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«Riscoprire la Parola di Dio nell'Avvento»

di Francesco Savino*

Pubblicato il: 02/12/2019 – 13:04
«Riscoprire la Parola di Dio nell'Avvento»

Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. L’esperienza cristiana ci regala una nuova significazione della nostra nascita che si apre ad un ristabilimento, una rigenerazione, che consente di superare la separazione 2 e l’isolamento del nostro essere “gettati” nel mondo. Non è sufficiente quindi un’unica nascita; questa è una nascita dal basso, dal ventre di nostra madre, segnata dal dramma della separazione, del peccato, e che a volte richiede una lunga elaborazione anche per tutta la vita. Si richiede quindi una seconda nascita, una nuova nascita che ha come “liquido amniotico” in cui veniamo immersi, la Fede: questa nascita è il battesimo che riceviamo, in cui rinasciamo dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito. Per noi credenti in Cristo è il battesimo la manifestazione della chiamata originaria che Dio fa ad ogni uomo! Una chiamata alla vita eterna! E solo se si percepisce questa chiamata, si può rispondere! La responsabilità è la risposta (dal latino respondere) che noi diamo alla chiamata a rinascere dall’alto, alla vita eterna! La responsabilità indica un nuovo modo di  vivere il tempo, nella consapevolezza che siamo chiamati all’eternità! Il battesimo genera responsabilità in chi ha la vita eterna come eredità e compito! L’Eredità: accogliere il Cristo Una prima connotazione che ci aiuti a cogliere la complessità semantica del concetto di eredità è quella psicoanalitica; magistrali sono le parole dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati: la psicanalisi insegna che l’eredità che più conta non è fatta tanto di beni, di geni, di rendite o di patrimoni. Essa concerne le parole, i gesti, gli atti e la memoria di chi ci ha preceduti. Riguarda il modo in cui quello che abbiamo ricevuto viene interiorizzato e trasformato dal soggetto. Nell’ereditare non si tratta dunque di un movimento semplicemente acquisitivo, passivo, come quello di ricevere una donazione. La più autentica eredità consiste di come abbiamo fatto tesoro delle testimonianze che abbiamo potuto riconoscere nei nostri avi. Da questo punto di vista ogni figlio deve accogliere che il suo destino di erede è quello di essere anche orfano – come l’etimologia greca mostra: erede viene dal latino heres che ha la stessa radice di cheros, che significa deserto, spoglio, mancante e che riunisce a sua volta al termine orphanos. Cosa illustra questa convergenza dell’erede con l’orfano? Diverse cose, tra le quali il fatto che il giusto erede non si limita a ricevere ciò che gli avi hanno lasciato, ma deve compiere, come direbbe Freud attraverso Goethe, un movimento di riconquista della sua stessa eredità: “ciò che hai ereditato dai Padri riconquistalo se lo vuoi possedere”. Tuttavia questo processo di recupero e attivazione per possedere l’eredità da parte dell’erede può essere ambivalente. Anzitutto l’erede si riappropria in maniera “omicida” dell’eredità stravolgendone la logica e non ritrovando più l’identità originaria e la ricchezza in essa contenuta. In alternativa, l’erede accoglie la logica dei suoi “avi” e arricchisce l’eredità di nuovi tesori accrescendone sempre più il valore. In questo senso potremmo introdurre la distinzione tra il “giusto” erede, o erede vero, e l’erede omicida che tenta di uccidere il giusto erede per impadronirsi dell’eredità. Come non riscontrare questa ambivalenza spiegata proprio nella parabola dei vignaioli “omicidi”? In essa si esprime il processo di riattivazione dell’eredità (produrne i frutti) proprio attraverso un omicidio fondatore: In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che posse- 6 deva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete 7 mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Il giusto erede, il vero erede, colui viene inviato legittimamente a ritirare i frutti dell’eredità, viene ucciso e le intenzioni omicide dei vignaioli non sono più nascoste ma si mostrano chiaramente nelle loro stesse parole. La Chiesa Cattolica e il mondo nelle sue espressioni culturali, dunque, si pongono ciascuno nella propria ricerca di una logica fondante, sempre ad un bivio: o accogliere il vero erede Gesù Cristo e la sua eredità generandosi anch’essi come veri eredi, o “uccidere” il vero erede Gesù Cristo “impadronendosi” della sua eredità, il suo logos originario, la sapienza originaria, la memoria del Padre. Così facendo dilapidano la ricchezza smembrandone e pervertendone i contenuti. Il compito: Rigenerare il mondo nella Verità del Cristo Il compito del cristiano è rigenerare il mondo, liberandolo dalla contraddizione della violenza («voi siete sale della terra e luce del mondo». Occorre farsi liberare da Cristo e portare il Cristo nel cuore del mondo per liberarlo dalla contraddizione della violenza. Ma come portare il Cristo nel cuore del mondo, per rigenerare il mondo? Indichiamo di seguito alcuni “flussi di rigenerazione”: ripensare il Cristo come Verità; purificare la scienza dalla volontà di potenza che si è impadronita della conoscenza sottraendola all’amore per la Verità;  purificare la fede da ogni antropomorfismo religioso e da ogni volontà politica trasformatrice che, riduce la Carità ad un buonismo filantropico; ritornare ad un’esperienza mistica del cristianesimo in cui si opera nella concretezza della fede, che radica in Cristo ogni cosa, e non nell’astrazione pragmatica che, porta ad uno sterile attivismo di superficie di cui sono espressione il più delle volte i nostri piani pastorali. La parrocchia tra Eredità e Rigenerazione In questo periodo di Avvento-Natale le nostre comunità riscoprano il valore della Parola di Dio come eredità primaria che Cristo ci ha consegnato.  Si riscopra la lettura attenta ed approfondita dei Vangeli dell’Infanzia, del loro significato spirituale, così come ce lo fornisce il Vangelo di Matteo (Vangelo di riferimento in questo anno) nei capitoli 1° e 2°. Essi ci consentono di compiere una corretta genealogia della nostra fede; Si individuino in ciascuna comunità, dove ciò fosse possibile alcune persone (giovani e adulti) che redigano un manifesto della «fede responsabile» in cui individuare le sfide che la cultura in cui viviamo pone oggi alla nostra fede; Si approfondisca nella catechesi comunitaria. Dove fosse possibile il sacramento del battesimo, come sacramento che ci rigenera nella fede e ci apre ad una rigenerazione psichica, spirituale e fisica di tutta la persona umana. Cercare
nel proprio territorio qualche realtà caritative o socio assistenziali che 11 avrebbero bisogno di una “rigenerazione” spirituale oltre che umana e materiale. Le parrocchie siano comunità rigenerate dalla Parola di Dio e rigenerate nello Spirito, unica via di rinnovamento della Realtà. L’apostolo Pietro ci indica la strada: Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.

*vescovo di Cassano allo Ionio

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