CATANZARO «Invernizzi? Ha deciso di premiare chi è salito sul carro della Lega solo dopo la vittoria». Un leghista calabrese (non è più un ossimoro, ormai) della prima ora prova a riassumere il malcontento che serpeggia nei confronti del commissario scelto da Matteo Salvini per (ri)avviare il partito in Calabria dopo l’exploit registrato alle Politiche del 2018. Invernizzi ha scontentato l’ala dei primi seguaci del “capitano”, che sono pronti a scendere in campo con un documento e una raccolta di firme. Epicentri della protesta: Cosenza (nella città dei Bruzi non è stato nominato il coordinatore, il commissario ha trattenuto la “delega” per sé) e Reggio Calabria. Ma lo scontro è partito al centro della Calabria, a Lamezia. Dove Salvini ha messo radici da tempo ma – sempre attraverso il suo “inviato” Invernizzi – ha, negli ultimi mesi, deciso di emarginare l’unico deputato calabrese, Domenico Furgiuele, e la sua area.
Le fratture non mancano, dunque. Ma la Lega ha una certezza: comanda Salvini. E in Calabria qualcuno se n’è accorto presto, cercando un accordo diretto con il vertice per scavalcare eventuali contrapposizioni locali. A segnalare la vicinanza tra il partito-famiglia dei fratelli Tonino e Pino Gentile (nella loro area c’è anche l’ex senatore di Forza Italia Pietro Aiello) e l’inner circle di Salvini non c’è soltanto il selfie sul palco del teatro Morelli nel giorno del “no” alla candidatura di Mario Occhiuto. Ci sono legami con Vincenzo Sofo e rumors di una mediazione – quella di Denis Verdini – che avrebbe favorito il contatto tra una delle storiche famiglie della politica cosentina e l’ex ministro dell’Interno (la cui relazione con la figlia di Verdini non è un mistero). Contatti nel recinto del centrodestra con ampio affaccio sulle prossime elezioni Regionali e la scelta del candidato da condividere. Archiviato (e ribadito in più circostanze) il niet leghista al sindaco di Cosenza, per gli alleati è tempo di cercare una nuova quadra attorno a un nome diverso (di programmi, forse, si parlerà poi). Potrebbe passare da Sergio Abramo, che da settimane offre aperture al Carroccio. Gradito ma non troppo, specie all’ala gentiliana: troppo indipendente, il sindaco di Catanzaro. Dunque è probabile che si converga su altri nomi, in questi tempi in cui la politica somiglia al calciomercato (e dunque le previsioni abbondano).
Il punto è scoprire chi comanda nel centrodestra. E provare a sciogliere un paradosso: il candidato spetta (secondo accordi nazionali) a Forza Italia ma a sceglierlo, nei fatti, potrebbe essere la Lega. O, meglio, una delle tre Leghe calabresi (quella che sta con Sofo; nessuno a Milano si fila i “ribelli” che firmano contro il commissariamento e lo stesso Invernizzi abbozza). Quella più vicina ai fratelli Gentile. Che, fuori da Forza Italia e senza aver concretizzato i contatti con Fratelli d’Italia né con il movimento di Giovanni Toti, finiranno per condizionare le scelte di tutti e cercheranno di scegliere un candidato gradito e più “malleabile” di Abramo. Sempre in nome del rinnovamento.
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