di Francesco Donnici
DECOLLATURA «Diamonds are girl’s best friends», cantava Marylin Monroe intenta a divincolarsi tra i suoi pretendenti nella Parigi da sogno del grande cinema del 1953. Tutti ricordano quella scena, come anche un ritornello che incarnava il mito femminile del tempo, bella ed irraggiungibile, che ai cuori palpitanti preferiva gli unici “migliori amici” che potesse desiderare: i gioielli.
La scena, come l’icona che la interpretò, è rimasta a lungo negli occhi di tanti, ma nel tempo, come i colori di quella pellicola, quell’ideale femminile è andato sbiadendosi ed ha ceduto il passo ad un nuovo racconto scandito da battaglie per la parità di genere. La donna di oggi riscopre la sua indipendenza prendendo in mano gli attrezzi del mestiere e facendo dell’amore per le cose belle, un’arte che sa far convivere la classe del passato con le forme del presente. Questo può ritrovarsi nella storia al centro dell’episodio di “Ti racconto un’impresa”, in onda questa sera alle 21 su L’altro Corriere Tv (canale 211 del digitale terrestre) dedicato a Rosa Pulerà, 29enne orafa, specializzata nel riconoscimento e nella stima delle pietre preziose
“ROSECUT” Tre anni fa ha creato il suo brand, rappresentazione della passione per l’arte orafa e per tutto il mondo della gioielleria: «Ho iniziato questo percorso 10 anni fa apprendendo le nozioni di base da una mia vicina di casa che fin dall’infanzia mi aveva ispirata ad intraprendere la strada per entrare in questo magico mondo». Da qui la scelta di farne una vera e propria attività imprenditoriale, proseguendo gli studi e specializzandosi sempre di più: «Ho fatto l’Accademia d’arte orafa di Torino per poter prendere il titolo. Quindi ho frequentato l’“International Gemological Institute”, e mi sono specializzata a Roma in gemmologia».
Nell’artigianato in generale, ma particolarmente in quest’ambito, un occhio attento ai dettagli è fondamentale. Ne sa qualcosa anche la sorella Francesca che non solo osserva il lavoro di Rosa, ma la affianca in questo percorso: «Quando ho aperto il laboratorio, ero da sola, ma grazie alla crescita dell’attività ho potuto inserire anche mia sorella che si occupa della parte gestionale, mentre io mi concentro su quella artistica».
Attraverso la lavorazione delle gemme e dei metalli preziosi, si può dare alla luce nuovi colori e forme che si adattino al cliente. Questi risultati possono essere ottenuti attraverso l’impiego di tecniche particolari, come ad esempio il rose-cut, da cui il nome: «È un termine tecnico che ricorda un particolare tipo di taglio di gemme. Questa figura geometrica composita è stata per me importante perché oltre a rappresentare il mio percorso, fu anche la figura affidatami per il primo esercizio fatto in Accademia». Non a caso, definito da molti esperti del settore «un particolare taglio che trasmette la luce del romanticismo»: «Durante le passeggiate con mio nonno – continua Rosa – gli chiedevo sempre di fermarsi davanti ad una vetrina in particolare dove c’era una signora tedesca che lavorava i metalli mostrandosi ai passanti. Era una cosa un po’ anomala per il contesto sociale della zona e ne ero molto affascinata».
Rosa non ha nessuno in famiglia che possa “tramadarle” il mestiere, come di solito accade. Per questo, l’incontro con quella donna fu molto importante: «Lei si è spesa molto per far conoscere alla comunità questa antica arte ed apprezzo il fatto che abbia saputo tramandarla».
IL RITORNO IN CALABRIA Dopo gli studi la scelta di avviare la sua attività e tornare nella sua terra d’origine: «Sono tornata in Calabria perché non volevo essere dipendente di unagrande azienda, ma volevo creare la mia grande azienda. Volevo essere libera e non c’era posto migliore della terra dove sono nata». Questo per tanti motivi: «Qui ho potuto creare un piccolo laboratorio, scegliere il colore delle pareti, pitturale, scegliere il parquet e impiegare il lavoro degli artigiani del posto per creare qualcosa di simbiotico e che racchiudesse lo spirito di questi luoghi».
E la Calabria non è solo una base, ma anche un punto di partenza: «La nostra strategia è quella di proseguire con gli studi, diventare più competenti e garantire la diffusione del brand grazie anche all’immediatezza dei mezzi di comunicazione che ci mette a disposizione la nostra generazione».
Da qui la scelta di aprirsi anche al mercato del commercio online, per ampliare la cerchia di clienti rispetto alla sola platea calabrese e diventare sempre più grande: «Abbiamo ritenuto che questo passo fosse necessario perché il fattore demografico ha molta rilevanza. La mia preoccupazione – spiega – era quella di perdere il contatto diretto col cliente che ritengo fondamentale in questo mestiere».
L’espansione deve però passare necessariamente anche dall’avvicinarsi dei giovani a questo antica arte: «L’obiettivo è far avvicinare sempre più giovani al nostro settore. Il laboratorio è fatto con tante vetrate affinché in un’epoca dove tutto sembra fatto e finito, si possa apprezzare il lavoro che sta dietro alle cose ed appassionarsi fino al punto di volerlo imparare».
La differenza con una gioielleria classica sta proprio nell’arte di personalizzare creando qualcosa di nuovo e su misura per il cliente. Il senso di questo lavoro sta in una frase che – magari parafrasando Harry Potter – Rosa pronuncia per dare alle sue creazioni quel pizzico di magia che non guasta: «È sempre la pietra che sceglie il cliente e non il cliente che sceglie la pietra». La pietra, insomma, è la bacchetta magica, ma lavorarla permette di far tramutare i sogni in realtà: «Ai clienti mostro diversi tipi di gemme e di forme e dopo concordiamo il lavoro in base ai gusti o alle esigenze. In molti entrano con un’idea ed escono con un’altra. La competenza mista con la collaborazione del cliente crea l’oggetto perfetto. Il mondo contemporaneo – continua – sta andando in un’altra direzione rispetto a quella classica. Ho studiato il percorso che hanno fatto alcuni miei conterranei come Sacco o Affidato che sono una grande ispirazione seppure prediligo altre forme rispetto alle loro; nuove geometrie».
«NON PER SOLI UOMINI» “Rosecut” si pone l’obiettivo di consolidarsi nel mercato nazionale e non solo «per creare nuovi posti di lavoro femminili in un mestiere storicamente più indicato per gli uomini. Penso – dice Rosa – che la manifattura femminile, soprattutto quando si creano dei prodotti per altre donne, sia fondamentale». Un percorso di immedesimazione con le sue clienti, ma anche col territorio, per sfidare le riluttanze dei suoi coetanei che inizialmente le consigliavano di non aprire, in un paese dove le attività stavano chiudendo: «Cosa apri a fare? Perché questo mestiere? Mi dicevano all’inizio. La risposta la stiamo dando giorno per giorno. Questo potrebbe essere visto come un settore di lusso, ma in realtà esiste per creare cose che durino in eterno. Anche per questo, il lavoro dell’artigiano c’è e ci sarà sempre. La gente avrà sempre bisogno degli artigiani».
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