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Cosenza, l’oratoria dei democrat attestati nella trincea "oliveriana"

Una fetta della federazione del Pd ha aderito alla maratona promossa per esprimere il no al commissariamento imposto dalla segreteria nazionale. «Zingaretti ha preferito circondarsi di consiglieri …

Pubblicato il: 11/12/2019 – 22:21
Cosenza, l’oratoria dei democrat attestati nella trincea "oliveriana"

di Michele Presta
COSENZA «Le parole sono importanti» diceva Nanni Moretti in “Palombella Rossa” per questo la marcia oratoria dei “dissidenti” del Pd della federazione provinciale di Cosenza si è prolungata per quasi tre ore. Una staffetta di parole che pur di aspettare Mario Oliverio, arrivato alla spicciolata in compagnia di Nicola Adamo, si è dilungata nonostante il freddo da battere i denti. Cosenza e Crotone ormai sono assemblee politiche gemelle nella sventura del commissariamento, vero argomento della maratona di parole. In molti lo definiscono «ingiusto» altri «scorretto» ma tutti concordano che rappresenti un provvedimento politico senza precedenti. Se con la segreteria guidata da Nicola Zingaretti finirà a carte bollate in tribunale, per la fetta dei democratici cosentini che hanno manifestato nella traversa di via Macallè, la colpa è dei cattivi consiglieri calabresi di cui il segretario nazionale si è circondato. La federazione è a fette, perché, mentre c’è chi rimane fedele alla linea dell’indietro tutta e spazio ad un candidato unico voluta negli ultimi giorni da Oliverio (qui un approfondimento ) nelle stesse ore della maratona di parole c’è chi ha sottoscritto un documento invitando il governatore uscente a “spalleggiare” Pippo Callipo (qui la notizia). Mario Oliverio con un cenno di mano ha ringraziato i suoi per la cortesia dell’attesa glaciale ma non ha preferito rilasciare interviste né intervenire a conclusione dell’incontro. Con un atteggiamento cauto e di prudenza il governatore “silano” ha preferito quindi più abbracciare singolarmente i suoi, scambiare qualche numero di telefono e incassare anche delle pacche sulle spalle di solidarietà. Ma se il deputato Marco Miccoli gestirà la federazione cosentina da commissario, le rivendicazioni di metodi che «superano i metodi stalinisti» non sono andate giù lisce per la canna della gola all’ex segretario Luigi Gulielmelli. «Se aver chiesto le primarie è dissenso politico, non so più cosa pensare – dice nel suo intervento -. Zingaretti si è circondato da cattivi consiglieri. Io ero capolista all’assemblea nazionale come suo sostenitore e lui ha preferito circondarsi di consiglieri come Antonio Viscomi che hanno appoggiato la mozione Maurizio Martina o peggio ancora di chi bramava contro di lui raccogliendo le firme per candidare come segretario Marco Minniti». I sotterfugi di riunioni carbonare fatte nei caminetti romani e così come alcune correnti, secondo Guglielmelli stanno logorando il partito. «Pippo Callipo si è autocandidato e dopo appena dieci minuti Nicola Zingaretti lo ha sostenuto». Un endorsement a mezzo stampa che ha fatto infuriare non poco bruzi e pitagorici in quota Oliverio. «Vorrei sapere in base a quale norma statutaria si incorona come candidato di partito un aspirante governatore che come Callipo si è autocandidato, ha sostenuto il centrodestra alle elezioni dieci anni fa e ha ammesso di aver votato il suo nipote prediletto (Giuseppe Mangiavalori ndr)». A preoccupare e non poco i manifestanti di via Macallè è l’assordante silenzio del leader di “Io resto in Calabria” circa l’appello ad un “ritiro unitario”. «Come nel “La Ginestra” di Leopardi – dice Gino Murgi ex segretario di Crotone – riusciremo a sopravvivere alla colata lavica soltanto se saremo uniti e compatti». Un appello all’unità che tra i tanti lancia anche il segretario regionale del Gd, Mario Valente. «Non c’è molto tempo è vero, ma se c’è la volontà possiamo unirci e mettere nelle migliori condizioni il candidato del centrosinistra. Io come segretario dei Giovani Democratici ho avuto la possibilità di parlare solo quando c’è stato il vice presidente Orlando e poi nel mese di agosto nel corso di una riunione con Oliverio, i suoi consiglieri e altri deputati. Non c’è stato dialogo all’interno del partito». Nessuna sorpresa come a Crotone, le chiavi di cui sono dotati diversi membri della segreteria a Cosenza ancora aprono le porte. L’uscio della federazione è stato tappezzato di frasi inneggianti la libertà. «A Cosenza nel 1700 piantammo gli alberi quando a Roma governavano i preti – chiosa Gabriele Petrone – lo spirito della libertà in noi è innato» (m.presta@corrierecal.it)
 

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