di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME «Vogliamo risposte certe, abbiamo paura per la nostra salute». Questo il coro unanime che si è alzato, nella tarda serata di lunedì, da piazza Nassirya di località Mortilla, a Gizzeria. È qui che alcune decine di cittadini si sono dati appuntamento per trovare un punto di incontro, un’intesa che possa portare – al più presto – all’individuazione di una strategia comune.
Il punto cruciale attorno al quale ruota tutta la vicenda è quello che ormai da due settimane preoccupa l’intera comunità del Lametino: l’operazione “Feudo” ha rivelato la presenza ingombrante di un “capannone dei veleni” in pieno centro sul quale aleggiano ancora pesanti e oscure ombre.
Misteri che ancora nessuno è stato in grado di dissipare (ne abbiamo scritto qui), a cominciare dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pietro Raso al quale, in molti, imputano il fatto di non aver agito per tempo e di non aver fatto nulla di concreto dal giugno del 2018, mese in cui il sito era stato già posto sotto sequestro, e di non aver informato la comunità in merito.
Le risposte, finora, sono state vaghe così come le contromisure: solo adesso sono state inviate le richieste alla Procura, all’Arpacal e alla Regione da parte dell’amministrazione per cercare di vederci chiaro.
Accuse alle quali si sommano i tanti, troppi silenzi accumulati in questi mesi ed esplosi solo adesso che la Dda di Milano ha portato a termine quella che potrebbe essere – al momento – solo una prima parte dell’inchiesta.
Presto, infatti, potrebbero emergere ulteriori e preoccupanti dettagli che non fanno certo dormire sonni tranquilli sia ai cittadini che all’amministrazione.
E intanto la comunità di Mortilla è pronta a dare battaglia: la prima mossa è la creazione di un comitato civico, la successiva è organizzare un sit-in di protesta per chiedere risposte, concrete, alle istituzioni e alla magistratura. (redazione@corrierecal.it)
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