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Assolto l'imprenditore lametino Fedele

Secondo l’accusa dal 2005 al 2012 avrebbe prestato in maniera continuativa e sistematica assistenza agli associati alla cosca Giampà: il fatto non sussiste

Pubblicato il: 18/12/2019 – 20:22
Assolto l'imprenditore lametino Fedele

LAMEZIA TERME Assolto sto perché il fatto non sussiste l’imprenditore lametino Filadelfio Fedele.
Secondo l’accusa l’imputato, dal 2005 al 2012, avrebbe prestato in maniera continuativa e sistematica assistenza agli associati alla cosca Giampà e, in particolare, avrebbe fornito strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipavano – anche a livello verticistico – alla predetta associazione di ‘ndrangheta, sia in via diretta che per il tramite di altri soggetti, in particolare in contesti legati alle dinamiche estorsive.
Accuse respinte dall’imprenditore lametino che, con l’ausilio dei propri difensori, gli avvocati Pino Zofrea e Francesco Iacopino, ha presentato una lunga e articolata memoria difensiva per contestare analiticamente tutte le accuse elevate a carico di Fedele, fornendo anche copiosa documentazione finalizzata a valorizzare le plurime contraddizioni e l’inaffidabilità del portato dichiarativo dei collaboratori di giustizia che avevano “legittimato” l’imputazione.
Si tratta della sesta pronuncia liberatoria nei confronti del Fedele il quale, già in passato era stato assolto.
Arrestato, infatti, nell’operazione “Medusa”, in fase cautelare le originarie accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e di concorso in rivelazione di segreti d’ufficio, mosse a Fedele, erano state ridimensionate in un’ipotesi di favoreggiamento personale, con l’esclusione dell’aggravante dell’agevolazione del clan lametino. Nondimeno, l’Ufficio di Procura, anche sulla base di ulteriori apporti dichiarativi di nuovi collaboratori di giustizia, aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per il delitto di favoreggiamento aggravato, ribadendo l’accusa – per Fedele – di aver favorito la cosca Giampà. Ancora, la Procura – su impulso della Direzione investigativa antimafia – aveva avviato un parallelo giudizio di prevenzione davanti al Tribunale di Catanzaro, al fine di ottenere il sequestro di tutti i beni di Fedele (funzionale alla confisca) e l’applicazione della sorveglianza speciale nei confronti del “proposto”.
Il procedimento di prevenzione, dopo una lunga battaglia giudiziari si è concluso con il rigetto integrale della proposta, personale e reale, avanzata dal pm, sia in primo grado che davanti alla Corte di Appello di Catanzaro. A porre la parola fine sul giudizio di prevenzione, poi, ci ha pensato la Suprema Corte di Cassazione, nel gennaio 2017, confermando l’impostazione difensiva con il conseguente rigetto del ricorso presentato dal procuratore generale calabrese. Nel luglio del 2017, nel processo penale ordinario, anche il Tribunale Collegiale di Lamezia Terme (Presidente la dottoressa Maria Teresa Carè), dopo un lungo dibattimento, aveva assolto Fedele perché il fatto non sussiste. Esito decisorio confermato poi dalla Corte d’Appello con sentenza oggi passata in giudicato.
Viva soddisfazione è stata espressa dagli avvocati Zofrea e Iacopino al termine della lettura del dispositivo: «Siamo di fronte all’ennesima pronuncia assolutoria deliberata dal Tribunale di Catanzaro, che si somma alle precedenti decisioni di merito dei giudici catanzaresi e lametini e, quanto al procedimento di prevenzione, anche alla sentenza della Suprema Corte; per il Fedele si tratta di una lunga e interminabile via crucis che si spera, oggi, possa finalmente trovare il suo definitivo epilogo liberatorio».

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