CATANZARO Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri cita qualche numero per rendere chiara la portata dell’operazione. Lo fa ai microfoni di Buongiorno Regione, trasmissione della Tgr Calabria. E spiega che la monumentale ordinanza di custodia cautelare «conta 250 pagine di capi d’imputazione e 13.500 pagine» in totale. Gli altri particolari offerti sono ormai una costante nelle operazioni antindrangheta: «Quindici milioni di beni sono stati sequestrati in tutta Italia. Si tratta soprattutto di azienda – spiega il magistrato – che facevano riciclaggio di denato di provenienza illecita». Al centro di un’inchiesta iniziata nel 2016 il clan Mancuso di Limbadi: «Una ‘ndrangheta di serie A – continua Gratteri –. Si tratta di una famiglia importante, che si relaziona anche con professionisti, con gente appartenente ai quadri della pubblica amministrazione». E anche sull’aspetto del coinvolgimento dei colletti bianchi, il procuratore ha le idee chiare: «Non parlerei più di corruzione dei colletti bianchi, ma di professionisti organici alle cosche».
«È la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo – ha aggiunto poi Gratteri -. Abbiamo disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo ma ha interessato tutte le regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia». «È stato un grande lavoro di squadra – ha sottolineato – fatto dai carabinieri del Ros centrale, di quello di Catanzaro, e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3.000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria».
Solo pochi giorni fa, il neoprocuratore di Vibo che si è insediato ieri Camillo Falvo, salutando i colleghi della Procura di Catanzaro – dove per la Dda seguiva l’area di Vibo – aveva detto «ora o mai più». «Se era un riferimento a oggi? Anche», ha detto Gratteri.
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