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RINASCITA | «In giacca e cravatta» come manager. La (nuova) politica economica del boss

Razionale punta a espandere i propri affari mantenendo «il basso profilo». I manager “rubati” ai grandi gruppi e i negozi a Roma. La strategia del capo che aspetta la pensione e vuole «i denari». «…

Pubblicato il: 22/12/2019 – 8:42
RINASCITA | «In giacca e cravatta» come manager. La (nuova) politica economica del boss

di Pablo Petrasso
CATANZARO
«Io vengo da esperienze brutte e lo so come funziona. Puoi prendere milioni di euro ma rischi di farti arrestare. Ci dobbiamo mettere giacca e cravatta e senza lavorare, ma quando cazzo lo capisci? Noi dobbiamo essere gente di finanziaria». Poche, ma chiarissime, parole riassumono la nuova politica economica del boss Saverio Razionale. È un trattato sulle nuove mafie: ben vestite, invisibili, efficienti. E pronte a espandersi. L’idea del capo clan di San Gregorio d’Ippona è quella di portare le proprie attività a Roma. Lo ha già fatto, per la verità, dopo il provvedimento di confisca che gli è stato recapitato nel settembre 2015 sugli sviluppi di una condanna per associazione mafiosa. Nella Capitale, secondo la Dda di Catanzaro, Razionale gestisce, insieme al suo braccio operativo Antonino Delfino, la “Mother Holding srl”. Ne ha abbastanza di soggiorni in carcere: la sua strategia criminale – riassumono i magistrati antimafia – è cambiata «al fine di lucrare il massimo esponendosi il meno possibile». Indispensabile mantenere «il basso profilo» ed effettuare investimenti «dietro mentite spoglie».

Saverio Razionale

I NEGOZI A ROMA. E «MILANO CI ASPETTA» Razionale impiega «ingenti capitali in contanti per ottenere profitti» che gli permetteranno di «rafforzare la propria capacità di essere il capo dell’associazione insistente sul Vibonese», di «mettere a disposizione degli affiliati provviste di denaro» e di «investire in operazioni illecite» sia in Calabria che nella Capitale. Tra Roma e San Gregorio d’Ippona il boss si muove grazie a un gruppo di persone «di conclamata caratura criminale». Le ambizioni del capo sono alte. Quando si tratta di «fare i negozi», dice a Delfino che le varie attività «in cui avrebbero investito sarebbero state in tutta Italia, da Vibo Valentia a Milano, Roma, indicando esattamente i locali da rilevare». «Milano ci aspetta – dice Razionale –, ce ne vogliono altri a Roma (…) a via dei Coronari». Il controllo viene esercitato sia sulle prospettive di allargamento del business che sulla scelta delle persone da assumere. È il caso – appunta il Gip distrettuale di Catanzaro – di un dipendente «con esperienza nel gruppo Tod’s, che avrebbero assunto nella fabbrica di produzione di scarpe della società “Ame Delan”».
Come farebbe ogni uomo d’affari che si rispetti, Razionale si confronta «sull’ambito commerciale» per conoscere (ed eventualmente prendere spunto) le strategia delle altre imprese. Ne è la prova, secondo i pm antimafia, una conversazione registrata nei pressi del gazebo antistante il bar dell’Hotel Crowne Plaza di Roma nella quale il boss si confronta con Tonino Stranges («quest’ultimo – si legge nell’ordinanza – legato alla cosca di ‘ndrangheta lametina dei Giampà e, più direttamente, al capo Vincenzo Bonaddio per il quale si rese prestanome di attività») alla presenza dell’avvocato Francesco Stilo, arrestato nel maxi blitz contro le cosche del Vibonese. La moglie di Stranges è «intenzionata ad avviare un’attività commerciale a Cosenza»; il colloquio serve agli interlocutori per confrontarsi e ai magistrati per provare il diretto coinvolgimento del boss di San Gregorio d’Ippona nelle attività commerciali di Delfino.
«LA PENSIONE? MI NASCONDO UN MILIONE» Razionale pensa alla propria pensione («me la faccio se non la prendo, mi nascondo un milione di euro e me ne frego») e alle attività iniziate, per le quali dice di aver finanziato l’acquisto dei macchinari. I beni mobili gli importano poco, «non è più interessato alle “pietre”», più aggredibili dallo stato, «ma ai denari: “Io voglio i denari… i denari voglio”», spiega in un’altra telefonata intercettata. Vuole solo accumulare soldi: «Lo sai quando sono tranquillo? Quando noi abbiamo il bottino e non lavoriamo più, che non c’è nessuna attività e passeggiamo, lì sono l’uomo più felice del mondo».
Per il momento, però, c’è da lavorare. E da fare concorrenza ai marchi più importanti. Il boss, in effetti, evidenza come il loro gruppo fosse al livello di ogni altra azienda, «potendo copiare tutti i modelli di scarpe e di borse e con il quid pluris rappresentato dalla capacità di garantire l’intera produzione in Italia e la totale artigianalità del prodotto». Il tutto senza fare rumore, «in giacca e cravatta». Invisibili e ricchissimi, con un milione di euro da parte per garantirsi una vecchiaia senza affanni dopo una vita passata a depredare il territorio. (p.petrasso@corrierecal.it)

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