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«Grazie ai colletti bianchi corrotti la 'ndrangheta si infiltra nella finanza»

Il direttore della Dia Governale sentito dalla Commissione parlamentare antimafia. «I clan replicano le strutture di base in tutto il Nord. L’infiltrazione non risparmia la Pubblica amministrazione»

Pubblicato il: 26/11/2019 – 15:21
«Grazie ai colletti bianchi corrotti la 'ndrangheta si infiltra nella finanza»

ROMA «La ‘ndrangheta ha replicato le strutture di base calabrese e impiantato strutture di coordinamento in Lombardia e in Liguria collegate alle case madri d’origine, un radicamento che continua, trapiantando nel cuore dell’opulento nord le succursali delle sue organizzazioni criminali. A gennaio l’operazione Geenna ha investito anche la Valle d’Aosta. Un radicamento, quello delle mafie al nord, che non ha risparmiato la Pubblica amministrazione». Lo ha detto in audizione davanti all’Antimafia il direttore della Direzione investigativa antimafia, Giuseppe Governale. Le sue parole rilanciano l’allarme sulla “questione settentrionale” della ‘ndrangheta (ve ne abbiamo parlato qui), rilanciato da evidenze investigative e da un recente rapporto di Bankitalia.
«La costante – ha spiegato ancora Governale – è che i professionisti cooperano in un’area grigia operando, anche con funzionari infedeli della Pubblica amministrazione: la corruzione è l’anello di congiunzione. Siamo di fronte a modelli imprenditoriali variabili di infiltrazione che adottano forme avanzate di strategie di infiltrazione: bisogna tenere alta l’attenzione». Per Governale, il profilo dei soggetti che cadono nelle maglie della criminalità è quello spesso di imprenditori in difficoltà che si mettono a servizio della criminalità mafiosa. «Al nord e al centro le mafie nazionali stanno cambiando pelle, insinuandosi nel mondo della finanza». Nel 2018 la Lombardia è al primo posto in questo senso, al terzo il Lazio, poi l’Emilia Romagna.
«Serve una presa di posizione contro una micro cultura mafiosa: la mancanza di allarme sociale al nord, ha portato ad anestetizzare la coscienza collettiva nei confronti delle mafie. Il caso dell’Emilia è emblematico di questa sottovalutazione. Una serie di connotazioni non possono essere banalizzate o edulcorate».
Dai primi anni 90 gli scioglimenti degli enti locali hanno passato i 500 comuni con 60 sciolti più volte, la gran parte in Calabria (170), poi Campania e Sicilia (120); 3 in Piemonte, uno in Liguria, uno in Lombardia, uno in Emilia Romagna.
TENTATIVI DI INFILTRAZIONE IN TUTTA ITALIA Governale ha ricordato che i tentativi di infiltrazione della criminalità hanno coinvolto quasi tutto il territorio nazionale: sono stati 456 i provvedimenti interdittivi nel 2018 oltre 70% nel mezzogiorno, il 20% al nord e il 33% al centro. Ai primi posti vi sono la Calabria, la Sicilia e la Lombardia. Nel 2019 i provvedimenti interdittivi sono aumentati: sono 480, avendo sempre in testa le stesse regioni.
«Nelle regioni di elezione – ha detto ancora il capo della Dia – la presenza mafiosa punta al controllo del territorio attingendo ad un vivaio di giovani leve, nei confronti dei quali si propone come alternativa allo stato offrendo assistenza e welfare. Diverso l’approccio al centro nord dove la prospettiva della massimizzazione del profitto diventa più completa».

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