di Antonio Cantisani
CATANZARO Nella sanità calabrese «i servizi offerti continuano a restare su livelli inadeguati, con la Calabria al penultimo posto in Italia nella griglia Lea, e ciò nonostante si assiste dal punto di vista contabile a vistosi ritardi nei pagamenti e nella gestione delle risorse». È molto duro il giudizio della Corte dei Conti sulla gestione della sanità calabrese. Dalla relazione della sezione di controllo della magistratura contabile per la parifica del Rendiconto 2018 della Regione Calabria (qui altri dettagli) emerge ancora una volta il “buco nero” del settore calabrese, sintetizzabile nel dato “monstre” di oltre un miliardo di debiti verso i fornitori accumulato dalle Aziende sanitarie e ospedaliere e nei tempi biblici di pagamento degli stessi fornitori. «La spesa sanitaria – evidenzia la Corte dei Conti – presenta nel 2018 impegni per 3,771 miliardi e ha assorbito oltre il 78% delle risorse di parte corrente, come risulta dai verbali pubblicati dal Tavolo tecnico e dal Comitato Lea il ripiano del disavanzo pregresso sta subendo evidenti defaillances: infatti a fine 2018 la Regione Calabria presenta un disavanzo di 213 milioni. Dopo il conferimento delle coperture (107,3 milioni, derivanti dal gettito delle aliquote fiscali massimizzate) il risultato di gestione del Conto consuntivo 2018 evidenzia un disavanzo di 105,981 milioni: si sono quindi realizzate, con riferimento al risultato di gestione dell’anno 2018, le condizioni per l’applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, vale a dire l’ulteriore incremento delle aliquote fiscali Irap e addizionale regionale Irpef per l’anno di imposta in corso, rispettivamente nelle misure di 0,15 e 0,30 punti, oltre che le altre sanzioni previste dalla legislazione vigente». Quindi, il primo affondo della Corte dei Conti: «I servizi offerti continuano a restare su livelli inadeguati, con la Calabria al penultimo posto in Italia nella griglia Lea, e ciò nonostante si assiste dal punto di vista contabile a vistosi ritardi nei pagamenti e nella gestione delle risorse». Negativi nel complesso i dati illustrati dalla sezione di controllo della magistratura contabile. «Al 31 dicembre 2018 sono presenti nella Gestione sanitaria accentrata (Gsa) circa 152 milioni di euro non trasferiti alle aziende né utilizzati per il pagamento dei fornitori della Gsa». Con riferimento alla situazione debitoria delle Aziende, la Corte dei Conti osserva: «In base alle informazioni disponibili, che sono incomplete (mancano per esempio significativi dati sull’Asp di Reggio Calabria), i debiti verso i fornitori degli enti del Servizio sanitari regionale superano 1,1 miliardi di euro. Sono quasi sempre debiti che causano cospicui interessi di mora, anche perché i tempi di pagamento medi delle aziende nel 2018 sono stati di 212 giorni (si va da un minimo di 20 giorni per l’azienda ospedaliera di Cosenza a un massimo di 825 giorni per la Mater Domini di Catanzaro) e gli interessi di mora “scattano” dopo 60 giorni dalla scadenza del debito. I debiti in parola quindi hanno originato interessi e oneri accessori per 38,358 milioni nel 2016 e 51,165 nel 2017». E ancora – prosegue la magistratura contabile – «nel 2018, sempre in base ai dati parziali forniti dai presidenti dei collegi sindacali degli enti del Ssr, gli oneri accessori (interessi legali+spese legali) ammontano a circa 23 milioni, i pagamenti effettuati con anticipazione di cassa a circa 60 milioni con conseguente maturazione di circa 6 milioni di interessi passivi al tesoriere, gli oneri potenzialmente derivanti da contenzioso a oltre 400 milioni. A questi oneri di tipo “straordinario”, si aggiungono le spese correnti: nonostante gli enti del Servizio sanitario regionale siano soggetti a politiche di contenimento dei costi per il personale e per l’acquisto dei beni e servizi, queste policy vengono ampiamente disattese. In particolare, i costi per acquisto di beni e servizi non solo non sono in calo ma continuano a crescere e, a fine 2018, sono pari a complessivi 2,9 miliardi, in aumento di 41,3 milioni su base annua». Amara la conclusione della Corte dei Conti: «Tutto quanto detto mostra una vera e propria dispersione di risorse finanziate che potrebbero essere indirizzate in modo più efficiente per il miglioramento dei servizi sanitari resi ai cittadini».
https://youtu.be/TzL9A8cb09I
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