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LA REGIONE CHE VORREI | «Corsie preferenziali e tecnologia sono il futuro dei trasporti»

Gli spostamenti su gomma trainano le esigenze di mobilità della Calabria. Treni e aerei per i frequenza e utenza sono un lusso. L’analisi di Rocco Carlomagno: «Assistiamo allo spopolamento dei picc…

Pubblicato il: 29/10/2019 – 6:53
LA REGIONE CHE VORREI | «Corsie preferenziali e tecnologia sono il futuro dei trasporti»

di Michele Presta
CATANZARO
Le immagini di autobus affollati di calabresi in partenza sono impresse nella memoria collettiva di una regione che fa i conti con una migrazione disarmante. Il mondo dei trasporti però non fa i conti solo con gli utenti. Loro sono la parte finale di una filiera che coinvolge imprenditori e politica. Dalla Calabria partono gli autobus che tirano dritto fino alle metropoli del nord, i treni e gli aerei sono un lusso che i calabresi non possono permettersi. Ma la mobilità non è solo superare i confini regionali. Lo sa bene Rocco Carlomagno che con gli autobus della sua “Inter Saj” macina chilometri che separano i grandi dai piccoli centri, così come le grandi dalle piccole città.
Quando si parla di trasporti in Calabria si delinea sempre uno scenario lacrime e sangue, perché?
«
Perché noi abbiamo una geografia montuosa che porta a sviluppare i trasporti nelle aree centrali e da qui si innescano tutta una serie di complicazioni logistiche che riguardano i collegamenti sia con la fascia ionica che con quella tirrenica. La maggior parte del traffico per la lunga percorrenza passa per l’area a ovest della nostra regione, ma adesso non possiamo che essere contenti per queste iniziative che si stanno mettendo in campo. Il treno Sibari-Bolzano è sicuramente positivo per il nostro territorio ma restano sempre i tempi di percorrenza, il vero problema da risolvere. Arrivare da Sibari a Paola in poco più di un’ora e da Paola a Roma in tre ore non è un dato che possiamo trascurare».
Resta comunque il problema del collegamento delle aree interne?
«
È lì che abbiamo i problemi più grossi. Assistiamo allo spopolamento delle aree interne perché i servizi mancano o sono ridotti all’osso. Questo è l’aspetto tragico della Calabria. Chiaramente in questo contesto si inserisce tutto il sistema della mobilità. Gli autobus diminuiscono sempre di più, gli aeroporti di Crotone e Reggio Calabria lavorano a scartamento ridotto. Il Sant’Eufemia di Lamezia fa da traino, ma perché è quello collegato meglio. Ma ritorniamo un po’ a quello che dicevo prima, si possono impiegare tre ore per raggiungere un aeroporto e fare un volo di appena un’ora?».
Queste sono conseguenze del fatto che per anni siamo stati senza un piano regionale dei trasporti?
«Certo, ma in minima parte. Il discorso è legato all’economia generale della Calabria. Dove non si muove l’economia i servizi vengono meno. C’è un avvitamento di fatti negativi che porta anche ad un abbassamento dei servizi per i trasporti. Il trasporto su gomma in qualche maniera è rimasto, anche nelle aree spopolate, il servizio resta ma non nelle quantità che c’erano prima. Sulla tratta a lunga percorrenza c’è stato il boom con gli avventori stranieri ma in Calabria ne abbiamo sempre approfittato dei servizi su gomma a lunga percorrenza per la mancanza di alternative. In altre aree europee il trasporto su gomma è utilizzato poco perché funzionano aerei e ferrovie con tariffe accessibile. Qui i numeri sono scarsi e l’autobus è stato sempre il mezzo più conveniente».
E il piano adesso in vigore le sembra adeguato?
«Il piano aveva necessità di una rivisitazione. L’intuizione della legge regionale 35/2015, che prevedeva un percorso burocratico un po’ più articolato non ha trovato una concreta attuazione. C’è stata una scarsa partecipazione nell’interpellare tutti i comuni e gli enti locali affinché il piano inglobasse le loro esigenze. Chiaramente di questo, il piano regionale ne ha risentito molto, perché un conto è organizzare le cose a tavolino, un altro è farlo con i dati concreti delle realtà locali. Si sarebbe potuta fare una analisi più compiuta».
La rete della mobilità urbana è spesso lacunosa da cosa dipende?
«Questo è un discorso che riguarda gli amministratori locali. Loro devono essere in grado di creare le condizioni affinché il cittadino lasci la macchina e si affidi ad un servizio pubblico efficiente. I sindaci dovrebbero puntare sulle corsie preferenziali per gli autobus, ma che siano tali nel vero senso della parola. Come succede nel nord, solo in questo modo si può soddisfare l’esigenza di frequenza e puntualità».
Mi faccia un esempio?
«Pensiamo alla tratta Cosenza – Università della Calabria. Per il servizio su autobus, pensi se Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto facessero delle corsie preferenziali e l’UniCal regolarizzasse i parcheggi; il servizio di mobilità sarebbe agevolissimo. Se la viabilità e il traffico si regolarizzassero i servizi di mobilità diventerebbero anche molto più appetibili da parte del pubblico».
Forse aiuterebbe in questo come in altri casi fare una società unica dei trasporti?
«Questo senza ombra di dubbio. Ma ci sono delle cose da stabilire. Parlando di area urbana di Cosenza, giuridicamente, che cosa si intende? Questo il primo nodo da sciogliere. Poi, facendo una società unica del trasporto, servirebbe una gestione unica solo in questo modo si darebbero risposte in termini di servizi agli utenti».
In cosa bisogna investire per migliorare l’intero comparto?
«Sicuramente in tecnologia e devo dire che l’assessore Roberto Musmanno si è molto prodigato in questo senso. Per esempio con il sistema satellitare di controllo degli autobus. Magari ancora non è operativo al 100% ma presuppone dei livelli minimi di informatizzazione che prima non erano affatto previsti. Anche noi facciamo un esperimento sui nostri autobus, parlo delle “palline intelligenti”. Ci permettono, attraverso un collegamento al sistema informatico, di comunicare agli utenti se il bus porta ritardo o se è puntuale ma anche in che zona si trovi. C’è tanta strada da fare, l’investimento in tecnologia potrebbe portare alla biglietteria informatizzata e al biglietto unico su tutte le linee. Creando un “sistema a rete” si possono trovare tutte le coincidenze per arrivare in tutte le destinazioni gradite agli utenti. Tutte queste cose vanno spinte e inquadrate in un sistema di efficientemento del parco autobus. Non possiamo pensare di avere questi servizi su veicoli datati. L’età media di un veicolo in Italia è di 15 anni, in Europa 7. I dati in Calabria sono ancora peggiori, ma questo anche a causa di un piano di rinnovo dei veicoli il cui ultimo risaliva al 2004. I benefici non sarebbero solo per gli utenti, avere macchine nuove significa spendere meno soldi in manutenzione e quindi la possibilità di investire in altro. La filosofia deve essere una: evitare gli sprechi, a tutti i costi». (m.presta@corrierecal.it)

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