di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Resti di vita e di reati, non lande desolate ma terre di nessuno. Siamo nell’area industriale “Benedetto XVI”, più nota come area ex Sir, location dove negli ultimi decenni sono morti lentamente tutti quei sogni, più simili a utopie, che proiettavano la città della Piana (ad essere) fra le più importanti del Sud e del Paese, grazie ad uno sviluppo economico ed industriale che, di fatto, non c’è mai stato. O per lo meno con numeri nettamente ridimensionati rispetto alle ipotesi iniziali. A fornire un’istantanea di quel sogno andato in frantumi, rimangono solo i resti di un disegno forse troppo audace. Come il noto pontile di cemento armato che corre – in tutta la sua decadenza – dalla spiaggia fino al mare per alcune centinaia di metri. E poi, ad aggravare ulteriormente l’equilibrio ambientale ormai compromesso, ci sono rifiuti abbandonati sul litorale e nella pineta circostante, lastre di eternit ed edifici abbandonati. E ancora le tante imprese che chiudono periodicamente e, soprattutto, le preoccupanti quanto continue violazioni di quelle norme e quei principi che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto tutelare un’area protetta da vincolo paesaggistico e ambientale. Circostanza, quest’ultima, a suo modo ulteriormente significativa, un’area a sviluppo industriale con un vincolo paesaggistico, cose italiane ed ancor di più calabre. Il tutto in un sostanziale disinteresse della classe politica locale e regionale (almeno fino alla presentazione di quella che si rivelo un’altra chimera, costruire proprio li un autodromo).
WATERFRONT E PORTO TURISTICO Ad accendere ora i riflettori sull’area ex-Sir è il (nuovo) progetto “Waterfront Porto turistico”, il cui protocollo è stato presentato ad agosto alla Cittadella regionale, e oggi proprio a Lamezia. Tra i “registi” del progetto, LameziaEuropa spa e il suo presidente, Leopoldo Chieffallo, ma che registra la collaborazione della Regione Calabria, il Comune di Lamezia Terme, il Corap, la direzione generale Compartimento Calabria dell’Anas, la Fondazione Mediterranea Terina e infine anche la Provincia di Catanzaro ma, soprattutto, la COIPA International, gruppo che raccoglie tutti gli investitori privati e guidato da Vito Favorito Sciammarella, calabrese e originario di Paola.
I COSTI Un sogno costoso oltre che ambizioso. Sul tavolo ci sarebbero tra i 400 e i 500 milioni di euro, mentre un primo e reale progetto preliminare sarà presentato non prima del 30 aprile 2020. Nel frattempo ci saranno da definire i dettagli, alcuni non di poco conto come l’acquisizione di alcuni terreni dell’area ex-Sir di proprietà della “Bioteknical spa”, società peraltro in liquidazione. Attorno al Porto e alla darsena per servizi portuali, anche diverse strutture tra le quali un centro polisportivo, un impianto di Surf Lagoon, un acquapark, il centro della realtà aumentata “Carlo Rambaldi” oltre che un centro di innovazione tecnologica e l’international school. Un progetto, insomma, che mira a fare di Lamezia e della Calabria uno dei punti nevralgici del turismo del Mediterraneo.
I DUBBI E I RISCHI AMBIENTALI Ma i dubbi restano, e sono tanti. A cominciare dalle tempistiche. Difficile, allo stato attuale, ipotizzare quando partiranno i lavori, ancor più complicato intravederne la fine. Nel mezzo le incertezze legate alla salvaguardia del territorio e all’incidenza sull’ecosistema che i manufatti – quelli che rientrano nel progetto – possano avere, come edifici o strade di collegamento. A cominciare dai tanti canaloni che – dalla montagna circostante e dal fiume Amato – corrono fino al mare e il litorale interessato dal progetto. Ancora più incerti, poi, gli studi e i rilievi batimetrici, ovvero quelli che riguardano la conoscenza dell’andamento morfologico del fondale marino e lacustre, necessari (come in questo caso) alla progettazione ed al monitoraggio delle opere marittime e fluviali, nei dragaggi e ripascimenti e negli studi per l’erosione delle coste. Senza considerare che una gigantesca struttura turistica non potrebbe, ovviamente, condividere spazio e “aria” con le attività di stoccaggio e trattamento dei rifiuti che nell’area ex Sir sono da tempo una delle attività più significative. LameziaEuropa – dal canto suo – al Corriere della Calabria ha detto che vigilerà costantemente.
LE ASSOCIAZIONI Preoccupate le associazioni del territorio come Costa Nostra, gruppo di giovani attivo ormai da anni per la sensibilizzazione della comunità sulla salvaguardia di quei territori compresi tra il litorale di Falerna e quello di Curinga. «L’idea è quella di un’area pensata per il lusso, per i turisti stranieri senza pensare ai rischi ambientali e alla salvaguardia di un territorio di per sé già tutelato e per questo in costante pericolo. Noi siamo pronti a far sentire la nostra voce in ogni sede».
OLIVERIO E MASCARO Soddisfatto il governatore regionale Mario Oliverio. E alla domanda se non si tratti solo di una trovata elettorale, risponde così: «Sono programmi sui quali stiamo discutendo da due anni, non sono invenzioni dell’ultima ora». Per il primo cittadino di Lamezia, Paolo Mascaro, che ha fatto del progetto del Porto Turistico uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, si tratta di una grande opportunità: «tutti i partecipi e i protagonisti di questa avventura siamo d’accordo. Tutti insieme perché si possano portare avanti tutte quelle attività propedeutiche alla realizzazione del porto». (redazione@corrierecal.it)
https://youtu.be/OMxtgmn0aTs
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