CATANZARO «Entro lunedì chiaritevi le idee e ditemi come andare avanti». E’ questo il “messaggio” che il capo politico del Movimento 5 Stelle Gigi Di Maio in queste ore ha fatto recapitate ai parlamentari pentastellati calabresi. Com’era nella “filosofia” dell’incontro di lunedì scorso, l’avvio da parte di Di Maio di una fase di ascolto delle istanze territoriali provenienti da Calabria ed Emilia Romagna, le due regioni nelle quali si voterà quanto prima, il capo politico pentastellato – riferiscono fonti interne al M5S – avrebbe dato alla deputazione calabrese appuntamento per un secondo e più operativo punto agli inizi della prossima settimana, sollecitandoli però a presentarsi con un linea più unitaria rispetto alle varie questioni sul tavolo – in primo luogo il sì e il no all’intesa con il Pd – e a fornire indicazioni più precise e concordanti di quelle ancora oggi molto contraddittorie. Che sia una una fase complicata e travagliata, per il Movimento 5 Stelle, a Roma come in periferia, ma il tempo inizia a stringere e soprattutto inizia ad arrivare il tempo delle decisioni. Nell’ultimo “step”, avvenuto agli inizi di questa settimana, all’indomani del tracollo in Umbria che indubbiamente ha pesato tantissimo sulle valutazioni di tutti, dal confronto tra Di Maio e la rappresentanza di senatori e deputati calabresi M5S è emerso un orientamento sostanzialmente negativo all’ipotesi di replicare anche alle Regionali il “patto civico” con il Pd sperimentato in Umbria, un orientamento comunque scontato visto quanti i pentastellati calabresi rabbrividiscono al solo pensiero di allearsi con gli odiatissimi democrat, sia pure “de-oliverizzati”. Nei giorni successivi, inoltre, lo stesso Di Maio ha più volte ribadito alle agenzie di stampa, anche in replica ai “segnali” del segretario democrat Luigi Zingaretti, che a tastare il polso dei territori non ci sono le condizioni per alleanze strutturali con il Pd, a maggior ragione dopo il rovescio umbro. Ma – sempre secondo fonti interne al M5S – in realtà le cose non sarebbero così ultimative e definitive e una “breccia” per un dialogo con il Pd sarebbe comunque sempre e costantemente aperta, anche perché, con riferimento alla Calabria, all’interno del Movimento 5 Stelle non manca chi in realtà ritiene tutto sommato possibile un’intesa con i dem: il deputato Riccardo Tucci l’aveva detto nella riunione lunedì e ora l’ha esplicitato chiaramente in pubblico, così come – secondo parecchi “rumors” – anche la sottosegretaria Anna Laura Orrico, del resto componente di un governo a trazione giallo-rossa. Insomma, all’interno dei pentastellati calabresi, ai quali Di Maio avrebbe furbescamente passato il cerino, una riflessione sotto questo aspetto e in atto, e per questo il capo politico li vuole rivedere e avrebbe dato tempo fino all’inizio della prossima settimana per raccogliere le idee, fare sintesi se possibile, dargli indicazioni su come procedere per le Regionali. Con il messaggio sottinteso per cui «se non ci sarà una linea unitaria decido io e posso anche decidere per l’alleanza con il Pd in Calabria». E’, questa, la ricostruzione delle intenzioni di Di Maio che maggiormente ricorre in continuazione nel Movimento calabrese. Il problema è che alla vigilia di un prossimo confronto con il capo politico le incertezze sono tante da configurare un’autentica “balcanizzazione”, per non dire un vero e proprio “correntismo” nel M5S. A esempio, parecchio rumore sta provocando l’uscita pubblica del “favorito” dei candidati governatori targati M5S Pippo Callipo, con quel suo “anatema” verso la partitocrazia diventato motivo di disparate interpretazioni: quella più accreditata ritiene che Callipo in realtà dice sì, certamente, al Movimento ma no al Pd, a meno che il Pd non si bonifichi di tutti gli attuali dirigenti, operazione francamente complicata visto il caos che sta dilaniando i democrat calabresi. Ma non manca anche chi sostiene che Callipo abbia voluto lanciare un messaggio pure ai 5 Stelle. E poi, nel Movimento non tutti sembrano essere schierati “senza se e senza ma” con Callipo, perché c’è, a esempio, Ferdinando Laghi, il presidente Isde, che riscuote consensi via via crescenti. In più, restano sul tavolo le aspirazioni della parlamentare Dalila Nesci, protagonista nelle ultime ore di un significativo “siparietto” con il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, che nella ormai famosa riunione con Di Maio avrebbe consigliato di non presentare la lista M5S in Calabria: «Ti dico pubblicamente – ha detto la Nesci rivolgendosi a Morra – che se non vuoi sostenere la mia di candidatura, io invece sono disponibile a sostenere la tua a garanzia del M5S per le regionali in Calabria. Affermo questo, perché dire che la lista in Calabria è meglio non presentarla significherebbe non prenderci le responsabilità politiche che abbiamo». E’ questo un altro esempio dei tanti “rovelli” interni al M5S in Calabria, sulla cui compattezza incombe anche la futura organizzazione ipotizzata da Di Maio per radicarsi sui territori, la scelta di un punto di riferimento regionale, deputato a gestire anche le campagne elettorali: Morra non dice che è meglio non presentare la lista M5S in Calabria ma – sostengono fonti penta stellate – in realtà starebbe facendo un “pensierino” per questo ruolo di coordinatore. Comunque, le questioni aperte sono tante. Lo è anche il modo in cui presentarsi alle Regioni, con varie opzioni sul tavolo del M5S: andare da soli, allearsi con liste civiche, allearsi con liste civiche senza il simbolo, allearsi con il Pd. In definitiva, parecchia confusione, in vista del prossimo confronto con Di Maio, che però potrebbe riprendersi il “cerino” e chiudere definitivamente la partita calabra. (a.cant.)
x
x