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«I cantieri della 106 darebbero lavoro a 3mila persone»

Diciotto anni dopo la delibera che finanziava il Terzo Macrolotto i lavori per la realizzazione della tratta Sibari-Roseto Capo Spulico non sono ancora partiti. Con la consegna del progetto esecuti…

Pubblicato il: 26/11/2019 – 15:33
«I cantieri della 106 darebbero lavoro a 3mila persone»

di Roberto De Santo
CORIGLIANO ROSSANO «Sull’avvio del cantiere, la Calabria e il Mezzogiorno si giocheranno il loro futuro». Mauro Venulejo, segretario regionale Filca-Cisl è convinto: la realizzazione della statale 106 resta strategica non solo per il territorio calabrese, ma per l’intero Sud. Per questo è «fondamentale – sostiene – far partire al più presto i lavori del Terzo Macrolotto». Una storia infinita quella legata alla messa in opera di questo Macrolotto che parte ufficialmente dalla delibera Cipe del 2001 – che finanzia l’opera – e non è ancora conclusa. Occorrono ben 11 anni da quella data per riprendere seriamente l’iter burocratico finalizzato alla realizzazione del tratto di strada – che corre dall’innesto con la strada statale 534, nei pressi di Sibari, a Roseto Capo Spulico – e affidarne l’esecuzione all’Associazione temporanea d’impresa costituita dall’Astaldi spa e l’Impregilo spa. Soltanto nel marzo del 2012, infatti, l’Anas ha stipulato con quella cordata il contratto per l’esecuzione e la progettazione dei lavori di costruzione del tratto da 38 chilometri lungo lo Jonio cosentino. A quello scopo il Contraente generale, essendo costituito da più soggetti, ha dato vita nello stesso anno alla società di progetto “Sirjo Scpa”.
Poi una nuova sfilza di passaggi burocratici, veti ministeriali e ritardi accumulati dal General contractor e che a 18 anni da quella delibera non hanno ancora portato all’avvio dei cantieri. Nel 2018 si sono anche registrati altri due passaggi importanti per vedere la posa della prima pietra: il 28 febbraio dello scorso anno il Cipe ha approvato il secondo lotto funzionale del Macrolotto (1,049 miliardi sul complessivo di 1,335 miliardi necessari a realizzare quel tratto) ed inoltre quella delibera è poi stata pubblicata ad agosto sulla Gazzetta Ufficiale. Un altro anno dunque è passato senza che il cantiere si sia ancora aperto. Eppure quei lavori sono da tanti definiti fondamentali per rilanciare l’economia dell’intero territorio. Ad iniziare dalle parti sociali e produttive della regione.
Perché è importante far partire i cantieri del Terzo Macro lotto e in generale perché ritenete fondamentale la costruzione della 106?
«La realizzazione dell’opera, oltre a rendere più moderna ed avanzata la nostra regione, potrebbe occupare circa tremila persone tra diretti ed indotto. Numeri ancora più significativi se si considera la “fame” di lavoro in Calabria e in dramma sociale ed economico che vivono i nostri territori. L’avvio del cantiere sarebbe quindi la giusta risposta per una Calabria da sempre alla ricerca di lavoro che non si accontenta del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza allontana dal lavoro e non è quello che vogliono le lavoratrici e i lavoratori. Se riparte l’edilizia è possibile rilanciare tutta l’economia, perché il 95% dei prodotti viene dal mercato interno, ed è in grado di muovere un indotto vastissimo. Il settore purtroppo è ancora fermo, dopo dieci anni di crisi durissima in Calabria si è più che dimezzata la massa salari, si sono persi migliaia di posti di lavoro e sono scomparse dal circuito produttivo il 50% circa delle imprese del settore. In questo contesto, a mio avviso, la statale 106 è l’opera che più di tutte rappresenta il simbolo di un Mezzogiorno fermo, rassegnato, incapace di reagire. In altre parole, dotare il territorio di un’arteria stradale fondamentale come la statale 106 ionica, vuol dire liberare la Calabria dall’isolamento, creare opportunità di crescita e di sviluppo, generare benessere ed occupazione per la Calabria ed il Mezzogiorno».
Sulla carta tutti sembrerebbero d’accordo nel considerare la 106 strategica. E allora perché i lavori non partono?
«Le cause del mancato avvio del cantiere sono molteplici, se pensiamo che l’intervento in questione rientra nel programma delle “Infrastrutture pubbliche e private e degli investimenti produttivi” della delibera Cipe del 21 dicembre 2001. In questi diciotto anni è successo veramente di tutto: burocrazia lenta ed inadeguate, veti politici, difficoltà economiche e di liquidità dell’impresa Astaldi, interessi di lobby e via discorrendo. Una cosa è certa: continuare a tenere ferma un’opera che vale un miliardo e trecentocinquanta milioni di euro in un territorio come la Calabria è un disegno criminale a cui la Filca Cisl si è opposta, si oppone e continuerà ad opporsi con forza e determinazione».
Ma qual è lo stato attuale di realizzazione dell’opera?
«Il consorzio Sirjo ha consegnato il progetto esecutivo ad Anas che ha avviato la fase istruttoria di concerto con i ministeri competenti che devono approvare il progetto e consentire l’avvio definitivo dell’opera. Il consorzio ha già avviato le attività preliminari, stanno completando il monitoraggio ambientale e avviato la bonifica dei residuati bellici, inoltre, è in corso di affidamento le indagini archeologiche preventive».
Sono in tanti a denunciare il rischio di infiltrazione della ‘ndrangheta nei lavori d’appalto. Cosa fare per prevenirlo?
«Il 17 novembre 2017 è stato sottoscritto un Protocollo di Legalità tra la Prefettura di Cosenza, l’Anas S.p.A., il Contraente Generale Sirjo S.c.p.A. e le Federazioni sindacale Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil ai fini della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata relativamente alla realizzazione dell’opera. Per quanto ci riguarda abbiamo preso impegni precisi sottoscrivendo questo Protocollo per la sicurezza nei cantieri e le misure di prevenzione contro i tentativi di condizionamento criminale. Faremo la nostra parte con coraggio e determinazione come sempre del resto. Tuttavia la criminalità organizzata non può essere un alibi per bloccare o rallentare l’opera. La criminalità organizzata si muove dove si muovono i grossi capitali non a caso il più alto numero di Comuni sciolti per mafia si trova in Lombardia e non in Calabria».
E poi c’è una questione legata alla sicurezza per la popolazione. Non a caso è definita la strada della morte.
«Esatto! Mi verrebbe da chiedere a qualcuno: nell’analisi costi-benefici di un’opera che valore vogliamo dare alla vita umana?». (r.desanto@corrierecal.it)

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