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«Occorre accelerare la spesa e aprire i cantieri»

di Giuseppe Lavia*

Pubblicato il: 29/11/2019 – 17:09
«Occorre accelerare la spesa e aprire i cantieri»

Nel Paese, in Calabria, nella provincia di Cosenza, noi non ci arrendiamo di fronte a chi vede le grandi opere pubbliche come non necessarie, fino ad osteggiarle. Perché’ noi non ci arrendiamo di fronte a chi crede che la soluzione al sud sia il solo reddito di cittadinanza. Perché’ sappiamo che più che un reddito di dignità la nostra gente chiede un lavoro dignitoso.
Per lo sviluppo della Calabria dentro al mezzogiorno e della Provincia di Cosenza dentro la Calabria occorre una nuova grande stagione di investimenti per dare “Futuro al lavoro. Unire il paese ripartendo dal sud”.
Una nuova attenzione al mezzogiorno e alla periferia del sud, alla nostra regione, perché’ il paese cresce se cresce tutto insieme, perché’ per punti di partenza diseguali ci vogliono politiche diseguali, perché non c’è nulla di più ingiusto di far parti uguali fra diseguali.
Il messaggio che abbiamo lanciato a Reggio il 22 Giugno, insieme a Cgil e Uil, purtroppo è rimasto ancora inascoltato. Siamo ancora agli annunci. Ma di annunci si muore.
Per arrestare una tendenza inesorabile alla marginalizzazione socio-economico, allo spopolamento, all’esodo dei nostri giovani, occorre superare il gap infrastrutturale territoriale, accelerare la spesa delle risorse disponibili, completare le tante incompiute disseminate sui territori e soprattutto aprire i cantieri. Perché il lavoro non lo crei con un decreto, la povertà non la cancelli da un balcone. Il lavoro lo crei se apri i cantieri, perché senza cantieri non c’è lavoro. Sbloccare le opere bloccate nel Paese creerebbe 350.000 posti di lavoro. Per il nostro territorio, il cantiere da aprire per creare 3.000 posti di lavoro è il cantiere del 3 Megalotto della S.S.106 Roseto-Sibari.
Un’opera attesa da decenni, fondamentale per lo sviluppo, per superare il gap infrastrutturale, per rompere l’isolamento di un territorio. Una opera fondamentale per garantire la sicurezza, con la realizzazione del tracciato a due corsie per senso di marcia, in un tratto che è fra i più pericolosi d’Italia. Basta attraversarlo per vedere le tante, troppi croci ai lati della carreggiata.
E rinnoviamo ancora l’appello ai Ministeri competenti e ad Anas perché approvino il progetto esecutivo per consentire il crono-programma dei lavori e l’apertura del cantiere, per sbloccare un investimento di oltre 1,3 miliardi per 38 km di tracciato. E se il rapporto Svimez ci dice che 15 sono gli anni che in media servono per completare le grandi opere, nel nostro caso un numero di anni simile serve solo per iniziarle. Forse. Ma la lista delle risorse congelate, delle opere bloccate, delle incompiute, a queste latitudini del Paese è bella lunga. Almeno quanto quella degli annunci a cui non seguono i fatti.
Ad iniziare dalla tante, troppe opere previste per questo territorio nel Patto per la Calabria ed in altri strumenti di finanziamento ordinari e comunitari che restano sulla carta. Ad iniziare dalle tante, troppe opere finanziate e mai partite.
Dall’ospedale della Sibaritide, rispetto al quale, dopo 12 anni dall’ avvio delle procedure per la costruzione, sin dal O.P.C.M del 31-12-2007, abbiamo imparato che l’unica certezza è stata la mancanza di certezze e che gli inconvenienti sono sempre stati una costante, nonostante la disponibilità dei fondi per un opera fondamentale per ricostruire l’offerta sanitaria territoriale. Dopo il fallimento della TECNIS e la cessione del ramo d’azienda alla impresa d’Agostino, siamo fermi al cosiddetto “primo stralcio funzionale”, che di stralcio ha quello dell’erba che cresceva sul terreno, che ha ceduto il posto a qualche tonnellata di ghiaia e a qualche palo di recinzione. Intanto restano fermi 145 milioni di investimenti per la realizzazione dell’opera.
160, invece, i milioni stanziati per la realizzazione della metropolitana leggera dell’area urbana Cosenza-Rende, ma anche qui cantieri a rilento e società aggiudicataria, CMC, in difficoltà da tempo.
38 i milioni, invece, stanziati per la realizzazione dell’eco-distretto, piattaforma di riciclo della differenziata e dell’umido che nessuno vuole, nemmeno in aree che hanno perso negli ultimi 15 anni un terzo della loro popolazione. Altro che economia circolare.
Pochi di meno, 35 i milioni disponibili per realizzare l’eco-distretto a Corigliano-Rossano, con il potenziamento e la riqualificazione dell’impianto pubblico di Contrada Bucita, area urbana Rossano. Anche qui, in attesa.
Una sessantina i milioni disponibili da anni per gli impianti di depurazione nella nostra provincia, dove registriamo forti e diffuse criticità con tanti, tantissimi comuni, che hanno impianti di depurazione al collasso e reti di collettamento assenti o fatiscenti. Per queste ragioni, come noto, il nostro paese è in procedura d’infrazione comunitaria. La regione Calabria ha ricevuto sentenza di condanna per 13 agglomerati urbani e nonostante ciò le risorse assegnate per la depurazione, come quelle della delibera CIPE del 2012, molto spesso sono ferme al palo, nonostante ci sia un Commissario Unico Nazionale.
Fra le opere previste dalla delibera CIPE, per la provincia di Cosenza, oltre agli interventi di ottimizzazione del sistema fognario e depurativo del Comune di Acri per complessivi 15 milioni, l’adeguamento e ottimizzazione dello schema depurativo dell’agglomerato di Castrovillari, l’adeguamento dell’impianto di depurazione consortile, la realizzazione dei collettori fognari nei comuni ricadenti nell’agglomerato Cosenza-Rende, la realizzazione degli intervertenti sugli impianti esistenti e di realizzazione di nuove reti per il Comune di Corigliano Rossano per 20 milioni die euro, dopo che la sospensione in autotutela della gara per la realizzazione del depuratore consortile.
E poi ci sono le opere sostanzialmente concluse che restano chiuse. È il caso emblematico del progetto di adeguamento ed ammodernamento della ex. S.S. 19 tra lo svincolo A3 di Tarsia e la Diga, iniziato nel 2007, con la previsione di realizzare una strada di categoria C2 extraurbana. Sono trascorsi esattamente 12 anni dal decreto interministeriale di finanziamento dell’opera. Nove anni dall’aggiudicazione dell’appalto alla ATI Consorzio Stabile Olimpia-Lungarni SPA avvenuto nel maggio del 2010. Da allora sono trascorsi 3460 giorni. Per ogni kilometro di adeguamento impiegati in media 429 giorni. E come prevedibile, senza essere dotati di poteri di preveggenza, di tempo ne passerà ancora.
E poi ci sono gli annunci a cui non segue nulla. Come, per esempio, l’investimento di 12 milioni per le infrastrutture e per il terminal crocieristico del Porto di Corigliano previsti nel Patto per la Calabria e nel POT dell’Autorità portuale. Ed ancora il progetto del nuovo Ospedale HUB di Cosenza, arenatosi dopo uno scontro sulla scelta del sito.
E poi ancora ci sono le tante promesse lasciate lì. Come quella dei due CIS (Contratti istituzionali di Sviluppo), uno per la provincia di Cosenza, Crotone e Catanzaro, l’altro per Vibo e Reggio Calabria, che, ad oggi, sembrano arenarsi irrimediabilmente. Mentre altre regioni hanno già avuto piani di intervento finanziati dal CIPE. Accelerare la spesa, sbloccare le opere ferme, aprire i cantieri. Crediamo dovrà essere questo uno degli impegni prioritari del nuovo Governo Regionale.
*segretario generale Cisl Cosenza

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