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La "scure" del federalismo fiscale piega i comuni calabresi

In base al principio della spesa storica in Calabria arrivano meno risorse rispetto a comuni dell’Emilia Romagna che hanno anche meno cittadini. Non adottando i livelli essenziali di prestazione no…

Pubblicato il: 04/11/2019 – 22:27
La "scure" del federalismo fiscale piega i comuni calabresi

ROMA Le prime sette posizioni di comuni che perdono più risorse dal federalismo fiscale sono tutte nelle salde mani calabresi. La trasmissione d’inchiesta Report insieme a Openpolis è riuscita a ricostruire quanti soldi hanno ricevuto in meno le amministrazioni comunali dopo la promulgazione della legge voluta da Roberto Calderoli. A guidare la classifica i comuni di Giugliano in Campania e Afragola, seguiti dalla città metropolitana di Reggio Calabria che fa da apripista ai comuni calabresi (41,6 milioni di euro in meno). La città dello stretto è seguita a ruota da Crotone (meno 13,2 milioni di euro), Corigliano Rossano (meno 15,5 milioni di euro) e Lamezia Terme (meno 13,1 milioni di euro) . Se si allungasse la classifica al quindicesimo posto si troverebbe il capoluogo di regione: Catanzaro (meno 15,1 milioni di euro) . Nella puntata andata in onda nella serata di lunedì 4 novembre, attraverso la collaborazione di Openpolis, è emerso come a soffrire la “scure” del federalismo fiscale siano soprattutto i comuni del Mezzogiorno. Grazie al lavoro di Openpolis intitolato “Il calcolo diseguale” è stato possibile stimare comune per comune la differenza concreta tra quanto dice la Costituzione e quello che invece è riportato nelle legge attuativa del federalismo fiscale. Nello specifico Report e Openpolis hanno ricostruito il corretto fabbisogno finanziario correlato ai servizi municipio per municipio. Il meccanismo utilizzato oggi, assegna un peso rilevante alla spesa storicizzata, quindi se in Emilia Romagna i comuni pagano le vacanze estive agli studenti delle famiglie meno abbienti, quello diventa un diritto essenziale in quel territorio mentre se in Calabria c’è la mensa scolastica che funziona a stenti ci si deve accontentare. Per superare la logica dei servizi storici Openpolis ha accorpato i comuni in quattro fasce in base alla popolazione ed è emerso come il federalismo comunale sia sottofinanziato: a fronte di 33,2 miliardi di euro di fabbisogni riconosciuti, la capacità fiscale standard è di 25,5 miliardi. Nel corso del servizio sono state confrontate le città di Reggio Emilia e Reggio Calabria. La prima con una capacità di spesa nettamente superiore rispetto a quella calabrese, mentre la città amministrata da Giuseppe Falcomatà soffre lo scotto federalista nonostante un maggior numero di abitanti. Se nella cittadina emiliana si spendono circa 20 milioni annui per le case popolari a Reggio Calabria si arriva a circa 2 milioni di euro. «Non servono neanche per cambiare le maniglie delle porte». Lo stesso discorso vale anche per la spesa in cultura. Reggio Emilia ogni anno mette a bilancio più di 20 milioni di euro, a Reggio Calabria non si può andare oltre quanto previsto nel piano di riequilibrio «se sforo di un euro interviene la Corte dei Conti» commenta il sindaco. Ma l’elenco delle differenze tra la spesa sostenuta in servizi tra i due comuni è lungo. E riguarda tutti i servizi: dalla assistenza agli anziani alla gestione degli asili nido. Il trasferimento dei fondi in base alla spesa storica è dunque presto spiegato: se non si aveva bisogno di un asilo nido (dato che non si spendevano soldi) allora si continua a non fornire gli strumenti per farlo. Dunque, adottando questo criterio e non quello dei Lep (previsto dalla legge) si impedisce di fornire servizi ai cittadini e a rimetterci sono soprattutto i più deboli.
 

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