non sono stati utili a generare sviluppo e ricchezza sul territorio. Ma viceversa finiti per realizzare una struttura fatiscente che ora è divenuta un problema.
https://www.youtube.com/watch?v=2Vyk6Kxh1xk&feature=youtu.be
x
x