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«Le "Tre-D" per il futuro governatore»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 17/12/2019 – 9:38
«Le "Tre-D" per il futuro governatore»

Un Natale diverso dagli altri. A partire dal giorno che dovrebbe misurare il massimo della nostra bontà (almeno così dovrebbe essere) mancherà un mese esatto per effettuare la scelta del nuovo Presidente della Regione e per eleggere il nuovo Consiglio regionale.
Un vorticoso giro di desideri più o meno espressi
Da quest’anno, quindi, a partire da oggi registreremo, quantomeno sino al prossimo 25, un vai vieni di letterine. I genitori e nonni ne riceveremo tante da girare a Babbo Natale. I calabresi avranno l’onere di scriverne una a chi siederà sulla sedia oggi occupata da Mario Gerardo Oliverio.
Diversi i compiti dei due destinatari. Molto più facile, per Papà Noël, esaudire le richieste dei nostri figli piccoli e dei nipotini come i miei. Molto più complesso e difficile, per chi sarà eletto Presidente/Presidentessa della Regione, riportare il sorriso sulla bocca dei calabresi. Nondimeno sarà quello dei nuovi trenta consiglieri regionali, che ci si augura siano più produttivi degli uscenti, fatta un’ovvia eccezione per taluni.
D’altronde, Babbo Natale ha una efficienza ed efficacia consolidata, mai tradita. In quanto tale gode del massimo della fiducia dei bambini che vi si rivolgono, ma anche degli adulti che fanno da tramite.
Chi si propone ad esercitare la nuova governance politica regionale si presenta, invece, alla prova del suo rinnovamento con il massimo della sfiducia e della non credibilità, con in coda un giustificato pessimismo. Quella in uscita è così scassata da necessitare quantomeno il contributo del carro attrezzi per andare in officina, ove francamente si potrà utilizzare solo qualche ricambio non eccessivamente usurato.
L’elezione del meglio contrapposto a quello disponibile
Un’altra sostanziale differenza tra i destinatari delle richieste, rispettivamente i bambini e i cittadini/elettori, è rappresentata dalla loro qualità garantita.
Di Papà Natale c’è la sua storia, meglio la sua leggenda a rappresentarlo come uno che conta e mantiene le promesse, tanto da attribuirgli nel mondo una funzione importantissima: quella di affidargli la fantasia e i desideri da soddisfare dei nostri fanciulli.
Del Presidente della Regione da scegliere dobbiamo, invece, accontentarci di quello che passa il convento, di quello proposto da ciò che resta dei partiti e di ciò che producono i movimenti.
Il primo è espressione di certezze da vendere, quindi è da secoli – differenziato nelle diverse culture che lo hanno generato – unico e insostituibile. Il secondo saremo noi ad erigerlo a Sindaco delle Calabria presumendo la sua capacità di «cambiare il mondo», sino ad oggi non riconosciuta ex post ad alcuno dei predecessori.
Nei sacchi di entrambi (del meglio e del disponibile)
Santa Claus porterà puntualmente ai nostri figli/nipoti ciò che desiderano, compatibilmente con le «disponibilità» di magazzino.
Il Presidente della Regione dovrà regalare alla Calabria e ai calabresi il meglio che saprà fare di ciò che occorre alla nostra regione per volare, meglio di come fanno le renne e la slitta del diretto concorrente vestito di rosso e munito di soffice barba bianca. Da qui, l’esigenza collettiva di dargli una mano. Più correttamente, di suggerire ai concorrenti al titolo – sperando che sia il prescelto di ciascuno ad attuarli – gli step politico-istituzionali da scrivere nella loro agenda e da concretizzare nel più immediato possibile.
Importante è il ruolo dei custodi dei diritti fondamentali
I suggeritori di periodo sono tanti, troppi. Tra questi, taluni insostituibili perché portatori di interessi primari collettivi che, se soddisfatti, cambierebbero davvero la Calabria e, per molti versi, la renderebbero strumento di bonifica reale per quell’altrove che la stessa da tempo inquina con la sua peggiore esportazione. Altri che, da altrettanto acerrimi difensori dei diritti civili e sociali, potrebbero sollecitare il «prioritario se» e suggerire il come procedere al risanamento ambientale degli elementi che componevano un tempo il nostro «paradiso terrestre», vilipeso da delinquenti della peggiore specie che, scopriamo oggi, hanno avvelenato tutto. Città intere, a cominciare da Crotone, chilometri di mare e corsi d’acqua interni contaminati da sostanze nocive che hanno prodotto e produrranno morti incolpevoli, responsabili solo di avere accettato passivamente le solite regole del gioco elettorale, che da queste parti è da sempre in mano dei bari del consenso.
Una formula artigianale ma efficace
I doveri da ossequiare dal futuro «governatore» sono riassumibili in un acronimo apparentemente non nuovo perché ovviamente riferibile alla ben nota tipologie di stampante da computer: Tre-D.
Esso passa da:
– D come disarmare la Calabria. C’è Nicola Gratteri che lo suggerisce a noi e a tutto il Paese. Lo fa con una continuità assillante. Ce lo dice un magistrato che si intende (davvero) di tutto ciò che ha più sporcato il mondo degli affari conquistandone una sorta di egemonia con il progressivo impiego del danaro proveniente dagli illeciti. Una denuncia nei confronti della quale l’istituzione Regione non può lavarsi le mani adducendo l’assenza di competenze istituzionali specifiche per intervenire. Non è vero. Le politiche territoriali – intendendo per queste quelle esercitate da Regioni ed enti locali costituzionalmente connessi tra loro – costituiscono lo strumento più idoneo per contribuire alla lotta verso il fenomeno malavitoso. Lo dimostra la storia, più concretamente come sono si sono resi responsabili per averlo nutrito, anche inconsapevolmente, facendo spesso finta di nulla di ciò che accadeva in loco. Non solo. Spesso lasciandosi approvvigionare di pericolose infiltrazioni lasciando cavalcare alla ‘ndrangheta il processo di selezione della propria classe dirigente, per come dimostrano gli innumerevoli scioglimenti per mafia (alcuni dei quali non propriamente meritevoli dei provvedimenti relativi) di Comuni e Province, per un totale di 118, e persino di aziende sanitarie (4). Ciò senza contare le «disattenzioni» seriali registrate in sede di parcellizzazione dell’assegnazione di commesse, di controllo sui subappalti e di esecuzione dei medesimi.
Prescindendo, quindi, dalle competenze legislative specifiche riconosciute alle Regioni, incrementabili saggiamente per segmenti di materie ex art. 116, comma 3, Cost., l’istituzione regionale può offrire un notevole contributo, diretto e indiretto, alla lotta contro la criminalità organizzata sia in termini di contrasto diretto che di prevenzione. Le tre funzioni ad esse affidare (di indirizzo e programmazione, legislativa e di controllo) – se bene esercitate con ampia ricaduta sul sistema della autonomie locali, della salute e delle imprese/professioni – sono infatti tutte utilizzabili per il buon esito del disarmo reale di una delle più temute organizzazioni criminali del Pianeta. Allo stesso modo potrà esercitare al riguardo quell’azione di crescita sociale che formerà il vero esercito collettivo di opposizione ad un siffatto fenomeno di distruzione della convivenza civile ed economica che incide, partendo dalla Calabria, nell’abbruttimento degli appalti più importanti del Paese;
– D come disinnescare il rischio ambientale. Molte zone della Calabria una volta felice e ridente sono state condannate a divenire siti pericolosi, persino generativi di morti innocenti. L’incuria, la complicità dei controllati con i controllori, il menefreghismo di chi era tenuto alla tutela all’inquinamento e la spregiudicatezza imprenditoriale hanno combinato il disastro. Lo hanno fatto nella città di Crotone, spargendo e sotterrando metalli pesanti dell’ex Pertusola, e in quelle altre che si ha oggi paura ad ammettere essere candidate ad appalesarsi come fabbriche di malattie terribili e di consequenziali menomazioni e/o colpevoli decessi.
Tale è il prodotto dell’assoluta trascuratezza della Calabria, a partire dal mancato controllo di tanti dei suoi sindaci, per il suo ambiente tanto da trasformarlo da immane ricchezza collettiva ad un’arma letale rivolta verso la propria comunità.
Da qui, il disinnesco dell’ordigno ambientale da realizzarsi, a cura dei migliori artificieri che la politica più saggia esprime, attraverso buone politiche di rigenerazione e tutela dal fenomeno che ha offeso segnatamente la Calabria per colpa dell’uomo e delle istituzioni che lo hanno, più o meno consapevolmente, consentito.
– D come distribuire speranze e certezze. Dai fenomeni pericolosi da disattivare al progetto creativo. È quanto dovuto dal prossimo Presidente della Regione ai calabresi, a quelli che sono rimasti e a quelli che sono corsi via, dei quali in tanti vorranno e dovranno tornare. Ma anche a quelli che rimarranno altrove, che non dovranno tuttavia più vergognarsi di essere figli di una regione, la peggiore, incapace da sempre ad essere generosa con i propri figli in termini di certezze occupazionali. La Calabria rinnovata, perché possa sgravarsi gradatamente dalle infiltrazioni ed essere bonificata dai suoi veleni, deve dotarsi di un progetto politico-industriale generativo di occasioni produttive e di attenzione verso le risorse umane, figlie della sua terra, alla cui formazione vanno destinati i necessari investimenti, atteso che le stesse costituiscono la mano d’opera del futuro, senza la quale diventerebbe impossibile ogni risultato.
I settori sui quali intervenire sono i soliti (in primis: sanità e sociale praticamente distrutti, risanamento del bilancio e sfoltimento della partecipate, edilizia scolastica ai minimi termini, trasporti pubblici locali all’estremo, formazione e uso ottimizzato della burocrazia, ecc.) ma anche gli insoliti, quelli che gli esponenti dalla visione (e non solo) corta, e quindi non affatto lungimiranti, e dalla creatività a valore zero non sono neppure riusciti sino ad oggi ad immaginare.
Per intanto Buon Natale a tutti, nessuno escluso!

*docente Unical

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