CATANZARO Nel 2007 la notizia fece scalpore. Un vero scandalo: quasi cento persone coinvolte in un giro di presunte lauree false, con tanto di tariffario, all’Università di Catanzaro. Ma l’unico colpevole, oggi, è la giustizia lumaca, perché il processo è finito in un nulla di fatto e i giudici, accogliendo la richiesta del pm, hanno chiuso il procedimento dichiarando la prescrizione per tutti gli imputati. Le accuse contestate, a vario titolo, erano corruzione e falso in relazione agli esami di Scienze economiche e Giurisprudenza. All’epoca era stato lo stesso Ateneo del capoluogo a rivolgersi alla Procura perché un docente si era accorto che una studentessa che era sicuro non avesse mai superato la sua materia avrebbe partecipato a una sessione di laurea. Scattarono immediatamente gli accertamenti dei carabinieri che ricostruirono molti casi che avevano in comune l’apposizione di firme false che avrebbe consentito la registrazione di esami mai sostenuti. Un vero e proprio sistema che secondo l’accusa avrebbe coinvolto quattro funzionari dell’Università e decine di studenti, tra quali, stando a quanto emerse dall’inchiesta, anche il rampollo di una famiglia di ‘ndrangheta reggina. Tutte le lauree sospette all’epoca furono sequestrate. Ora però su tutto è scesa la manna della prescrizione: i giudici hanno spiegato che in base ad alcune norme, tra cui il recente orientamento sul conteggio della prescrizione, avesse fatto superare i termini per reati che, in molti casi, risalgono a poco meno di vent’anni fa.
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