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Scandalo in prefettura, Falcone: «Speravo fosse tutto finito ma forse è solo l'inizio»

La presidentessa di Animed, in una intervista a La Repubblica, confessa i proprio timori dopo aver denunciato l’episodio che riguarda l’ex prefetto di Cosenza Paola Galeone. «È già partita la macch…

Pubblicato il: 04/01/2020 – 13:30
Scandalo in prefettura, Falcone: «Speravo fosse tutto finito ma forse è solo l'inizio»

COSENZA Sarà argomento per molti giorni e di sicuro, finché l’ex prefetto di Cosenza Paola Galeone, non si sottoporrà all’interrogatorio di garanzia l’unica versione dalla quale ricavare informazioni utili è quella di Cinzia Falcone. Oggi, la presidentessa di Animed, torna a parlare e lo fa attraverso una intervista al quotidiano La Repubblica. Come noto, le due, si sono incontrate in un bar per dividere i soldi di un fondo residuo che gli uffici prefettizi hanno a disposizione per l’organizzazione di eventi o di visite di organi ministeriali. Dopo aver ricevuto e accettato l’offerta, l’imprenditrice cosentina avrebbe vuotato il sacco agli agenti della Questura di Cosenza e da quel momento lo scandalo che ha travolto la funzionaria governativa è iniziato. Per il momento, l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità è costata all’ex prefetto della provincia di Cosenza, la sospensione dalla carica governativa oltre che la detenzione agli arresti domiciliari a Taranto. Alla giornalista Alessandra Zinitti, Cinzia Falcone racconta come i rapporti tra lei e il prefettura, non si limitassero soltanto agli eventi a sfondo sociale, ma anche di altro genere: in particolare la gestione del Cas di Camigliatello Silano.
«La mia associazione è punto di riferimento per un centro di accoglienza di migranti a Camigliatello e la prefettura mi ha invitato a collaborare per il lavoro che faccio con i ragazzi contro la violenza. Ne ero lusingata – spiega la Falcone nel corso dell’intervista -. Proprio per questo mi è crollato il mondo addosso quando mi sono sentita fare quella proposta indecente e con quale disinvoltura. “Non ti preoccupare, poi ti dico come fare, ci vediamo fuori”, mi ha detto. E poi in quel bar, mentre io sudavo freddo dalla tensione, mi rassicurava pure: “Serena, serena, respira. Perché sudi?”. Io vengo da una famiglia umile, sa, ma sono stata educata al valore dell’onestà. E ho fatto quello che andava fatto. Certo, ai ragazzi nelle scuole dico sempre: non è più tempo di girarsi dall’altra parte, bisogna scegliere da che parte stare. Ma poi quando tocca a te, accidenti quanto è difficile». Dell’intera vicenda, così per come riportato nell’ordinanza firmata dal gip Letizia Benigno, ci sono due aspetti sui quali con ogni probabilità Paola Galeone riferirà al giudice: l’appalto perso da Animed per carenza di requisiti tecnici ed un credito di 300mila euro vantato nei confronti della Prefettura sempre per l’attività di accoglienza dei migranti. Lavorano alla linea difensiva gli avvocati Nicola Carratelli e Franco Sammarco, mentre gli inquirenti acquisiscono informazioni utili a consolidare il quadro d’indagine acquisendo testimonianze e lavorando alla trascrizione della conversazione al bar avvenuta lo scorso 26 dicembre. Al quotidiano La Repubblica Cinzia Falcone affida anche le sue paure circa le possibili ripercussioni sulla denuncia fatta. «Adesso sono stremata e ho paura che questo mio gesto, del quale sono orgogliosa proprio per il profondo rispetto che ho dello Stato, mi si possa ritorcere contro. Io vivo e lavoro in una terra bellissima ma complicata come la Calabria, è già partita la macchina del fango su di me e sulla mia associazione che si occupa dell’accoglienza dei migranti e la Animed della lotta alla violenza contro donne e bambini».

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