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«L’ospedale di Cosenza è allo stremo»

di Claudio Picarelli*

Pubblicato il: 08/11/2019 – 13:02
«L’ospedale di Cosenza è allo stremo»

È disastrosa la gestione della direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza voluta dal nefasto Decreto Calabria. A sessanta giorni dall’insediamento l’unico atto di rilievo della commissaria Giuseppina Panizzoli è stata la nomina della direttrice sanitaria Simonetta Bettellini, anche lei proveniente dalla Lombardia. La direttrice amministrativa , calabrese invece, ha deciso – pochi giorni dopo la nomina – di mettersi da parte, come mai?. In sessanta giorni di governo pochissimi hanno potuto conoscere la commissaria Panizzoli: anche i sindacati unitari della dirigenza medica dell’ospedale non sono riusciti, come mai? Nessun direttore generale o commissario prima si era comportato in tale maniera. La commissaria non ha bisogno di confronti in una realtà molto distante da lei, in cui i dirigenti locali potrebbero proporre soluzioni? I dirigenti sindacali della dirigenza medica conoscono molto bene i problemi dell’ospedale e certamente avrebbero potuto proporre soluzioni adeguate, ma la commissaria pare non abbia nessuna voglia di incontrarci.
Intanto in ospedale scarseggiano i materiali di consumo ordinario, i presidi strumentali per le sale operatorie spesso sono anticipati dalle ditte fornitrici, ed è grazie a loro che all’Annunziata si riesce ancora ad operare.
Le sedute operatorie che si possono programmare sono ben al di sotto di quella che è la richiesta. In chirurgia generale, Senologia, Urologia le liste di attesa operatorie sono lunghissime ( basti pensare che ormai all’Annunziata non si operano più le ernie inguinali, le emorroidi , le fistole, le fimosi, gli idroceli . Per una colecistectomia si aspettano dei mesi e tutto ciò a vantaggio delle cliniche convenzionate del circondario). Situazione addirittura peggiore per il reparto di Otorino, dove sono in lista di attesa operatoria ben 1200 pazienti , con l’aggravante che non esiste possibilità di essere operati di tonsille o adenoidi nel privato, non presente nel territorio.
Il personale è carente in quasi ogni reparto: 3 chirurghi sono andati in pensione a luglio e non sono stati sostituiti; in Ortopedia (30 posti letto) solo 8 medici in servizio, con sedute operatorie quotidiane, non riescono a reggere tale mole di lavoro, (si pensi che l’Ortopedia di Padova è composta da 20 ortopedici per 30 posti letto). Anche la Neurochirurgia è in grave affanno per l’esiguo numero di medici in servizio. Di notte in un ospedale come l’Annunziata vi è solo un anestesista in servizio per le urgenze chirurgiche e tutte le notti si è costretti a far intervenire in reperibilità una seconda unità. Anche nel Pronto soccorso c’è grave carenza di personale e molti medici in servizio con contratto a termine (il 31 dicembre non sanno se potranno continuare a prestare servizio).
Da mesi ormai la Chirurgia generale, la Chirurgia vascolare, la Senologia, la Chirurgia epatobiliare, la Chirurgia bariatrica e la Chirurgia oncologica, sono accorpate in un unico reparto di soli 28 posti letto per la grave carenza di personale infermieristico ed ausiliario.
E in tutto ciò qual è la soluzione proposta dalla commissaria? Accorpare le chirurgie e addirittura chiudere alcuni reparti.
È davvero grottesco: lunghissime liste di attesa per essere operati , sedute operatorie assolutamente insufficienti, personale carente, Lea non garantiti e che cosa si pensa di fare? Accorpare, ridurre ancora di più l’offerta sanitaria, dopo che negli anni passati sono stati chiusi ospedali periferici che trattavano tanti pazienti che ora invece si riversano tutti a Cosenza, non trovando ovviamente posti letto o tempi ragionevoli per essere operati.
È di questi giorni la geniale trovata del ministero di inviare in Calabria esperti di Padova per riorganizzare l’attività chirurgica. Saranno solo soldi buttati al vento. Come sarebbe bello avere le stesse risorse del Veneto qui in Calabria. Faremmo anche noi grandi cose.
Il decreto Calabria sta producendo danni ormai da sei mesi. Quanto tempo ancora dovrà trascorrere prima che i nostri politici si accorgano che è il caso di ritirarlo?
La sanità in Calabria se prima stentava, adesso non ha più la forza neanche di reagire e prima che lo sfascio sia irreversibile si impone un repentino e deciso cambio di direzione. Cosenza, la Calabria, la nostra gente non merita tutto ciò.
*segretario regionale Fismu

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