La candidatura di Pippo Callipo ridà speranza a tanti calabresi liberi e onesti che in questi anni hanno assistito, e resistito, al desolante decadimento e imbarbarimento della politica locale. Gli stessi che hanno pagato, sulla propria pelle, il prezzo degli errori e dell’immobilismo di una classe dirigente che, da destra a sinistra, e con pochissime eccezioni, ha barattato diritti (leggi “piaceri”) in cambio di consenso, bloccando ogni reale progetto di rinascita di quella che – anche grazie a loro – è oggi l’ultima Regione d’Europa. La Regione da cui migliaia di giovani sono stati costretti ad andare via per poter costruire altrove, e con le proprie forze, un futuro dignitoso. Anzi, diciamola tutta: sono “stati fatti andare via”, a partire da quelli che ci avevano provato, con più determinazione, a cambiarla davvero, la Calabria! Quelli che, pur di non piegarsi al ricatto dei gruppi di potere e delle segreterie politiche, hanno preferito sopportare il peso, e la lacerazione, della lontananza. Dalle proprie famiglie, dalla propria terra, dai progetti che avevamo sognato di realizzare insieme ai propri amici e concittadini.
Anche per questo, suona davvero irricevibile (per non dire altro!) l’invito a candidarsi rivolto ai giovani, vecchi o nuovi (..“anche a costo di farli rientrare”), che arriva dalla stessa classe politica corresponsabile del loro “esodo” di massa. E – attenzione – non è un invito mossa da generosità, o senso di responsabilità (questa sconosciuta!), ma quale condizione per “fare un passo indietro”. No: non siete più nei termini per porre condizioni, lanciare lusinghe o, diciamola ancora tutta, lanciare trappole e prendere in giro per l’ennesima volta la parte migliore del nostro Sud. Non ci casca più nessuno. Ed è bene, è giusto che certi inviti vengano fatti cadere nel silenzio. Perché non saranno certo quei giovani (o altri giovani) a salvarvi, facendosi strumentalizzare da quella classe dirigente che sul bisogno dei calabresi ha costruito le sue fortune. La stessa che da sempre decide vita, morte e miracoli (leggi: assunzioni, ricoveri, incarichi, appalti, candidature ecc.) in tutta la Regione, calpestando le legittime aspettative dei calabresi onesti e “non allineati”. La stessa che tante generazioni di giovani hanno combattuto, purtroppo, e fino ad oggi, senza successo. Sì, perché da soli in Calabria non si vince contro trame di potere così fitte e tentacolari da soffocare ogni tentativo di reale cambiamento.
Ma il tempo è galantuomo e, anche in Calabria, non è passato invano. Forse oggi, almeno per chi è rimasto, giovani e donne in primis, possono ricrearsi le condizioni per dire “Io resto in Calabria”! Il motto e il nome del progetto che già nel 2009 sostenne la candidatura di Callipo alla Presidenza della Regione. Allora come indipendente, oggi (e sempre) da uomo libero appoggiato da un fronte ampio che va ben oltre le sigle del vecchio centrosinistra o la nuova maggioranza di governo. Se, fin da allora, i soliti noti avessero fatto non uno, ma mille passi indietro, se fin da allora la politica nazionale avesse ascoltato la fame di giustizia e di liberazione che si sollevava dalla nostra regione saremmo avanti di circa 10 anni, e molti giovani calabresi non sarebbero stati costretti a lasciare le loro famiglie e la loro terra, senza alcuna speranza di potervi ritornare.
Dopo il desolante spettacolo a cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, sul balletto delle candidature e sulla pressoché totale assenza di proposte politiche convincenti e serie, mi auguro che le forze sane della politica e della società civile, che pure ci sono e sono fortemente radicate nel tessuto sociale, si compattino attorno a un sogno di rinascita comune e contribuiscano a scriverne insieme i punti programmatici. Costruttivamente. Dando spazio alla grande voglia di partecipazione democratica e concretezza dei calabresi, alle tante idee e progetti che tanti hanno elaborato e messo al servizio della politica e cui questa politica è rimasta sorda. Perché si sa: in Calabria il talento è una minaccia.
Rimane il problema della feroce lotta alle donne e alla pari rappresentanza di genere nelle assemblee elettive e nei luoghi decisionali: un vergognoso muro di gomma eretto trasversalmente dai precedenti Consigli regionali, non a caso, espressione di un “monocolore” pressoché tutto al maschile. Confido – anzi, sono certa – che questo punto troverà nel programma elettorale di Callipo e delle forze che lo appoggeranno garanzie certe, di tempi e contenuti, accanto alle gravi emergenze sociali, lavorative, ambientali, di valorizzazione e redistribuzione delle risorse che affliggono tutto il Sud. E la Calabria più di ogni altro Sud.
Nessun uomo, nessuna donna, per quanto emblematici e stimati, potrebbero mai farcela da soli davanti a una sfida così enorme, e sarebbe disonesto farlo credere ai calabresi.
Ma se una Regione intera si rialza e decide di non voler mai più piegare la schiena, o girare la testa dall’altra parte, allora sì che si può cambiare. Mai come adesso questi calabresi, liberi, coraggiosi, onesti…indomiti hanno l’occasione di invertire il corso della Storia: insieme, uniti sono molto più forti e trasversali dei poteri che li hanno imprigionati per tutti questi anni. Devono solo decidere di farlo. Senza aspettare più di essere salvati da altri o da lontano.
Noi, che fummo i giovani ribelli di allora, non potremo che essere al fianco di chi vorrà, insieme a Pippo Callipo, riprendere in mano il testimone delle lotte di sempre, per una Calabria libera dalle catene del bisogno e del ricatto. Una Calabria finalmente “amata” e “rispettata”, capace di far sbocciare, in una nuova Primavera democratica, i talenti e le mille risorse e possibilità di sviluppo di uno dei territori più ricchi e fecondi del Paese.
E lo scrivo con tutto l’amore che ho per la mia terra, che cammina con me, con noi, per il mondo. Al lavoro, dunque! E grazie a Pippo Callipo, per aver accettato la sfida, per non essersi mai arreso, per dare voce e speranza al sogno di rinascita di tante e tanti calabresi. Mai come adesso:”Only the braves..”! Ma a noi il coraggio non è mai mancato.
*avvocato
x
x