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Oliverio apre a un «terzo nome». Durissimo attacco a Callipo: «Ne parlano i pentiti» – VIDEO

Il governatore inaugura il proprio comitato elettorale a Lamezia ma non torna sui suoi passi. Conferma l’incontro con Zingaretti: «Ma poi hanno scelto una candidatura senza confrontarsi». Affondo c…

Pubblicato il: 03/12/2019 – 17:46
Oliverio apre a un «terzo nome». Durissimo attacco a Callipo: «Ne parlano i pentiti» – VIDEO

LAMEZIA TERME Conferma l’incontro con Zingaretti (ve ne ne avevamo parlato qui) e sottolinea la propria «disponibilità a lavorare insieme per un percorso e un approdo unitario», cosa che avrebbe fatto «senza chiedere nulla in cambio», cioè «posti o nomine o promesse varie». Oliverio al suo partito avrebbe chiesto soltanto «una seria correzione di linea rispetto a questi mesi prima di tutto riaprendo un rapporto ed un dialogo positivo con la coalizione del centrosinistra incredibilmente interrotto dal Commissario regionale. Ripartire dalla coalizione di centrosinistra che ha vinto le ultime elezioni regionali per andare oltre, attraverso un proficuo confronto con movimenti e forze civiche liberando il Pd da atteggiamenti arroganti che finora hanno provocato danni e isolamento del partito».

L’atmosfera tra i fedelissimi del governatore presenti per l’inaugurazione della sede del Comitato “Oliverio presidente” non è proprio scoppiettante. Ci si interroga, più che altro, sulla fase e più d’uno la definisce «caotica». Ci sono, però, tutti gli oliveriani convinti: i consiglieri regionali Giuseppe Aieta, Mauro D’Acri, Michele Mirabello e Giovanni Nucera (che ieri hanno chiesto un incontro al segretario nazionale del Pd), il loro collega Orlandino Greco. E poi collaboratori storici del governatore mescolati con quel pezzo del Pd che ha scelto di seguirlo. Le parole del governatore non sono certo un’apertura nei confronti di Pippo Callipo. È più “tenero” con il Pd. Rispetto alle scelte del partito si dice aperto a «una terza opzione». Il presidente è disponibile a ragionare «anche su altri nomi», ma chiede che gli si dia «dignità« e che «la coalizione di centrosinistra possa essere un punto di partenza». Sottolinea, poi, di non aver mai «posto Oliverio prima dell’interesse collettivo, altri stanno fuorviando Zingaretti per motivi reconditi, che posso anche immaginare». Per lui la chiusura registrata dai vertici dem è «incredibile».
E registra che, davanti all’apertura del dialogo (cioè l’incontro di mercoledì scorso) «la risposta è stata la candidatura di Pippo Callipo. Non so dove, come e quando sia stata pensata questa proposta. Provo solo immaginare cosa sarebbe successo, intendo dire politicamente, se del sottoscritto avessero parlato alcuni pentiti di mafia (qui la vicenda che Oliverio utilizza per attaccare Callipo per come emerge dagli atti dell’inchiesta “Conquista”). Né voglio immaginare cosa sarebbe successo se invece di trovarci difronte a pronunziamenti e decisioni inequivocabili da parte di un giudice terzo o difronte alla sentenza della Cassazione che attesta “un chiaro pregiudizio accusatorio” nei miei confronti, se ci fosse stato un processo a mio carico per omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro». Il governatore indugia sul paragone tra Callipo e Olivetti avanzato dal commissario regionale del Pd Graziano: «Vedo che il commissario è giunto persino a scomodare la figura di un grande imprenditore come Olivetti. Consiglio di abbassare toni euforici. Si abbia almeno rispetto della memoria di Olivetti».
«GRAZIANO DIMENTICHI LO STALINISMO» E a Graziano è stato dedicato un altro passaggio del discorso: «Graziano dovrebbe rimuovere dalla sua memoria lo stalinismo e una concezione dittatoriale della vita politica. Si guardi intorno e veda che qui c’è il Partito democratico. Vada a rivedere la qualità di quelle presenze. Se 270 sindaci, tra i quali tutti i sindaci del Pd, sottoscrivono una proposta di candidatura ci sarà pure una ragione. Zingaretti assuma personalmente la direzione di questa vicenda. A parte i consigliori ascolti sindaci, iscritti, forze della società civile, imprenditori, si faccia dare valutazioni. Non sarà Graziano a ledere la mia identità, la mia storia, la mia riconoscibilità. Chieda a chi vive negli anni più sperduti di questa regione, gli diranno “Ah, Oliverio? Il comunista”. Perché io ho una storia».

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