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Vibo, la ferocia delle nuove leve «pronte a riprendersi il territorio»

La cattura del rampollo dei Mancuso, 29 anni. Il fermo di Antonio Felice, 32 anni che lava col sangue un’aggressione da parte di tre ragazzi poco più che maggiorenni. Gratteri: «La ‘ndrangheta di P…

Pubblicato il: 27/11/2019 – 14:36
Vibo, la ferocia delle nuove leve «pronte a riprendersi il territorio»

di Alessia Truzzolillo
VIBO VALENTIA
Giovanissimi, feroci, pronti a riprendersi il territorio con forza e senza badare troppo ai codici, senza rispondere a nessun coordinamento. Questo il quadro che emerge sui giovani rampolli della mala del Vibonese in seguito a due operazioni condotte dai carabinieri di Vibo Valentia questa notte. Da un lato c’è la cattura di Giuseppe Mancuso, 29 anni, figlio di Pantaleone alias “L’ingegnere”. Il ragazzo aveva fatto perdere le proprie tracce dal settembre 2018, il giorno dopo che suo fratello Emanuele aveva deciso di collaborare con la giustizia. Nella casa in cui si nascondeva è stato trovato tutto l’occorrente per un agguato mortale: una pistola con matricola abrasa, un fucile di precisione, due passamontagna, munizioni e 9000 euro in contanti (qui i particolari).
Vi è poi il fermo di Antonio Felice, 32 anni di Piscopio, figlio di un noto pregiudicato del posto, accusato di essere l’autore della sparatoria che il 28 settembre scorso ha portato alla morte di Salvatore Battaglia, 23 anni e al ferimento di Giovanni Zuliani, 21 anni. Ma in questa storia nessuno appare  innocente. Giovani e giovanissimi appartengono tutti alla ‘ndrina di Piscopio e il fascicolo passa subito alla Dda che su un territorio come quello di Vibo ha destinato tre magistrati: Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso. «La ‘ndrangheta di Piscopio è dura, arcaica, tradizionale se vogliamo. C’è un sorta di ripresa da parte dei giovani che vogliono riconquistare quella parte di territorio. Ogni volta che noi facciamo pulizia e la società civile non occupa quegli spazi i giovani rampolli cercano di riprendere il controllo dei territori che erano dei padri. I giovani infatti avevano ripreso a taglieggiare i commercianti del luogo. Nessuno ha mai fiatato su quanto accaduto», spiega il procuratore Nicola Gratteri, a capo della Dda di Catanzaro.
La notte del 28 settembre a Piscopio si era verificata una sparatoria in via Regina Margherita erano state colpite due persone con un’arma da fuoco mentre una terza persona è rimasta miracolosamente illesa. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire la giornata precedente alla sparatoria. «La sera del 27 settembre si era verificata una lite vicino a un bar tra Salvatore Battaglia, 23 anni (che perderà la vita quella notte), Giovanni Zuliani, 21 anni, Michele Ripepi, 19 anni, – da una parte – e Antonio Felice, 32 anni, fermato a Seregno in Lombardia», racconta il comandante della Compagnia di Vibo Valentia, Gianfranco Pino. Antonio Felice era stato schernito e percosso da quella banda di ragazzi appena maggiorenni sulla pubblica via, in una frazione che si preparava a festeggiare San Michele Arcangelo, patrono del quartiere. Un affronto importante letto in termini ‘ndranghetistici. Antonio Felice, malmenato e ferito nell’orgoglio, aveva minacciato di morte i propri aggressori.
Intorno all’una di notte del giorno seguente, il 28 settembre, i tre aggressori sono passati in macchina su via Regina Margherita. La cosa non sfugge al 32enne che impugnata la pistola ha esploso sei colpi all’indirizzo della macchina, mandando in frantumi il lunotto posteriore. Due colpi raggiungono Salvatore Battaglia che stava guidando e quando l’auto si è fermata, Zuliani che era seduto davanti al posto passeggero, ha tentato di uscire per darsi alla fuga ma è stato colpito al femore della gamba destra. Ripepi si era accovacciato sul sedile posteriore scampando all’agguato. Felice si è subito dileguato facendo perdere le proprie tracce e rendendosi irreperibile. Non solo per sfuggire ai controlli dei carabinieri ma anche per paura di una rappresaglia da parte dei familiari di Battaglia e Zuliani, imparentati con noti esponenti di vertice della locale di Piscopio. Quando i carabinieri sono giunti sul posto era già scattata la corsa in ospedale, con mezzi privati, per salvare i due feriti. Per Salvatore Battaglia non ci sarà niente da fare, perderà la vita a 23 anni. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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