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La Caronte, il sindaco e l'ingegnere: i padroni di Villa San Giovanni

La Procura di Reggio scardina un sistema fatto di favori, assunzioni telecomandate e scorciatoie amministrative. Per il primo cittadino Siclari (già sospeso dal prefetto) posti di lavoro e consenso…

Pubblicato il: 18/12/2019 – 13:47
La Caronte, il sindaco e l'ingegnere: i padroni di Villa San Giovanni

di Alessia Candito
VILLA SAN GIOVANNI
«Un quadro desolante» basato sul «do ut des» che diventa metodo, pietra angolare di un sistema. Non è una semplice storia di malaffare quella che viene fuori dall’indagine “Cenide” (qui i particolari), che ha travolto l’amministrazione di Villa San Giovanni e gli alti papaveri di Caronte&Tourist, la holding presente in città da oltre cinquant’anni, di fatto monopolista dell’attraversamento dello Stretto.
È la fotografia – hanno portato alla luce nel corso dell’indagine i carabinieri nel corso dell’indagine – di un sistema marcio, in cui norme e procedure spariscono di fronte al “favore”, elevato a regola.
IL MONDO DEL DO UT DES Un mondo di cui beneficiavano amministratori, come il sindaco Giovanni Siclari – fermato ieri in Municipio, finito ai domiciliari e già sospeso dal prefetto di Reggio Calabria – ma anche i vertici di Caronte&Tourist, a partire dal presidente Nino Repaci e dall’ad Calogero Famiani, ai domiciliari anche loro. E poi piccoli e grandi imprenditori, professionisti, funzionari, persino politici formalmente di schieramento opposto, ma pronti a deporre le armi in cambio di “una grazia”. In quattro – gli architetti Tindara Orsina e Antonio Artino, più gli ingegneri Alessandro Taverriti e Marco Morabito – sono stati destinatari della misura cautelare dei domiciliari, molti di più sono gli indagati, in parte raggiunti dall’interdizione dall’esercizio di pubblici uffici o servizi per 12 mesi o dall’interdizione alla professione.
IL RE DELLA BANCA DEI FAVORI Al centro del sistema, l’ingegnere Franco Morabito, finito in carcere insieme al suo braccio destro, il geometra Giancarlo Trunfio. Per gli inquirenti, era lui il vero padrone del settore Urbanistica, che grazie a Trunfio è riuscito ad amministrare secondo il proprio personalissimo metodo anche durante la sospensione dettata dalla legge Severino, per una condanna per abuso d’ufficio. Dettagli per Morabito, che – quale che fosse il colore politico dell’amministrazione e il sindaco che la guidava – ha sempre amministrato da reuccio il suo feudo e gestito con oculatezza il capitale di favori chiesti, offerti o regalati, per legare a sé cordate di professionisti o politici. Un ruolo non casuale.
ACCUSE DI MAFIA, MA IL GIP DICE NO Per il pentito Vincenzo Cristiano, Morabito era in tutto e per tutto l’uomo dei Bertuca all’interno dell’amministrazione, e sulla base di riscontri, episodi, frequentazioni e persino l’appalto regalato alla cooperativa Pandora dei cugini del boss Bertuca, anche i pm Ignazzitto e Gelso ne erano convinti. Per il gip però gli elementi raccolti non sarebbero sufficienti, dunque si è limitata a riconoscere l’aggravante mafiosa per un singolo episodio di turbativa d’asta. «Ma valuteremo l’appello», annuncia Bombardieri.
ATTITUDINE SERIALE Anche perché dalle indagini emerge in modo cristallino come “l’Ingegnere” fosse il vero dominus del settore Urbanistica e dell’Ufficio tecnico. Dal semplice cittadino alla Caronte&Tourist, tutti dovevano passare dal “re” dell’Urbanistica, Francesco Morabito. E concedere favori, regali, sconti, assunzioni, consulenze a professionisti di sua fiducia, incluso il figlio neolaureato ma subito arruolato per un lavoro. In cambio lui elargiva concessioni non dovute firmava permessi, autorizzazioni, dava per buone deroghe, assegnava gare, ne prometteva altre, invitando personalmente gli imprenditori e dando precise istruzioni su come presentarsi organizzava persino il maquillage necessario per dare a tutto una parvenza di legalità.
L’AFFAIRE CARONTE Per Caronte&Tourist invece non si è neanche preoccupato troppo di mettere in fretta le carte a posto, né la holding ha aspettato che ci fossero tutte le pezze necessarie per procedere ai lavori. La stagione estiva era alle porte e sul piazzale era necessario procedere con gli interventi necessari per mettere i telepass, spostare la biglietteria, modificare marciapiede e cordoli che organizzano le code. Peccato che quel piazzale fosse di Anas e che Caronte&Tourist abbia iniziato i lavori senza uno straccio di autorizzazione. Ma i vertici non si sono posti il problema. Del resto, documentano le conversazioni intercettate dai carabinieri, erano già in corso le trattative per mettere tutto a posto. Non politiche, ovviamente. Ma corruttive.
DUE ASSUNZIONI A TE, UN PERMESSO A ME. PIÙ BONUS «Ehm va bè… non ti allargare» raccomanda il presidente del cda Nino Repaci a Morabito. Argomento? Per gli investigatori il “pagamento” necessario per legittimare ex post quei lavori totalmente abusivi. Una transazione chiusa con l’assunzione del figlio del suo storico braccio destro, il geometra Trunfio, con il beneplacito dell’ad Famiani. E senza che nessuno si stupisse troppo. Al contrario. « Nessuno deve dire grazie, è uno scambio diciamo – pontifica la moglie del geometra – perché Giancarlo potrebbe …non chiudere un occhio, ha chiuso dieci ne ha chiuso e loro lo sanno. E quindi è una cosa, come si dice Carmen, è un compromesso, cioè io a te e tu a me!». E la sorella approva e completa: «Do ut des».
A TU PER TU CON IL SINDACO Ma Repaci non si è affidato solo a Morabito, si è mosso anche sul piano politico, andando a bussare direttamente alla porta del sindaco Giovanni Siclari. In cambio dell’autorizzazione necessaria per legittimare quei lavori, al primo cittadino ha concesso un’assunzione su sua indicazione e 8mila euro di contributo per attività culturali del Comune. Una carta che Siclari ha giocato per accrescere il proprio margine di manovra in Consiglio, offrendo quel posto al figlio della consigliera di minoranza Lina Vilardi, che – guarda caso, notano gli investigatori – si è astenuta quando l’opposizione ha fatto barricate contro la curiosa convenzione per l’utilizzo del piazzale che il sindaco ha portato in Consiglio già firmata da Anas e pronta per l’approvazione. Per il gip, Siclari, ha anche ricevuto «un ritorno in termini di consenso politico-elettorale» dagli «illeciti rapporti di cointeressenza» con il presidente del Cda di Caronte&Tourist. Un’ombra, quella della holding del mare, che per decenni ha più o meno velatamente pesato sulle amministrazioni. (a.candito@corrierecal.it)

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