MILANO Per la bomba esplosa nell’ottobre 2017 a Pioltello, nel Milanese, il sostituto pg di Milano Gaetano Santamaria Amato ha proposto oggi, nel processo davanti alla terza sezione della Corte d’Appello, la conferma delle condanne, che arrivano fino a 9 anni e mezzo di carcere, con la pena più alta per Roberto Manno, figlio del presunto boss della ‘ndrangheta Francesco Manno. Il pg Santamaria Amato ha chiesto la conferma delle condanne anche per gli altri cinque imputati e l’udienza è stata rinviata al prossimo 14 novembre, giorno in cui arriverà la sentenza.
Lo scorso dicembre, nel processo abbreviato di primo grado, il gup Guido Salvini aveva inflitto pene da 5 anni e due mesi a 9 anni e mezzo, con la pena più alta, appunto, per Roberto Manno, difeso dall’avvocato Mirko Perlino. Stando all’indagine, l’attentato è avvenuto il 10 ottobre 2017 a Pioltello, nell’hinterland di Milano, davanti alla porta di casa di un operaio ecuadoriano, per un prestito a tassi d’usura non restituito.
Come si legge nelle motivazioni, il giudice ha ritenuto che quell’attentato fu una reazione che ha avuto «una funzione per così dire ‘didascalica, ‘educativa’ e di prestigio sul territorio in quanto esprime l’autorità dei componenti del gruppo, in senso ampio (…) un’autorità che deve essere ben percepita non solo dalla vittima, ma da tutti affinché non si permettano di ripetere simili comportamenti». Per il gup Salvini, quella che doveva essere «riparata non è solo l’aspettativa economica ma l’“affronto” portato a persone anche molto giovani ma che, per la loro appartenenza familiare, dovevano essere rispettate».
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