COSENZA Una rete vaccinale, quella della provincia di Cosenza che si differenzia per «inidoneità dei locali, grave carenza di personale sanitario, un’anagrafe vaccinale non attiva nella maggior parte degli erogatori periferici». È quanto afferma il consigliere regionale Carlo Guccione che ha inviato un’interrogazione a risposta scritta al presidente della Giunta regionale Mario Oliverio.
Secondo Guccione vi sarebbe la necessità «di una radicale ed efficiente riorganizzazione visto le numerose criticità funzionali, frutto di anni di inerzia e di superficialità». Situazione aggravata da dieci anni di Piano di rientro e di commissariamento.
A fronte delle delibarazioni e dei piani adottati, nulla sarebbe stato realizzato: «È fondamentale offrire ai cittadini una rete vaccinale fruibile e sicura, soprattutto per i bambini e le persone anziane visto che le vaccinazioni rappresentano oggi l’intervento più efficace per la prevenzione delle malattie infettive. Ed è importante – continua il consigliere Dem – diffondere l’importanza dei programmi vaccinali e disporre di presidi medico-sanitari idonei per effettuare le somministrazioni di vaccini nelle migliori condizioni possibili. Da qui la necessità di avere una rete vaccinale regionale efficiente e funzionale anche in vista della somministrazione dei vaccini per la campagna antinfluenzale».
Vengono poi prese in esempio alcune sedi dove le carenze lamentate sono molto evidenti come Trebisacce, Mirto e Cariati, queste ultime «necessitanti un’altra sede. Inoltre, il blocco del turnover ha colpito la rete vaccinale in provincia di Cosenza perché negli ultimi due anni sono andati in pensione 11 medici, 10 infermieri, 4 amministrativi mentre un medico è stato trasferito a Roma e altri 4 medici sono in procinto di andare in pensione da qui a sei mesi».
L’INTERROGAZIONE ALLA GIUNTA REGIONALE «Nonostante il DCA 147/2017 – è scritto – abbia rivisitato la rete vaccinale regionale attraverso un nuovo calendario vaccinale regionale assolutamente innovativo al punto da essere ripreso da quello nazionale, si riscontra però che nessuno ha realizzato o fatto realizzare la rete vaccinale secondo i contenuti del DCA. Da un’analisi attenta emerge che tutto è rimasto quo ante la deliberazione numero 1811/2011 del Commissario straordinario pro tempore dell’Asp di Cosenza».
Ed ancora: «L’anagrafe vaccinale si presenta a macchia di leopardo e non soddisfa la necessaria organizzazione che impone l’informatizzazione dei flussi dati al fine di garantire i Livelli essenziali di assistenza. A far data dall’1-12-2018 – da un’analisi attenta e da una ricognizione precisa – è emerso che la maggior parte dei centri vaccinali della provincia di Cosenza non era idonea secondo la normativa vigente e ancor più non assolveva ai contenuti del Dca 14/2017 e non era ben sviluppata la rilevazione informatizzata dell’attività vaccinale. La frammentarietà degli accessi nella maggior parte dei punti di erogazione periferici vaccinali – gli accessi in questi casi avvengono uno-due volte al mese – mette a rischio la corretta applicazione del calendario vaccinale. Infatti, il calendario vaccinale ha una cadenza temporale che deve essere appropriata e obbligatoria, in caso contrario si assiste alla mancata o non tempestiva immunità individuale, che di fatto allungano progressivamente gli intervalli fra le due sedute vaccinali con conseguente disagio nella popolazione».
A tutto ciò bisogna aggiungere «l’inidoneità dei locali, insufficiente nella maggior parte dei punti di erogazione rispetto ai requisiti richiesti. Tra le criticità bisogna inoltre riscontrare una situazione di rischio per il mantenimento della catena del freddo, con un’anagrafe vaccinale non attiva nella maggior parte degli erogatori periferici”.
Vista la gravità della situazione il consigliere Carlo Guccione interroga il presidente Oliverio per sapere «quali iniziative bisognerà adottare per scongiurare che un servizio così importante possa essere ridimensionato o addirittura, in alcuni casi, non erogato per mancanza di medici infermieri, strutture non idonee o per motivi organizzativi. Mi chiedo se non sia il caso di coinvolgere il commissario dell’Asp di Cosenza, il Dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie della Regione Calabria e la struttura commissariale per il Piano di rientro per affrontare tali tematiche e garantire soluzioni rapidi, efficienti ed efficaci». (fd)
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