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Terremoto in Valle d'Aosta, legami tra il presidente Fosson e la ‘ndrangheta

Il governatore della Valle d’Aosta è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. L’inchiesta della Dda di Torino ha scoperto collusioni tra la locale di Aosta e i diversi esponenti della Regio…

Pubblicato il: 14/12/2019 – 7:48
Terremoto in Valle d'Aosta, legami tra il presidente Fosson e la ‘ndrangheta

AOSTA Antonio Fosson, presidente della Regione Valle d’Aosta, è indagato per scambio elettorale politico mafioso.
L’avviso di garanzia gli è stato notificato l’estate scorsa dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino che indaga nell’ambito di un’inchiesta sul condizionamento delle elezioni regionali del 2018 da parte della ’ndrangheta. Fosson era anche stato convocato dai pm per un interrogatorio a settembre ma allora ha preferito non presentarsi. Nel medesimo procedimento sono finiti sul registro degli indagati anche gli assessori regionali Laurent Viérin (ex governatore della Valle d’Aosta) e Stefano Borrello, e al consigliere regionale Luca Bianchi.
Dunque il presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Antonio Fosson, sapeva di essere indagato per scambio elettorale politico-mafioso quando, il 6 dicembre scorso, ha approvato – con il resto della Giunta – la richiesta di costituzione di parte civile dell’amministrazione regionale nel processo Geenna – contro la ‘ndrangheta in Valle d’Aosta – da cui deriva l’inchiesta Egomnia che lo vede coinvolto. Nell’esercizio delle funzioni prefettizie attribuitegli dalla Statuto speciale, il 21 novembre scorso Fosson aveva fatto sapere, intervenendo durante il Consiglio regionale, di aver trasmesso “da qualche giorno” al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese le due relazioni relative alle verifiche avviate nei comuni di Aosta e Saint-Pierre sull’eventuale sussistenza di forme di infiltrazione o di condizionamento mafioso. Verifiche che erano scattate a seguito dell’arresto di tre eletti nell’ambito dell’operazione Geenna.
L’INDAGINE In questa inchiesta coordinata dalla Distrettuale di Torino – che va sotto il nome di «Egomnia» per indicare «quelli che vogliono controllare tutto e tutti» – è probabile che ci siano altri indagati.
Secondo quanto emerso dall’indagine portata avanti dai carabinieri, la “locale” di Aosta a capo della quale c’erano Marco e Roberto Di Donato, avrebbe sostenuto alcuni candidati autonomisti della Valle d’Aosta sia per «godere di un debito di riconoscenza» da parte degli eletti ma anche per «avere un maggior numero di consiglieri fedeli nel consesso regionale».
A questo scopo gli uomini della locale aostana, avrebbero stretto rapporti molto stretti con personaggi di primo piano della politica valdostana.
A supporto delle indagini della Distrettuale anche diverse immagini riprese dagli inquirenti che hanno filmato gli incontri tra i candidati consiglieri e i boss calabresi.
Secondo quanto documentato dall’inchiesta, il presidente Fosson, si sarebbe intrattenuto con uno degli esponenti di spicco del clan «per parlare di elezioni».
Così come sarebbe stato documentato l’incontro tra Viérin, che all’epoca era presidente della Regione (con funzioni di prefetto) mentre entrava a casa di un altro dei capi del sodalizio.
I RISVOLTI POLITICI L’inchiesta della Dda torinese ha creato un terremoto nella vita politica della Regione. La maggioranza ha già annunciato la crisi e lo stesso presidente Fosson ha annunciato le proprie dimissioni. Con lui gli assessori Stefano Borrello (Opere Pubbliche e Territorio) e Laurent Vierin (Turismo, Sport e Commercio), e il consigliere Luca Bianchi, presidente della 5^ Commissione Permanente e capogruppo dell’Union Valdotaine. «Per onorare quel senso di responsabilita’ politica che ho sempre perseguito ed anche per salvaguardare la mia personale dignita’ profondamente ferita dalle infamanti ipotesi che vengano formulate – ha spiegato il presidente Fosson – ho deciso di fare un passo indietro. Questo sottolineando con forza la mia totale estraneità rispetto ai fatti di cui ho avuto lettura negli ultimi giorni sui giornali». (rds)

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