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Nomina del dg della Provincia di Crotone, Barberio chiede il ritiro

Il consigliere provinciale del Pd contesta le scelte del presidente facente funzione, dello stesso partito ma su posizioni diverse

Pubblicato il: 03/01/2020 – 11:16
Nomina del dg della Provincia di Crotone, Barberio chiede il ritiro

di Gaetano Megna
CROTONE Ci sono “vizi di legittimità e di merito” nella procedura della proposta di nomina del direttore generale alla Provincia di Crotone e Antonio Barberio, consigliere provinciale del Partito democratico, ne chiede il ritiro in autotutela. La richiesta è stata avanzata con una lettera inviata al presidente facente funzioni dell’ente intermedio e per conoscenza al segretario generale e ai revisori dei conti. Nel documento Barberio evidenzia che «la facoltà della nomina di un direttore generale sia legittimamente consentita», ma «la stessa appare priva delle indispensabili e puntuali ragioni giustificative», tenendo conto «dell’onere finanziario posto a carico dell’ente pubblico».
Secondo quanto scrivono i sindacati la nomina del direttore generale costerebbe circa 100.000 euro. Il presidente facente funzione, Giuseppe Dell’Aquila, avrebbe dovuto, quindi, «secondo un criterio di ragionevolezza”, tenere conto di questo aspetto, soprattutto perché «a guidare l’ente è un presidente facenti funzione con un orizzonte temporale di mandato molto ridotto». Dell’Aquila, quindi, ha «un orizzonte temporale limitato», per cui non avrebbe dovuto assumersi la responsabilità della nomina di un direttore generale. Proseguendo, Barberio contesta nel merito «le ragioni adottate» da Dell’Aquila con il provvedimento.
Il presidente facente funzione per giustificare la decisione scrive nel suo decreto: «Recenti innovazioni legislative in materia di controlli interni e particolarmente quelli di prevenzione e repressione della corruzione e della complessità dell’organizzazione dell’ente». Sul termine recente Barberio ironizza, ricordando che la legge definita recente risale all’agosto del 2012 e quella sull’anticorruzione, la 190, sempre al 2012, mentre la «complessità dell’ente non esiste più in quanto “svuotato nei fatti delle funzioni dalle legge n. 56/2104, cosiddetta legge Del Rio». Sempre secondo Barberio, l’entrata in vigore della legge Del Rio «ha reso superfluo nominare il direttore generale residuando la possibilità di attribuire le funzioni, ai sensi del comma 4 dell’articolo 108 Tuel, al segretario genale che, a differenza del primo, è una figura obbligatoria in tutte le amministrazioni locali». E al posto di pensare alla nomina del direttore generale l’ente avrebbe dovuto indire il concorso per assumere dirigenti di ruolo «in quanto mancano in organico». Un altro aspetto che cozza con la normativa, sempre secondo il ragionamento del consigliere dem, è rappresentato dalla «durata di soli 10 mesi» dell’incarico proposto da Dell’Aquila in quanto l’articolo 19 del d.gs prevede che «un incarico dirigenziale deve avere una durata minima di tre anni». Barberio e Dell’Aquila hanno la stessa tessera di partito, ma i due sono su posizioni correntizie opposte e sostengono candidati diversi nella competizione elettorale in corso.

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