MANTOVA Ha assoldato dei criminali legati alla ‘ndrangheta per intimidire il nipote e la cognata per risolvere una controversia economica legata ad una eredità. Il suo proposito però è stato scoperto dai carabinieri mentre indagavano sulla cosca ‘ndranghetista dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). Per questo è finita in carcere Marta Magri, mantovana 56enne, nell’operazione “Hope” che ha portato in carcere 9 persone tra Calabria, Veneto e Lombardia, e collegata all’operazione “Magma” che ha disarticolato il clan Bellocco in tutta Italia.
La Magri si era rivolta ad Antonio Loprete, 56 anni, organico alla cosca dei Bellocco, che a sua volta aveva affidato l’azione intimidatoria al nipote Francesco Corrao. Il 24 gennaio del 2018, però, quest’ultimo è finito in carcere per un’altra vicenda e così Loprete se n’è occupato in prima persona, andando con il figlio Antonio di 26 anni a Bagnolo San Vito (Mantova), senza però riuscire a portare a termine l’aggressione. A quel punto Loprete ha assegnato l’incarico a Alberto Campagnaro, 49 anni e a Alberto Reale, 42 anni, entrambi padovani, pagati dalla Magri con 3mila euro.
Il 19 giugno il nipote della Magri è stato picchiato a sangue mentre usciva da una tabaccheria di Governolo (Mantova) ed è stato costretto al ricovero in ospedale per le gravi ferite riportate, giudicate guaribili in 40 giorni. Gli autori materiali dell’aggressione sono stati un moldavo, Gheorghe Lozovan, 43 anni, e gli albanesi Eduard Keta, 35 anni e Kleant Curri, 25 anni, ingaggiati dai due padovani, che avevano coinvolto anche Roberto Bortolotto, 58 anni di Padova, tutti finiti oggi in manette.
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