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Tante richieste e poco lavoro, «da solo il reddito di cittadinanza non può funzionare»

L’analisi del 15esimo rapporto Bcc Mediocrati mette in chiaro i numeri della misura voluta dal Movimento 5 Stelle. Orrico: «Non è una misura per rilanciare l’industria ma i consumi» e sulla percent…

Pubblicato il: 08/11/2019 – 19:47
Tante richieste e poco lavoro, «da solo il reddito di cittadinanza non può funzionare»

RENDE L’economia calabrese arranca e quella cosentina non fa eccezione. Il dato emerge dal 15esimo rapporto realizzato dall’istituto di ricerca DemoskopiKa e commissionato dalla Banca del credito cooperativo di Cosenza (qui i dettagli dello studio). Se lo scorso anno l’obiettivo era mettere nero su bianco i dati di calabresi (soprattutto giovani) pronti a vivere con le valigie in mano, il focus scelto per l’edizione del 2019 è l’impatto del reddito di cittadinanza sulla regione. La misura spopola al sud e la Calabria ne è la conferma. Sul podio delle regioni che beneficiano della misura (secondi dietro la Campania), primi però tra chi fa registrare un’alta percentuale di lavoro sommerso. In sostanza, alla Calabria arrivano i soldi per il reddito di cittadinanza ma i beneficiari arrotondano con del lavoro in nero. «Ce lo confermano le denunce alla Guardia di Finanza – spiega Nino Florio, direttore di Demoskopika -. Ma è un dato quasi fisiologico, la richiesta di reddito è alta dove è più alta la richiesta di lavoro». Ma domanda e offerta non sono soddisfatte. Entro i confini regionali, solo il 2% degli aventi diritto al reddito ha trovato lavoro utilizzando i centri per l’impiego e, considerato l’andazzo, resta da capire in che modo interverranno sul mercato i navigator. «Quello che bisogna evitare è la cosiddetta trappola della povertà – aggiunge Florio – Essendo i beneficiari le persone più povere potrebbe capitare che la misura diventi un mero strumento di assistenzialismo. In questo modo verrebbe svilita anche la funzione etica del lavoro».
PER IL SUD INNOVAZIONE E DIGITALE Dal rapporto della Bcc Mediocrati emerge come il 65% degli intervistati sia contrario a far rientrare gli immigrati fra i beneficiari del reddito di cittadinanza. Un dato che non preoccupa il sottosegretario per i beni e le attività culturali Anna Laura Orrico. «Chiunque sia in questo territorio e sia cittadino italiano ritengo abbia diritto ad avere il reddito di cittadinanza – spiega la deputata cosentina -. Quando si parla di immigrati non si deve essere più avere un atteggiamento di contrapposizione. Abbiamo bisogno che si lavori per creare una società inclusiva e integrata dove ci si possa sentire cittadini del mondo e a questo contribuisce anche il welfare che viene offerto dal territorio in cui si vive o nel quale si decide di vivere». Ma se la card gialla del reddito in tasca ai calabresi non ha risolto i problemi della povertà il problema, secondo la rappresentante del governo, è anche di natura culturale. «Abbiamo sbagliato tutto negli ultimi 30 anni – dichiara – Abbiamo deciso di puntare su una politica industriale fondata sugli stabilimenti chimici e siderurgici e adesso non abbiamo altro che problemi di natura ambientale. Se la disoccupazione dei giovani calabresi è al 55% e nel settore delle nuove tecnologie invece è allo 0% vuol dire che in questi anni siamo stati anche incapaci di aiutare i nostri giovani nei percorsi di studio».
WELFARE O MISURA DI ASSISTENZIALISMO Il focus sul reddito di cittadinanza permette al presidente della Bcc, Nicola Paldino, di allargare la discussione a corredo del rapporto anche su altri aspetti. Se 9 famiglie su 10 sono destinatarie della misura (più di 67mila calabresi) bisogna capire che cosa rappresenti per la Calabria il reddito di cittadinanza. «Questa misura ci auguriamo possa essere un sostegno per il territorio se finalizzata a creare qualche posto di lavoro – dichiara Paldino -. Il dubbio è proprio questo, i navigator saranno in grado di inserire tutte le persone che accedono al reddito di cittadinanza nel mondo del lavoro?». Per Nicola Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza, la risposta è sì ma nella misura in cui «si riusciranno a creare le condizioni di attrattività per tutte le città calabresi». Per il neoeletto alla guida degli industriali Bruzi, dalla Calabria deve passare un piano dell’economia che sia straordinario. «Nei prossimi 10 anni perderemo 500mila residenti – spiega Amarelli – se non manteniamo un mercato di riferimento interno per le nostre aziende non ci possono essere margini di crescita». Un ottimismo cauto che però tende a un pessimismo generale, caratterizza il commento al rapporto di Sergio Magarelli, direttore Banca d’Italia Calabria. «Non c’è dubbio che il reddito di cittadinanza abbia consentito a molte famiglie di rendere meno intensa la situazione generale di povertà – spiega il direttore però dobbiamo fare anche i conti con un ascensore sociale fermo e un invecchiamento demografico che non ha precedenti. Solo se riusciremo a mettere fine alle emigrazioni riusciremo a rilanciare l’intera economia del Mezzogiorno». (mi.pr.)

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