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Il patto tra "Diabolik" e il clan Bellocco per inondare Roma di droga

L’accordo criminale tra il gruppo dell’ex capo ultras della Lazio ucciso in un agguato e due esponenti del clan Bellocco arrestati nell’operazione della Dda della Capitale. La Procura: «Innegabili …

Pubblicato il: 28/11/2019 – 12:04
Il patto tra "Diabolik" e il clan Bellocco per inondare Roma di droga

ROMA Nel “Grande raccordo criminale”, la ‘ndrangheta era inserita a pieno titolo nel sistema che inondava di droga Roma. E che è stato colpito da un’operazione della guardia di finanza che ha portato in carcere 51 persone. Il ruolo dei clan calabresi si incrocia con le imprese criminali di “Diabolik”, al secolo Fabrizio Piscitelli, ex capo ultras della Lazio ucciso in un agguato nella Capitale, e del broker Fabrizio Fabietti, erano a capo dell’associazione criminale dedita allo spaccio di cocaina e hashish.
Lo sostengono i militari della Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto di 51 persone a Roma. Piscitelli era figura di riferimento nel “controllo” del territorio, nonché di garanzia e affidabilità dell’associazione, che si avvantaggiava della sua leadership. Piscitelli, assassinato nell’agosto scorso con un colpo di pistola, «godeva, infatti, di un un particolare riconoscimento nella malavita» e operava avvalendosi di soggetti, alcuni dei quali coinvolti anche in questa associazione per delinquere. Tra questi ci sono anche gli ultras della Lazio Ettore Abramo, conosciuto come “Pluto”, 53 anni; Aniello Marotta, 43 anni; e Alessandro Telich, 32 anni.
IN AFFARI CON I BELLOCCO Fabietti, secondo la Dda e gli investigatori della Finanza, si colloca sulla scena criminale quale importante broker del narcotraffico capitolino, dotato di qualificate relazioni sia sul fronte degli approvvigionamenti di droga, risultando in affari con soggetti contigui a organizzazioni di matrice mafiosa (cosca di ‘ndrangheta Bellocco), quali i fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, entrambi destinatari del provvedimento cautelare, sia rispetto a un nutrito “portafoglio clienti”. Questi ultimi rappresentano gli acquirenti all’ingrosso che, a loro volta, sono i referenti/responsabili di sotto-gruppi criminali che riforniscono le diverse “piazze” di spaccio di quartiere, esercitando il business della droga sull’intero territorio della Capitale (con basi a Nord nel quartiere Bufalotta, a Est nei quartieri San Basilio, Colli Aniene, Tor Bella Monaca e Borghesiana, a Sud nei quartieri Tuscolano e Romanina, a Ovest nei quartieri Ostia e Primavalle) e nelle zone limitrofe (comuni di Frascati, Ardea e Artena), secondo una vera e propria logica imprenditoriale di divisione dei compiti. Parallelamente alle attività illecite strettamente connesse al traffico di droga, le indagini hanno consentito di ricostruire il ruolo di Piscitelli, il quale, comunque coinvolto nella compravendita di stupefacenti, si ergeva a figura di riferimento nel “controllo” del territorio, nonché di garanzia e affidabilità dell’associazione, che si avvantaggiava della sua leadership. Abramo, Marotta e Telich, secondo chi indaga, erano gli uomini di fiducia di ‘Diabolik’. Una ‘batteria’ che agisce in concreto, come dimostrato da due episodi di estorsione attuata con metodi violenti. Il primo ai danni di un vecchio compagno di cella di Fabietti che, reo di non aver onorato un pregresso debito di droga di circa 100mila euro, diviene vittima di una brutale aggressione, prima di cedere alle richieste dei vertici del sodalizio. Il secondo episodio estorsivo matura, invece, nei confronti di altri due soggetti gia’ noti alle cronache giudiziarie per i loro trascorsi nel settore del narcotraffico. Ancora una volta, dopo le minacce di morte, gli associati riescono a farsi promettere la dazione di 90mila euro. L’operativita’ del sodalizio e’ garantita e supportata anche dal ricorso a propri sistemi di comunicazione all’avanguardia, quali sono quelli forniti da Telich, già arrestato nell’ottobre del 2013 per aver favorito la breve latitanza di Piscitelli. Telich, alias “Tavoletta”, è un tecnico informatico, titolare di una societa’ con sede a Dubai operante nel settore del controspionaggio industriale e delle telecomunicazioni, che esegue bonifiche sulle autovetture e nelle abitazioni degli associati, fornisce sistemi di comunicazione criptati che convogliano i dati presso server ubicati negli Emirati, così da rendere il sistema ancora più impenetrabile agli investigatori.
LEGAMI «INNEGABILI» CON ‘NDRANGHETA E ALBANESI «Innegabili appaiono essere i legami, ovvero le connivenze con gli esponenti di altri gruppi malavitosi capitolini nonché con elementi della ‘ndrangheta e della criminalità albanese, con i quali intercorrevano costanti ‘rapporti lavorativi’ nel settore del traffico degli stupefacenti». È quanto emerge dall’ordinanza del gip nell’ambito dell’inchiesta ‘Grande Raccordo Criminale’. Nell’ordinanza gli inquirenti osservano anche che «i soggetti incaricati dell’uso della violenza o delle minacce non lo erano occasionalmente o estemporaneamente, godendo il gruppo di una ‘batteria’ stabilmente incaricata del recupero crediti con il metodo della intimazione silente, sollecito al pagamento di danaro, minacce o pestaggi non rivendicati, nuova richiesta di versamento del danaro dovuto».

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