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Crisi Corap, la Sculco ribadisce: «Unificare le proposte di legge»

La capogruppo di “Calabria in Rete” interviene sui lavori delle Commissioni del Consiglio regionale: «Priorità a lavoratori e continuità nelle politiche industriali»

Pubblicato il: 23/10/2019 – 22:40
Crisi Corap, la Sculco ribadisce: «Unificare le proposte di legge»

«Con l’ausilio e la condivisione del presidente Mario Oliverio, che ha partecipato ai lavori della commissione, i tre disegni di legge in discussione sono stati ritirati per pervenire ad un unico testo legislativo che dovrà contenere gli obiettivi prioritari di assicurare la continuità delle funzioni di definizione delle politiche industriali, la salvaguardia del patrimonio delle aree industriali, la tutela dei livelli occupazionali». Così la capogruppo in Consiglio regionale di “Calabria in Rete”, Flora Sculco, sulla vicenda del Corap, il Consorzio regionale attività produttive che da mesi versa in una grave crisi economica e finanziaria. «Non ho mai nascosto, e anzi ho apertamente manifestato perplessità e preoccupazione – spiega la Sculco – sulle modalità con le quali si stava procedendo al riordino ed alla riorganizzazione dei consorzi per le aree di sviluppo industriale (Asi) che in attuazione della legge regionale 24 del 2013 sono stati accorpati nel Corap, e oggi dobbiamo constatare che le previsioni e i timori espressi erano fondati. La riforma dei consorzi e delle aree industriali era certamente necessaria per dotarsi di una visione unitaria delle politiche di sviluppo economico ed industriale in Calabria, ma c’era da aspettarsi che si sarebbe verificato l’ennesimo flop in un settore particolarmente delicato della vita della nostra regione con la legge regionale approvata nella passata legislatura». Secondo la Sculco «il Corap è nato in questo contesto e a pochi anni dalla sua nascita, più che riorganizzare, riordinare e rilanciare il sistema, è sprofondato in una crisi finanziaria ed economica di proporzioni colossali. L’enorme massa debitoria che il Corap porta nel suo ventre si aggira intorno a 90 milioni di euro! Condizione questa che annulla ogni possibilità di gestione e soprattutto impedisce ogni politica di intervento che era l’obiettivo essenziale per il quale è nato. Siamo nel bel mezzo di un autentico disastro. Ancora una volta –prosegue la capogruppo regionale di “Calabria in Rete” – si è proceduto ad una attività di riorganizzazione con gli occhi bendati, alla cieca e senza avere idee chiare ed obiettivi precisi. Ora si vorrebbe liquidare tutto in maniera superficiale e magari buttare “l’acqua sporca con il bambino”. E in questo contesto devo rilevare e segnalare che a farne le spese, in particolar modo, è stato il Consorzio industriale di Crotone, che ha da sempre attività in esercizio e una storia industriale che con questa operazione è stata vilipesa. Per queste ragioni, nella seduta congiunta della Prima e della Seconda commissione consiliari appositamente riunite su questo tema nella giornata di ieri, ho manifestato le mie ragioni per scongiurare l’approvazione di uno scellerato disegno di legge che avrebbe avuto effetti ulteriormente disastrosi». La Sculco ricorda che «il Consorzio industriale di Crotone attraverso il suo depuratore gestisce lo smaltimento dei reflui della città e serve al trattamento delle acque di falda di Syndial, funzione indispensabile per garantire le attività di bonifica che da tempo si stanno svolgendo nel Sin di Crotone per riparare i danni ambientali che sono stati prodotti in 70 anni di industrializzazione. Con l’ausilio e la condivisione del presidente Mario Oliverio, che ha partecipato ai lavori della commissione, i tre disegni di legge in discussione sono stati ritirati per pervenire ad un unico testo legislativo che dovrà contenere gli obiettivi prioritari di assicurare la continuità delle funzioni di definizione delle politiche industriali, la salvaguardia del patrimonio delle aree industriali, la tutela dei livelli occupazionali. Qualunque altra soluzione – conclude la capogruppo regionale di “Calabria in Rete” – non farebbe altro che replicare gli esiti
disastrosi che sono oggi sotto i nostri occhi».

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