CATANZARO «Nella regione prima del decreto Calabria (30 aprile 2019, n. 35, poi convertito in legge 60/2019) la situazione era gravissima, ora lo è di più. Il provvedimento dell’ex governo, approvato lo scorso aprile nel corso di un Consiglio dei Ministri organizzato a Reggio, ha dato il colpo finale alla Sanità regionale». È quanto si afferma in una nota del Sindacato Medici Italiani della Calabria.
«Il commissario ad acta Saverio Cotticelli, inizialmente coadiuvato dal vice Thomas Schael – è detto nella nota – avrebbe dovuto nominare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del Decreto Calabria i super-commissari per rimettere in piedi la sanità in Calabria. Dei sette previsti ne sono stati nominati solo tre ma l’iter è stato completato solo per due. La conseguenza della mancata nomina dei super-commissari ha, di fatto, sancito l’assenza di un’idonea governance delle aziende (a oggi le aziende sono in mano a dei reggenti). Una condizione d’ingovernabilità dove tutto è bloccato: programmazione, acquisti, assunzioni. Di questa situazione a farne le spese sono interi servizi dagli ospedali a quelli territoriali».
«Al 31 dicembre 2019 – riporta la nota – saranno mandati a casa circa 1000 tra medici, infermieri e Oss che a oggi hanno tenuto in piedi interi reparti. Il generale Cotticelli sostiene, a fronte di un’evidente carenza di personale, che ci sarebbe personale in esubero che giustificherebbe tale decisione. Niente di più falso, la mancanza di un aggiornamento delle piante organiche non permette di quantizzare con esattezza il fabbisogno dell’organico. La provincia di Cosenza per densità di popolazione, circa 700mila abitanti e 158 comuni, rappresenta la più importante Azienda sanitaria della Calabria. A oggi gli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce, per fare degli esempi, rimangono in una sorta di limbo, trovandosi in una via di mezzo tra Casa della Salute o chi sa che cosa. I Csm (Centri di Salute Mentale) della zona Ionica senza medici».
«La Calabria a differenza di altre Regioni – è detto ancora nella nota dello Smi – non ha ancora avviato nessuna procedura che preveda il passaggio alla dipendenza dei medici del 118 nonostante gli stessi ne abbiano i requisiti. Il servizio 118 mantiene gli standard previsti per il mantenimento dei Lea grazie ad incarichi a tempo determinato conferiti a medici che da anni lavorano nel servizio senza che agli stessi ne venga riconosciuta la stabilizzazione. La mancata applicazione del decreto 94 per la continuità assistenziale con la conseguente mancata riorganizzazione della stessa. La dismissione degli uffici Suem (Servizio Urgenza Emergenza Medica) ai quali afferiscono sia la continuità assistenziale che il 118 privi di personale amministrativo andato in pensione e non sostituito comporta la difficoltà nella gestione di entrambi i servizi. La politica governa questa incresciosa situazione remando contro. Il pentastellato Francesco Sapia, forte della sua posizione, con tono perentorio (in vista anche delle elezioni regionali) fa pressione sugli organi istituzionali delle Asp per bloccare i concorsi in essere e la revoca d’incarichi ricoperti nel corso degli anni con differenti Dg e commissari creando, se ancora ce ne fosse bisogno, ulteriori disservizi. Auspichiamo che tutti possano beneficiare delle cure promuovendo l’adozione di modelli organizzativi più efficaci. Di una cosa siamo convinti che tutti gli interventi in materia siano guidati da un principio direttivo, vale a dire che le scelte dei responsabili sul piano manageriale non siano più influenzati della politica».
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