VIBO VALENTIA “Illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose e concorso esterno in associazione mafiosa”. Sono chiaramente espressi i capi d’imputazione che hanno portato dapprima al blitz di lunedì mattina della guardia di finanza a Palazzo Luigi Razza (ne avevamo scritto qui) e successivamente all’acquisizione di un’ingente mole di documenti, alcuni dei quali risalenti addirittura ai primi anni 2000. Non sono ancora noti, né compaiono sul decreto di esibizione e acquisizione documentale a firma del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, i nomi delle persone fisiche iscritte al registro delle notizie di reato come si evince dal ruolo del procedimento “modello 21 Dda”. E proprio la presenza della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro alla base dell’operazione, aveva fin da subito lasciato poco spazio all’immaginazione dei più, facendo trasparire che a monte dell’indagine potesse esserci lo spettro delle infiltrazioni mafiose nel Comune. Un’indagine, questa, che potrebbe verosimilmente avere origine da quanto emerso dalla relazione – redatta alla fine dei suoi tre mesi di mandato – del commissario straordinario Giuseppe Guetta della quale, però, non è noto il contenuto.
LA DOCUMENTAZIONE ACQUISITA Affidamenti di servizi, sistema tributario, gare d’appalto, procedure amministrative e contabili sono alla base delle indagini della Dda e delle richieste di acquisizione della documentazione in larga parte – ma non esclusivamente – riferita alla precedenti amministrazioni comunali. Nella documentazione amministrativo-contabile acquisita dalle fiamme gialle ci sarebbe quella concernente il servizio di gestione della pubblica illuminazione affidato alla Ligeam Srl; il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti da parte di alcune società; i contratti di affidamento – con particolare attenzione alla riscossione dei canoni concessori – di una serie di impianti sportivi comunali. Di particolare rilievo la richiesta della documentazione amministrativa concernente tutti gli impianti pubblicitari installati nel territorio del Comune, ivi comprese le autorizzazioni all’installazione rilasciate dall’amministrazione e la documentazione relativa agli eventuali ricorsi (anche in autotutela) presentati dalle società richiedenti. Ma anche, ad esempio, la documentazione comprovante la conclusione dei lavori ed il regolare pagamento degli stessi alla società appaltatrice, quindi la documentazione concernente il pagamento alla Prociv Augustus per i servizi offerti relativi alla gestione degli sbarchi di immigrati nel porto di Vibo nel periodo che va dal 2015 al 2018; per finire col servizio di manutenzione del verde pubblico e l’assegnazione di aree pubbliche in relazione a diverse manifestazioni.
Molti documenti e atti riferiti a procedure anche datate, mentre tra quelli meno risalenti vi sarebbero alcuni documenti inerenti il servizio di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idrica e fognaria del Comune riferito all’intero anno 2019, oltre che la documentazione relativa al sequestro operato da personale della Polizia locale nei confronti di venditori ambulanti sprovvisti delle dovute autorizzazioni dello scorso settembre.
Anche per questo, fin da subito l’attuale primo cittadino, Maria Limardo – la cui giunta si è insediata solo lo scorso giugno – si era messa a disposizione degli inquirenti e nel pomeriggio aveva convocato un vertice di maggioranza. L’attività della Procura sarà ora rivolta a comprendere il grado di compromissione dell’operato dell’amministrazione comunale negli anni passati e le eventuali ricadute su quella attuale. (fd)
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