«Lunedì 25 e martedì 26 novembre, a Limbadi nei beni confiscati al clan Mancuso si terrà l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università della Ricerca, della Memoria e dell’Impegno intitolata a Rossella Casini, giovane studentessa universitaria barbaramente assassinata dalla ‘ndrangheta a Palmi nel lontano 1981. Nella giornata del 25 verrà presentato il progetto alla Presenza di Carlo Sibilia, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno; Nicola Morra, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia; Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia; Francesco Zito, Prefetto di Vibo; Antonio Reppucci, Commissario Straordinario Comune di Limbadi; Francesco Samengo, Presidente Nazionale Unicef; Marcello Zimbone, Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria; don Marcello Cozzi, Libera Nazionale; Giuseppe Borrello, Libera Vibo Valentia. A coordinare il momento celebrativo dell’evento sarà Nicola Fiorita, docente Unical e membro del Comitato Scientifico del Centro Studi UniRiMI». Lo rende noto il presidente di Libera per la Calabria, don Ennio Stamile.
Nella seconda giornata è previsto un seminario di studio e di approfondimento dedicato agli studenti sulla figura di Rossella Casini, che vedrà la presenza del Prefetto di Firenze Laura Lega, don Marcello Cozzi autore del Volume Lupare Rosa che sarà presentato durante il Seminario, il Magistrato Marisa Manzini, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, la dottoressa Patrizia Surace, Direttore scientifico del Centro studi UniRiMI. A moderare l’incontro sarà il giornalista Michele Albanese. Alla fine della giornata di studi, le attrici fiorentine Giusi Salis e Fiamma Negri, si esibiranno in un monologo su Rossella Casini. Il progetto, che riveste un ruolo altamente simbolico anche perché verrà realizzato su alcuni beni confiscati ai Mancuso, uno dei Clan più potenti della ‘ndrangheta calabrese prevede la realizzazione di: un centro di ricerca e di approfondimento a livello Europeo sul fenomeno delle mafie in generale e della ‘ndrangheta in particolare, sotto il profilo, storico, giuridico, economico, antropologico e sociologico che funga anche da centro di elaborazione dati; un osservatorio permanente sul fenomeno della ‘ndrangheta che sia di ausilio a chi voglia studiare il fenomeno, in Italia o in Europa, fornendo dati, documenti e aggiornamenti costanti sulle mafie e sugli effetti socio-ambientali correlati; un centro di alta formazione per professionisti (mediante attività didattiche riconosciute dai singoli ordini professionali-giuridico, antropologico-sociale, sanitario), giornalisti, docenti di scuola di ogni ordine e grado, operatori sociali, volontari qualificati che operano nel settore della prevenzione della devianza minorile e della lotta alla cultura della illegalità; l’attivazione dei corsi specialistici di formazione per personale addetto alle case famiglia che ospitano minori provenienti da contesti di mafia; una biblioteca nazionale multimediale e un archivio documentale sul fenomeno mafioso; un centro educativo di ricerca-azione per ragazzi e giovani, mediante campi estivi di formazione (residenziali) e laboratori di educazione informale sulla storia delle vittime di ‘ndrangheta.
I corsi saranno tenuti da docenti universitari, magistrati, giornalisti, professionisti, ed esperti esterni altamente qualificati nei settori relativi ai contenuti delle discipline e degli ambiti di studio che potranno essere individuati anche al di fuori della Calabria.
«Siamo convinti – conclude la nota – che se è vero che la sfida per fronteggiare le mafie è innanzitutto culturale, è altrettanto vero che occorre creare dei “luoghi di sapere” che consentano una lettura del fenomeno mafioso con il metodo della ricerca scientifica, giornalistica e giuridica, quanto più universale possibile, “da qui Università”, che coinvolga saperi diversi in continuo e fecondo dialogo tra di loro. Che sappiano mettersi in ascolto anche di quelle storie vissute dai Testimoni di giustizia, familiari delle vittime innocenti ed imprenditori coraggiosi che hanno saputo trasformare la loro sofferenza in “luoghi” di speranza diventando testimoni di bellezza».
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