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«L’Asp di Cosenza ha troppi debiti e le officine non riparano più le ambulanze»

La denuncia dell’Usb: «Ripercussioni disastrose sulla gestione delle emergenze. E si fa ricorso ai privati con un costo di 500 euro al giorno»

Pubblicato il: 16/11/2019 – 12:16
«L’Asp di Cosenza ha troppi debiti e le officine non riparano più le ambulanze»

COSENZA «Da alcuni giorni, le officine autorizzate ad eseguire le riparazioni dei mezzi del 118, non effettuano più questi lavori a causa di una situazione creditoria pregressa accumulata nel tempo. Questa condizione ha una ripercussione disastrosa sull’andamento di un servizio indispensabile per il sistema urgenza-emergenza». È quanto denuncia l’Usb di Cosenza. «Le ambulanze attualmente in dotazione al 118 hanno un chilometraggio che supera abbondantemente i 400.000 km, sono usurate dal tempo e necessitano di continue riparazioni, che a seguito dei debiti dell’Azienda Sanitaria nei confronti delle officine, sono state bloccate. La situazione sta naturalmente procurando ritardi nei soccorsi e nei trasferimenti urgenti e questi sono solo i primi effetti della mancanza di mezzi idonei ed efficienti».
Per far fronte alla situazione, osserva il sindacato, si fa ricorso «ai mezzi privati con i loro relativi autisti, che comportano un ulteriore aggravio economico per l’Azienda sanitaria». Da sottolineare infatti «la carenza di autisti di autoambulanza: bisognerebbe assumerne almeno 16 per raggiungere il numero ottimale previsto dall’Asp». Assunzioni che secondo l’Usb «andrebbero a sanare, una volta risolta la mancanza di ambulanze, una situazione che si trascina ormai da troppo tempo e che riguarda alcune postazioni del 118 (Lungro e Cariati) gestite da privati con un costo giornaliero di 400/500 euro».
«La chiusura di molti ospedali periferici e il ridimensionamento di alcuni servizi nei territori della nostra Provincia avrebbe dovuto comportare un potenziamento del 118 (unico presidio disponibile 24 ore su 24). Accade, invece, esattamente il contrario; anzi, evidentemente, pare che la scelta – conclude il sindacato – sia quella di favorire la privatizzazione del servizio. La fine del commissariamento, così come richiesto dalla maggioranza dei sindaci della provincia di Cosenza, e il ridimensionamento del Decreto Calabria sono le uniche strade percorribili per ridare gambe ad un sistema sanitario mortificato negli anni da un piano di rientro che lo ha messo in ginocchio».

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