di Sergio Pelaia
Per molti abitanti del luogo è una ferita, uno squarcio nel verde della Valle del Nicà, al confine tra Crotonese e Cosentino, che si è aperto dieci anni fa e che ora sembra destinato ad allargarsi. La Regione Calabria – la stessa che ha riconosciuto a questo territorio la vocazione agricola con il Consorzio di tutela “D.o.p. Bruzio”, e che da cinque anni è governata da chi ripeteva lo slogan delle “discariche zero” – ha infatti dato il via libera all’ampliamento della discarica per rifiuti non pericolosi di Scala Coeli a conclusione della procedura per il rilascio di Via (Valutazione impatto ambientale) e Aia (Autorizzazione integrata ambientale). L’ok al progetto è arrivato con un decreto del dipartimento Ambiente emanato lo scorso 20 novembre e certamente non mancherà di suscitare reazioni tra cittadini e collettivi ambientalisti che, ormai da anni, si oppongono alla discarica. Che è di un privato, la Bieco srl, e che dopo l’ampliamento potrà essere in parte utilizzata «a servizio del circuito pubblico di gestione dei rifiuti urbani».
Il via libera arriva dopo un iter durato tre anni e dopo che il progetto iniziale di ampliamento proposto dalla Bieco è stato ridimensionato in seguito ai rilievi espressi a fine 2018 dalla Struttura tecnica di valutazione della Regione. Proprio dopo quel parere, nel gennaio di quest’anno, i vertici nazionali e regionali di Legambiente avevano criticato duramente l’ipotesi di ampliamento: «Sarebbe un’operazione fuori dalla storia che farebbe tornare indietro di anni il ciclo dei rifiuti calabrese. La Regione Calabria deve bocciare questo progetto perché non può non considerare le anomalie procedurali, la vocazione agricola di quell’area, i vincoli paesaggistici, gli usi civici, le inadempienze sulle prescrizioni della precedente Autorizzazione integrata ambientale».
Ma per la Regione e per i vari enti che hanno dato parere favorevole – seppure con delle prescrizioni, mentre parere negativo è stato espresso dal Comune di Scala Coeli e dal dipartimento Urbanistica – evidentemente non c’è nessun contrasto tra la vocazione agricola del territorio e l’esistenza di una discarica che avrò queste dimensioni: l’area di ingombro della base superiore pari a circa 49.000 mq, al netto della superficie della strada perimetrale; l’area di base pari a circa 13.160 mq con una profondità del catino rispetto all’attuale piano campagna variabile da un minimo di 5 m ad un massimo circa 22 m; la volumetria complessiva di abbanco dei rifiuti pari a circa 650mila mc; la suddivisione in 2 lotti funzionali, aventi mediamente una superficie misurata al piano campagna di circa 22.000-27.000 mq ed una altezza di abbanco variabile da pochi metri a circa 24 m. (s.pelaia@corrierecal.it)
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