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Incendi, proiettili e pistole così funzionavano le estorsioni a Castrovillari

L’operazione eseguita dai carabinieri, coordinati dal procuratore Eugenio Facciolla, ha sgominato una banda di cinque persone originarie di Cassano allo Ionio. Il capo della Procura: «Volevano mett…

Pubblicato il: 29/10/2019 – 13:41
Incendi, proiettili e pistole così funzionavano le estorsioni a Castrovillari

di Michele Presta
CASTROVILLARI
È stata battezzata “Nerone” l’inchiesta della Procura di Castrovillari che ha portato agli arresti: Cosimo Abbruzzese, Francesco Abbruzzese, Salvatore Lione, Fabiano Falcone e Francesco Cavaliere. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di estorsione, tentata estorsione continuata e danneggiamento a seguito di incendio (qui la notizia). Delle ipotesi delittuose, gli imputati rispondono per aver agito in concorso tra di loro. Il richiamo allo storico personaggio che ha innescato l’incendio di Roma è presto spiegato: gli attentati intimidatori che avrebbero messo a segno i cinque imputati avevano tutti a che fare con le fiamme. «Si tratta di un gruppo molto pericoloso. Il fatto che abbiano sparato con un fucile a canne mozze è sintomatico del fatto che disponessero di armi oltre che di una capillare organizzazione finalizzata a  prendere il controllo di tutte le attività commerciali – spiega Eugenio Facciolla -. La pericolosità sul territorio era tangibile e imminente. Tutti gli indagati hanno precedenti penali importanti. Volevano mettere a ferro e fuoco Castrovillari, ci hanno lanciato una dichiarazione di guerra e lo hanno fatto in modo sfrontato. Noi l’abbiamo accolta e vinta». Da diverse settimane Castrovillari è al centro della cronaca. I dispacci di carabinieri e vigili del fuoco, raccontano di una città messa quasi a ferro e a fuoco e non è un caso che proprio mentre i carabinieri si preparavano per far scattare gli arresti, la scorsa notte, i cinque originari di Cassano allo Ionio si rendevano protagonisti dell’ennesimo attentato sparando colpi d’arma da fuoco con un fucile a canne mozze nei confronti del bar Hollywood a pochi passi dal Tribunale di Castrovillari. In base alle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Castrovillari e coordinate dal procuratore Eugenio Facciolla e dal sostituto Simona Manera, i cinque indagati non si sarebbero limitati ai soli colpi di fucile. Diversi sarebbero gli episodi di apposizione di bottiglie incendiari e di proiettili calibro 7 e 65. «Se un esercente viene attenzionato più volte dalla stessa persona penso che non abbia voglia di pagare – aggiunge il capo della procura di Castrovillari -. Per questo poi iniziano tutti gli altri fenomeni come le bottigliette incendiarie o i colpi di pistola. La gravità di questa situazione è massima e noi abbiamo bisogno dell’aiuto dei cittadini perché ci meritiamo la fiducia grazie a quello che facciamo». L’indagine è partita dal primo incendio di autovetture presso la concessionaria Antes auto di Castrovillari. In fiamme finirono dieci autovetture. In quell’episodio andarono distrutte dieci auto. La tecnica del gruppo per “rendersi invisibili” ai controlli delle forze dell’ordine era quello di noleggiare ogni 15 – 20 giorni autovetture diverse proprio dai concessionari taccheggiati per evitare di avete auto controllate da microspie. «Io chiedo la collaborazione in termini di mezzi, personale, uomini – dichiara Facciolla -.  Tutto quello che lo Stato dovrebbe fornirci per fronteggiare gli episodi. Il mio ufficio è credibile per quello che fa ogni giorno. Non perdiamo tempo in ospitate tivvù e chiacchiere da salotti. Siamo impegnati a lavorare con tutti i problemi che abbiamo». Secondo le captazioni telefoniche, i militari, hanno appurato come il gruppo realizzasse sopralluoghi sui possibili luoghi da colpire. Di alcune vittime parlavano senza problemi, di altri, suggerivano di «non toccare» perché probabilmente già assoggettati a logiche estorsive. (m.presta@corrierecal.it)

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