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Comune "asservito" alla Caronte, le accuse a Siclari e ai manager

Nelle carte della Procura di Reggio le dichiarazioni di un pentito del clan Bertuca. Appalti agevolati dai dirigenti dell’amministrazione in cambio delle assunzioni di parenti. Sconti in sala ricev…

Pubblicato il: 18/12/2019 – 10:05
Comune "asservito" alla Caronte, le accuse a Siclari e ai manager

REGGIO CALABRIA Sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Cristiano ormai ex affiliato alla cosca Bertuca, a far partire le indagini circa il progetto per la riorganizzazione dell’area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione  della società Caronte & Tourist. L’inchiesta “Cenide” della Dda di Reggio Calabria condotta dai carabinieri che ha portato all’arresto del sindaco di Villa San Giovanni e di due manager della Caronte, oltre che di dipendenti comunali e professionisti. Dalle indagini, coordinate dai pm distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso, è emersa, come figura centrale quella dell’ingegnere Francesco Morabito, responsabile del Settore tecnico urbanistico del Comune di Villa. Morabito si sarebbe direttamente interessato della vicenda della biglietteria nella quale sarebbero coinvolti Antonino Repaci e Calogero Famiani, presidente del Cda e Ad della società e un altro dipendente comunale, Giancarlo Trunfio, agevolando la realizzazione dei lavori. In particolare, in cambio della promessa di assunzione del figlio di Trunfio da parte della Caronte e Tourist, Morabito e Trunfio avrebbero adottato un provvedimento illegittimo per consentire alla società la rapida realizzazione dell’opera in assenza di un titolo edilizio. Repaci si sarebbe anche mosso con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, per assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la società aveva progettato i lavori che tuttavia era di proprietà Anas. Dalle indagini è emerso anche un altro caso di corruzione con protagonista Morabito che avrebbe agevolato l’iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore della ristorazione e gestore della sala ricevimenti “Villa Chiringuito” di località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò in cambio di cene gratuite o con rilevanti sconti per sé e per altri. Sempre Morabito avrebbe indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della riqualificazione del lungomare in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neolaureato in ingegneria. Con le medesime modalità Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, avrebbe anche turbato la gara per fare aggiudicare alla Cooperativa Sociale Pandora gli appalti relativi al servizio di pulizia del Municipio negli anni 2014 e 2016. Morabito avrebbe concordato con i rappresentanti della coop la presentazione dell’offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo preventivamente l’aggiudicazione dell’appalto. In questo caso la contestazione è aggravata dalle modalità mafiose, perché Cristiano, all’epoca dei fatti, apparteneva alla cosca di ‘ndrangheta Bertuca, operante nel mandamento di Reggio Calabria.

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