Giù le mani dalle sardine. È affamata, divoratrice e ingorda quella politica e chi, in queste ore, spalanca le possenti fauci nel tentativo di fagocitarle, le sardine.
E le migliaia di giovani che occupano le piazze del Paese con il loro carico di spontanea indignazione sarebbero, non c’è dubbio, un inaspettato ed insperato ricostituente per i grandi predatori della politica.
La loro storia è breve ma già rumorosa. In poco più di venti giorni le sardine hanno preso il largo e sono state capaci di scuotere le coscienze a Bologna, Modena, Firenze, Milano, Taranto, Napoli, a dire il vero un po’ meno, a Cosenza.
«Io non so se le sardine avranno un futuro, qualcuno dice che siano un movimento ingenuo, però mi rassicurano». La penso come Crozza, in questo momento «funzionano come anti-idiotico».
«Ci siamo sentiti invasi da un discorso politico basato su aggressività, sceneggiate e falsità» dice semplicemente Mattia Santori, il giovane insegnante di basket divenuto simbolo della protesta anti-populista che vuole contenere l’altro Matteo e l’onda leghista riempiendo le piazze, su e giù per l’Italia, di «persone reali» definendoli «flash mob della società civile».
Davide batte Golia come nel racconto biblico? Poco importa. Mattia ha già vinto la sfida lanciata insieme ai suoi amici Roberto, Giulia e Andrea inondando le piazze di anticorpi perché le pance sono fin troppo piene di slogan.
Su di loro ora pesa una responsabilità che, di sicuro, non hanno cercato ma che la storia di queste settimane gli assegna: nel barometro della politica hanno un peso.
È cosi in tutta Italia e lo è in Calabria, nel girone dei dannati.
Qui da decenni piccoli e grandi predatori popolano le “acque torbide” rendendo difficili gli spostamenti anche di piccoli branchi. Qui più che altrove (oggi più di ieri) tutti vorrebbero cavalcare l’onda e le intelligenze emotive.
Sì, Jasmine Cristallo, la speranza è che ai vostri passi in avanti seguano altrettanti “onorevoli” passi indietro, veri e non tattici però, perché in Calabria c’è bisogno di svegliare le coscienze anestetizzate e di porre seri interrogativi.
Un passo indietro, infine, mi sento di consigliarlo a Mario Occhiuto, il sindaco di Cosenza, divenuto motivo di ricatto e pietra d’inciampo (fino a ieri) per la coalizione di centrodestra.
Alcuni mesi fa, forse, ha fatto un passo di troppo che alla fine gli è costato caro ma può ancora cambiare direzione e lasciare che il tempo renda meriti ed accerti responsabilità, se ce ne sono. È un consiglio ma come tale, ne siamo certi, cadrà nel vuoto. (paola.militano@corrierecal.it)
x
x