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«Noi non mandiamo a casa nessuno, al massimo facciamo un licenziamento»

Gli investigatori, nello stralcio di informativa citata nelle carte, ritengono «doveroso segnalare» che fra i dipendenti della Caronte ci siano anche due nipoti del consigliere

Pubblicato il: 18/12/2019 – 22:05
«Noi non mandiamo a casa nessuno, al massimo facciamo un licenziamento»

VILLA SAN GIOVANNI Al presidente del Cda di Caronte&Tourist, Nino Repaci, il dibattito politico non piace. O meglio non ha gradito per nulla quello che nel Consiglio Comunale di Villa si è innescato proprio sui lavori che la holding del mare ha eseguito senza uno straccio di autorizzazione sul piazzale “Agip” di proprietà di Anas.
Nonostante i buoni uffici del sindaco Giovanni Siclari da una parte e dell’Ingegnere Francesco Morabito dall’altra, entrambi impegnati – è emerso dall’inchiesta che li ha travolti – nel mettere carte e voti a posto, più di qualcuno dalla minoranza si è indignato, ha preso posizione e soprattutto ha chiesto spiegazioni. Primo fra tutti, il consigliere della lista “Impegno in Comune”, Mimmo Aragona.
Vecchio democristiano, ex sindaco ed ex assessore alla Sanità, è uno dei più rumorosi fra i banchi della minoranza. E lo è anche sui lavori che la Caronte sta eseguendo nel piazzale, così come sulla possibilità che l’installazione di telepass e biglietterie automatiche comporti anche il licenziamento di personale.
«C’è stato casino in Consiglio. Mimmo Aragona ha fatto casini in Consiglio!» soffia subito Morabito a Repaci. Il presidente del cda di Caronte&Tourist, ne è al corrente e ne è infastidito, ma non sembra preoccupato. «Mi ha detto soltanto che noi facciamo questi lavori per licenziare le persone – riferisce a Morabito – Noi non licenziamo nessuno (accenno di risata n.d.r.) Facciamo un…inc… un licenziamento, comunque… inc… guarda: “Ti pago quanto prendevi adesso sino all’arrivo della pensione” Quanta gente abbiamo a bordo, decine e decine di persone».
La conversazione non è chiara, in parte per il linguaggio criptico con cui Repaci è abituato ad esprimere, in parte per gli “incomprensibile” di cui è costellata. E se sia da intendere come una velata minaccia il gip non lo dice. Ma gli investigatori, nello stralcio di informativa citata nelle carte, ritengono «doveroso segnalare» che fra i dipendenti della Caronte ci siano anche due nipoti del consigliere, Piergiuseppe e Filippo. (ale.ca.)

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