CATANZARO All’ultimo “giro di manovella” salta una firma alla quale si era pazientemente lavorati da almeno quattro ore e adesso soffiano minacciosi venti di sciopero in Calabria. Dopo una giornata non priva di tensione nella piazzetta e tra i corridoi della Cittadella finisce con un sostanziale nulla di fatto il confronto sulla gestione del personale della sanità calabrese tra il commissario Saverio Cotticceli, i dirigenti del Dipartimento regionale Tutela della Salute guidati dal dg Tonino Belcastro e le organizzazioni sindacali rappresentate soprattutto dalle categorie della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil.
«Una beffa inaccettabile», hanno riferito fonti sindacali al termine della riunione. Perché – a quanto è dato sapere – dopo un serrato dibattito non si è sottoscritto, per l’improvvisa assenza dei rappresentanti del Dipartimento regionale, un protocollo d’intesa che avrebbe consentito di porre concreti rimedi all’emergenza nelle corsie degli ospedali calabresi, sempre più sguarniti di personale, e di affrontare alcune vertenze estremamente delicate e persino dolorose nei loro risvolti umani e sociali, come quelle degli idonei ai concorsi ancora non assunti – da stamattina in presidio alla “Cittadella” – e dei precari, finiti al centro – loro malgrado – di un’autentica “guerra tra poveri”.
Il protocollo sul quale, dopo un confronto anche aspro, si era di fatto raggiunto un’intesa tra Cotticelli, Belcastro e i dirigenti sindacali in buona sostanza riprendeva e riaggiornava il contenuto del precedente accordo dello scorso maggio, prevedendo la permanenza in servizio dei precari il cui contratto è scaduto e l’avvio dello scorrimento delle graduatorie degli idonei in modo da consentire un primo rimpiazzo della fuoriuscita di personale per varie ragioni, ma – denunciano i sindacati – al momento di “stringere” e perfezionare l’intesa i rappresentanti del Dipartimento regionale si sarebbero allontanati per partecipare a una riunione sul tema della rotazione dei dirigenti della Regione. E così il “tavolo” si è rotto, con la conseguente ira funesta delle organizzazioni sindacali, che si sono dette pronte a indire lo sciopero generale. (cant. a.)
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