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RINASCITA | «“Grandi” della ‘ndrangheta e “grandi” della massoneria». Pittelli cerniera tra i due mondi

Il ruolo dell’avvocato ed ex parlamentare. Le visite al boss Mancuso latitante. I favori per gli esami universitari della figlia del capoclan. E la sua posizione nel mondo di mezzo tra clan e “grem…

Pubblicato il: 19/12/2019 – 12:20
RINASCITA | «“Grandi” della ‘ndrangheta e “grandi” della massoneria». Pittelli cerniera tra i due mondi

di Pablo Petrasso
CATANZARO
«L’apporto dell’avvocato non è riducibile a una partecipazione esterna» agli interessi della cosca Mancuso. La chiosa del Gip distrettuale di Catanzaro sul ruolo di Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia e notissimo legale, è dura.
Per i magistrati antimafia «la messa a disposizione di Pittelli nei confronti di Luigi Mancuso (ma anche di Saverio Razionale, di altri esponenti della ‘ndrangheta reggina e via discorrendo) è costante e sistematica» e non legata a situazione particolari. L’avvocato avrebbe «condiviso la modalità di conduzione della cosca, aderendo alla “politica gestionale” di Luigi Mancuso», potente boss di Limbadi.
Il suo ruolo nella massoneria, poi, ne farebbe un tramite verso altri mondi, «in quella particolare frangia di collegamento con la società civile, rappresentata dal limbo delle logge coperte». L’ex senatore di centrodestra è iscritto al Goi e avrebbe messo sistematicamente a disposizione dei criminali «il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale». Lo stesso legale non smentisce questo ritratto quando, in un’intercettazione durante un incontro del giugno 2018 con Luigi Mancuso, ammette: «Noi santi non siamo, ti devo dire la verità». O quando, dopo un ulteriore riunione con il boss, dice al suo interlocutore: «Mi ha voluto far incontrare i fratelli».

Il grembiule massonico trovato nel corso delle perquisizioni

I “GRANDI” DELLA ‘NDRANGHETA E I “GRANDI” DELLA MASSONERIA Per la Dda di Catanzaro, il «coacervo di relazioni tra i “grandi” della indrangheta calabrese e i “grandi” della massoneria», professionisti «ben inseriti nei contesti strategici (giudiziario, forze armate, bancario, ospedaliero e via dicendo)», è la rappresentazione perfetta «del pactum sceleris in forza del quale» il legale si sarebbe «legato stabilmente al contesto di “’ndrangheta massona”, stabilmente a disposizione dei boss (e dunque delle sfere più alte della consorteria) alla “mammasantissima” e al “Crimine” dei Mancuso». Secondo quanto dichiarato dal pentito Cosimo Virgiglio, «Pittelli aveva una doppia appartenenza, una “pulita” con il Goi (Grande Oriente d’Italia) del distretto catanzarese e poi una loggia coperta, “sussurrata”; lui aveva rapporti con quelli della loggia di Petrolo di Vibo».
GLI INCONTRI CON IL LATITANTE L’avvocato, secondo quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare, «ha sovente manifestato un vero e proprio bisogno di incontrare Luigi Mancuso, recandosi nei suoi nascondigli anche nel periodo della sua irreperibilità» e adottando, per incontrarlo, «tutte le cautele tipiche degli altri componenti della consorteria». Modalità di incontro «tipiche dell’associato alla ‘ndrangheta e non di un avvocato, che pure è stato senatore della Repubblica italiana». Pittelli chiama Mancuso «con il nome di battesimo» e «ostenta sicurezza nei suoi rapporti con il boss».
I FAVORI PER I BOSS I suoi rapporti «con i capi della ‘ndrangheta» simboleggiano «la sua collocazione in alto grado della massoneria». Qualche esempio. Mancuso si rivolge all’avvocato «perché aiutasse la figlia a superare un esame universitario perché Pittelli mettendo a disposizione del boss (e della figlia del boss) la sua “amicizia” con il Rettore dell’Università di Messina». Il boss Razionale faceva riferimento a lui «per far sì che il figlio, medico a Roma, potesse inserirsi al policlinico “Gemelli». E ancora Mancuso «chiedeva di intercedere presso la Regione Calabria per il trasferimento di un direttore delle Poste legato ai Piromalli (per cui si faceva anche latore di imbasciate su Cutro)». Una banca dei favori. «L’avvocato – riporta il Gip – era un porto sicuro per tutti questi affari». La vicinanza con Luigi Mancuso, quasi una forma di rispetto, si evincerebbe anche da una serie di telefonate «in cui l’avvocato elogia Mancuso per il suo carattere, il suo carisma, affermando in più di una occasione che la sua presenza sul territorio “da uomo libero” assicura gli equilibri e garantisce la pax mafiosa».
GLI OBBLIGHI (ANCHE ECONOMICI) Il legame appare strettissimo. Anche sul piano economico: in un affare che vede coinvolto il legale, è proprio il boss a «“rammentargli l’obbligo di corrispondere una parte del denaro allo stesso Mancuso». Anche questo, per il Gip, segnala «la condizione di sottoposizione del Pittelli a Luigi Mancuso» e «la condizione di obbligo a cui è tenuto il Pittelli nei confronti del capo che gli impone di versare una parte dei proventi dei suoi affari alla consorteria».
IL TORNACONTO TRA POLITICA E SPERANZA DI UNA NOMINA AL CSM In sostanza, tira le somme il giudice, l’ex senatore di Forza Italia «mette a disposizione le sue conoscenze in Italia e all’estero per consentire il radicamento e la forte penetrazione della ndrangheta in ogni settore della società civile: nelle università, negli ospedali più rinomati, all’interno dei servizi segreti, nella politica, negli affari nelle banche». Con un obiettivo: «Ottenere un ritorno nel proprio interesse». Vale a dire «le nomine nei grossi processi», un «avanzamento in politica», nonché doni «molto costosi, come gioielli di lusso». Nell’ordinanza si parla anche di un contatto di Pittelli con Lorenzo Cesa, europarlamentare e segretario dell’Udc, «tramite il quale sperava di poter ottenere una sponsorizzazione per l’elezione a membro laico del Csm». A definire il ruolo di Pittelli sono anche i pentiti. «So per certo – mette a verbale ad agosto 2016 Andrea Mantella – che l’avvocato è un massone che si prestava a fare favori ai suoi assistiti e a soggetti diversi… Razionale mi disse che Pittelli era un “amico” e lo definiva “uno dei nostri”» ma «io lo sapevo già prima…e su ciò non ho dubbi». (p.petrasso@corrierecal.it)

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