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Cavalleria Rusticana e Pagliacci, si alza il sipario al Politeama

La stagione lirica 2019-2020 al teatro di Catanzaro apre con un cartellone di grande qualità e interesse

Pubblicato il: 21/10/2019 – 15:26
Cavalleria Rusticana e Pagliacci, si alza il sipario al Politeama

di Maria Rita Galati
CATANZARO Quella della Fondazione Politeama, del suo sovrintendente Gianvito Casadonte in particolare, è una doppia sfida: portare i giovani calabresi ad amare la lirica, la forma d’arte italiana più conosciuta e apprezzata al mondo che per essere attuale ha bisogno di rinnovarsi nel linguaggio, e trovare le risorse economiche necessarie ad allestire una produzione lirica, in un momento storico in cui trovare fondi per la cultura in generale è una missione impossibile. Ogni sacrificio e sforzo profuso dalla Fondazione Politeama – che apre la stagione 2019-2020 con un cartellone accattivante che è “tutta un’altra storia”, di grande qualità e interesse – viene premiato con l’entusiasta partecipazione dei catanzaresi che omaggiano la scelta di alzare il sipario sulla lirica con una massiccia presenza, e tanti applausi. Lo scorso anno toccò al “Don Giovanni” di Mozart, quest’anno a Cavalleria Rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo, sempre di Luciano Cannito la regia, sempre un allestimento originale della Fondazione Politeama messa in scena grazie al fondamentale contributo della famiglia Colosimo.
Ad affiancare la Fondazione in questa operazione, ancora una volta ci sono stati l’Istituto superiore di studi musicali “Tchaikovksij” diretto dal maestro Filippo Arlia («gioiello prezioso di questa terra», sottolinea Casadonte dal palco chiudendo il giro dei saluti) come l’Orchestra Filarmonica della Calabria, l’allestimento del “Bellini” di Catania e i costumi realizzati dalla sartoria Pipi di Palermo  e il Coro Francesco Cilea di Reggio Calabria diretto da Bruno Tirotta.
Con una regia geniale e innovativa, con cui dà concretamente forma alla sua creatività e alla sua poliedricità, Cannito – che è regista e coreografo ma anche autore e scrittore – parla al pubblico usando il linguaggio della modernità, quello dei social media, che si coglie nella essenzialità della rappresentazione diretta e senza fronzoli. Ma anche quello emozionale che si coglie dalla sfumatura di un faro rosso mentre, nella Cavallerie Rusticana, Alfio compie il suo delitto d’onore ferendo a morte Turiddu, che noi non vediamo materialmente cadere sul selciato della chiesa, ma i nostri occhi lo trovano esanime dietro quel la luce rubino, o i passi di danza che scandiscono, evidenziandole, le arie più famose delle due rappresentazioni.
Cannito riesce a trovare e, soprattutto a rendere al pubblico, il legame tra le due anche se non si tratta di due opere pensate per essere eseguite insieme, anzi sono lavori di due compositori in competizione tra loro. Eppure già nella struttura drammaturgica ci sono elementi in comune: la religione mista al folclore e alle convenzioni sociali, l’amore, la gelosia e l’omicidio. Entrambe le opere poi, hanno intermezzi musicali che le rendono affini. Comune l’ambientazione, la piazza della chiesa principale in uno stesso ideale paese di provincia del sud Italia, la drammaticità della tragedia imminente – soprattutto nella processione del Venerdì Santo ne La Cavalleria Rusticana dove spicca solo il vestito colorato di Lola, immersa negli abiti scuri delle popolane – si attenua davanti ai colori, alla festa del teatro nel teatro rappresentato ne i Pagliacci, con degli straordinari figuranti, “scritturati” in loco: sono, assieme alle bravissime ballerine (delle scuole Exedra di Soverato, compagnia Studio Danza, Riccardo Lacroce,  Maison della Danza), talenti nelle nostre compagnie teatrali (riconoscibili in particolare gli attori di Nuova Scena, Salvatore Conforto, Romina Mazza, Azzurra Conforto, Daria Mirante Marini, Vincenzo Pugliese) che hanno portato sul palco tutto l’amore per il Politeama e quello che il teatro rappresenta. A fare da cornice agli sforzi dell’allestimento, la bacchetta magica di Filippo Arlia che dal golfo mistico ha fatto elevare armonie dirompenti tenendo le briglie di una Orchestra da domare con qualche richiamo necessario a rendere al pubblico la forza emozionale ed evocativa di un dramma coinvolgente, nella versione di Mascagni prima e di Leoncavallo dopo. Coinvolgente e molto apprezzata l’esecuzione del soprano Maria Pia Piscitelli nel ruolo di Santuzza in Cavalleria e il Tonio del baritono Alberto Mastromarino in Pagliacci, ma anche del baritono Pier Luigi Dilengite (Alfio), del contralto Caterina Riotto (Lucia), del mezzosoprano catanzarese Giorgia Teodoro (Lola), senza dimenticare, Turiddu, il tenore Enrico Terrone per Cavalleria, il soprano Maria Luisa Lattante (Nedda), il baritono Salvatore Grigoli (Silvio), il tenore Lorenzo De Caro (Canio) e il tenore Marco Voleri (Beppe) per Pagliacci.
«Apriamo una nuova stagione del Politeama con una prestigiosa rappresentazione della lirica – ha detto il sindaco Abramo in apertura sul palco con Casadonte e il direttore generale Aldo Costa –. Questo rappresenta la sintesi di uno sforzo corale che ha portato il teatro del Capoluogo ad assumere un ruolo centrale e insostituibile nello scenario culturale della Calabria. E abbiamo fatto tutto questo mantenendo i conti in ordine». Non mancano i ringraziamenti alla famiglia Colosimo, il ricordo di Mario Foglietti e del tenore Marcello Giordani, scomparso il 5 ottobre scorso, al quale il maestro Arlia ha voluto dedicare lo spettacolo. «C’è da essere soddisfatti per quanto stiamo riuscendo a fare – ha aggiunto il dg Costa – e in questo panorama appare evidente lo sforzo compiuto dalla nostra Fondazione che non ha certo i mezzi economici e strutturali delle più importanti realtà «Apriamo e chiudiamo con la lirica – ha specificato Casadonte – e nell’intervallo c’è una bella stagione, ricca di eventi e presenze, come quella di Luca Zingaretti e Carlo Verdone che non sono mai stati a Catanzaro, imperniata sui nuovi linguaggi culturali della nostra epoca».
Il “Politeama” ci crede, e con il teatro la sua città che aspetta un teatro stabile, il conservatorio statale, la programmazione di una produzione che dia continuità agli sforzi di tutti. (redazione@corrierecal.it)

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