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«Bilancio regionale, default quasi inevitabile»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 21/11/2019 – 11:44
«Bilancio regionale, default quasi inevitabile»

Tanto tuonò che piovve. Il default del «bilancio» regionale era nei fatti, e non da oggi. Ma nessuno ne ha parlato, così come invece ha fatto, da anni, chi scrive guadagnando (forse) tantissime antipatie.
Dopo anni di tolleranza, pesanti j’accuse
Al riguardo, è da rilevare la troppa benevolenza della Corte dei conti nelle parificazioni precedenti dei rendiconti generali della Regione antecedenti al 2018 – pur rintracciabile anche in quella odierna, anche se in misura omeopatica -, che non ha consentito l’emersione di quanto la politica che l’ha governata e la governa ha trattenuto «sotto sale» da decenni. Una brutta abitudine delle governance regionali di celare le verità spiacevoli, che spettano ai cittadini, trattati di contro come allocchi. Grave la prassi assunta dai decisori che si sono avvicendati al solo fine di continuare a trattare il denaro pubblico come se crescesse abbondantemente sugli alberi della Sila e, nel contempo, ad evitare quella brutta figura che avrebbe ampiamente meritato la loro continuativa incuria. Quanto venuto fuori oggi è frutto del reiterato malgoverno della Regione che ha trattato i conti a suo uso e consumo, complice un sistema dei controlli dei bilanci che – al lordo di quelli delle sue partecipate, solitamente veri fenomeni di inciuci per dribblare divieti occupazionali e buttare i quattrini dalla finestra – ha assunto la brutta abitudine di scoprire la «malattia» allorquando ci sia ben poco da fare, se non registrare il fallimento da girare nelle tasche dei cittadini. La decisione adottata dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, n. 130/2019/PARI, relativamente al giudizio aperto sul rendiconto regionale per l’esercizio 2018, redarguisce pesantemente il comportamento tenuto dalla Regione e il risultato cui è pervenuta. Non le manda a dire, mette nero su bianco pesanti rimproveri. Attribuisce all’Ente destinatario una mancata cura delle risorse pubbliche, disperse in mille rivoli piuttosto che essere concentrate in iniziative funzionali al cambiamento strutturale. Giudica negativamente la redazione del bilancio ritenendolo non veritiero e pieno zeppo di criticità tanto da pretendere per il prosieguo un maggiore rispetto per le regole dettate in materia. Alla fine, tuttavia, lo parifica, ancorché con significative prescrizioni, dal momento che una siffatta conclusione non la si nega ad alcuna Regione, sin dalla sua introduzione nell’ordinamento (2012), nonostante non preveda in suo difetto alcuna sanzione.
Si comincia a fare sul serio
Finalmente, un bel lavoro del Giudice contabile, impegnato in un così difficile territorio di «frontiera», che ha ritenuto alterati il risultato di un rendiconto regionale (2018) e «la reale consistenza patrimoniale dell’Ente», giudicando i comportamenti tenuti «in frontale contrasto con gli obblighi di veridicità e trasparenza delle scritture contabili sanciti espressamente dalla nostra Costituzione (artt. 81, 97 e 119) e continuamente ribaditi dalla Corte costituzionale, in numerose pronunce» (referendario dixit). Una constatazione critica ribadita anche nella relazione finale che ha fatto eco a quanto riferito, nell’udienza del 23 ottobre scorso, dalla Procuratrice regionale, ivi intervenuta quale organo di mera garanzia dell’ordinamento, che ha sottolineato pesanti le violazioni contabili, le discrasie e i disallineamenti riscontrati.
L’iniziativa regionale dovuta
A conclusione del giudizio, che è bene precisare ha riscontrato diverse illegittimità a seguito di una verifica effettuata – beninteso – a campione e non già analitica, la palla è passata alla Regione. Da qui, l’obbligo della medesima di riparare quanto più possibile agli svarioni svelati dal Magistrato catanzarese in riferimento ai crediti iscritti in bilancio che risulterebbero irreali, risalenti ad oltre 15 anni fa (quindi, extra Oliverio, responsabile solo di averli mantenuti!). Prioritariamente, il dovere dell’Ente di trovare nell’attuale bilancio 2019, da assoggettare conseguentemente a formale variazione, e accantonare circa 20 milioni nel Fondo rischi per passività potenziali (comune di Cosenza) e circa 65 milioni (comune di Reggio Calabria) nel Fondo crediti di dubbia esigibilità a garanzia delle insussistenze generatesi, per pari importo, nei residui attivi per forniture d’acqua potabile godute da comuni resisi colpevolmente inadempienti per decenni. A ben vedere, sono emerse eccezioni di peso che unitamente agli altri rilievi – soprattutto alla mancata determinazione del rischio da contenzioso, principalmente di quello affidato a legali esterni, che si ritiene essere di gran lunga più alto di quello stimato – comportano consistenti sacrifici difficilmente affrontabili su un bilancio che ha solo 45 giorni di vita, se non aggredendo cinicamente le solite violabili disponibilità finanziarie per retribuzione dei forestali ovvero destinabili a servizi sociali.
Gli atti e le condivisioni formali necessari
Siffatti rilievi impongono l’adozione, da parte della Giunta regionale, di tre proposte per il Consiglio riguardanti: le misure di adeguamento alle prescrizioni, cui di fatto la parifica è condizionata; una variazione del bilancio di previsione in essere (2019); la conseguente riapprovazione del rendiconto generale regionale 2018.
Ohibò!
A proposito degli strumenti contabili regionali, una sorpresa. Quanto al bilancio di previsione 2019, il Presidente ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione all’esercizio provvisorio per il 2020, fatta eccezione per le spese necessarie alla celebrazione delle elezioni fissate per il prossimo 26 gennaio. Un colpo di scena che di fatto concretizza un grave default politico dell’attuale maggioranza. Sotto le mentite spoglie del dichiarato scopo di cortesia istituzionale verso il prossimo (la futura rappresentanza che uscirà dalle urne) si nascondono due verità non dette: l’inesistenza dei numeri utili per votare il previsionale e l’impossibilità di godere di quelle risorse da decenni usate per «mantenere in piedi» le previsioni. In relazione alla sufficienza delle presenze per assicurare il voto indispensabile per condividere formalmente gli adeguamenti alle prescrizioni della Corte dei conti, la riapprovazione del rendiconto generale 2018 e la variazione al bilancio di previsione 2019 è naturale nutrire un qualche dubbio. Di questi tempi, politicamente parlando, non è poco.

*docente UniCal

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