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Centrale Enel Corigliano Rossano, Lavia: «I Cis sono l'ultima opportunità»

Il segretario generale della Cisl Cosenza interviene sulla crisi del progetto Futur E: «Se non ci saranno soluzioni si smantelli tutto subito. Senza inutili perdite di tempo»

Pubblicato il: 08/12/2019 – 9:09
Centrale Enel Corigliano Rossano, Lavia: «I Cis sono l'ultima opportunità»

CORIGLIANO ROSSANO «Come prevedibile Futur E, il progetto di riqualificazione dei siti energetici da dismettere, fra cui la centrale di Corigliano Rossano, è un fallimento su tutti i fronti. Qualche idea, ma nessun investitore vero». Lo afferma Giuseppe Lavia, segretario generale della Cisl Cosenza (qui l’articolo del Corriere della Calabria sulla vicenda). «Senza proposte serie, si smantelli il sito – aggiunge – e si riconsegni alla città un’area che può essere centro di servizi della terza città della Calabria. Nell’ultima riunione con Enel abbiamo chiesto all’unisono, Sindacati e Comune, di accelerare le demolizioni, con un nuovo crono programma che indichi tempi brevi e certi per demolizioni e smantellamento».
«Crediamo che Enel – afferma ancora – possa e debba fare di più. Realizzando sul sito un investimento innovativo e sperimentale attraverso il coinvolgimento di partner affidabili e di livello nazionale».
«Da questo punto di vista, come avvenuto in Puglia con Alenia – sottolinea Lavia – crediamo che i Contratti Istituzionali di Sviluppo affidati nella gestione ad Invitalia possano rappresentare una opportunità. L’ultima, dopo solo spazio per smantellamento ed eventuali bonifiche».
«Nell’incontro di domani con il ministro per il Sud Provenzano – dice Lavia – chiederemo con forza che ci sia attenzione per il sito Enel di Corigliano Rossano. I Cis hanno sulla carta anche una funzione di attrazione degli investimenti privati con Invitalia. Ebbene sì tenti a partire dai Cis un ultimo tentativo di dare nuova vita al sito, coinvolgendo Invitalia, Ministero Mezzogiorno e Ministero della Sviluppo Economico, Regione».
«Come si fa per le crisi industriali. Perché di questo si tratta – continua –. Di una crisi industriale che ha lasciato a casa tanti lavoratori diretti e dell’indotto».
«E se anche questo tentativo dovesse fallire – conclude – si riconsegni una area baricentrica alla città. Senza indugi. Senza manfrine».

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