COSENZA Il sindaco Mario Occhiuto, nel corso della conferenza stampa di fine anno, aveva annunciato come i lavori a Palazzo Alimena (immobile comunale che si trova nel quartiere Santa Lucia) fossero stati ultimati e completati. La chiusura del cantiere proprio nel cuore del centro storico cosentino, non è passata inosservata agli attivisti del comitato Prendocasa e Piazza Piccola che nella notte tra il 3 e il 4 dicembre hanno occupato lo stabile. «Il 2020 inizia con una nuova occupazione – scrivono gli attivisti-. Sono alcune delle tante famiglie che vivevano in condizioni di estrema precarietà in abitazioni fatiscenti del centro storico, con sfratti esecutivi e di sovraffollamento, due diverse famiglie -per un totale di dieci persone- costrette a vivere entrambe in 30 mq e con alle spalle diversi anni di attesa per lo scorrimento delle graduatorie, di fatto bloccato. Nonostante il lungo percorso fatto in questa città per il diritto all’abitare, le istituzioni non sono ancora riuscite a dare risposte stabili e fuori dalle logiche emergenziali al disagio abitativo che colpisce ogni anno migliaia di persone che non riescono ad accedere o a mantenere un alloggio decoroso. Nel frattempo le istituzioni, a tutti i livelli, continuano a dare uno spettacolo pietoso e indecente esclusivamente teso a mantenere potere e poltrone, mentre non passa giorno senza notizia di un qualche saccheggio di risorse pubbliche che sarebbero dovute servire alla collettività anziché al tornaconto personale di politici, funzionari e amici degli amici. Da ultimo, in ordine temporale, lo “scandalo” che ha portato all’arresto del prefetto Galeone (ma non basterebbero dieci cartelle per elencarli tutti). E sono gli stessi soggetti che continuano ad agitare lo spettro della legalità ad uso (abuso) e consumo proprio, mentre centinaia di famiglie sono costrette ad una vita di privazioni e sacrifici e a dover rinunciare anche ad un alloggio dignitoso a causa di 30 anni di ruberie che hanno nomi e cognomi ma, ancora, nessun colpevole. Alla legalità dei vostri privilegi, contrapponiamo la legittimità dei nostri bisogni».
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