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Dall'Europa agli Usa: gli affari della "'ndrangheta Spa" valgono 55 miliardi

Secondo l’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia, la cosche calabresi si sono trasformate in una vera società per azioni mettendo radici in oltre 30 Paesi nel mondo

Pubblicato il: 05/01/2020 – 18:54
Dall'Europa agli Usa: gli affari della "'ndrangheta Spa" valgono 55 miliardi

ROMA E’ considerata ormai da tempo la mafia italiana più pericolosa e potente del mondo, capace negli anni di mettere radici profonde non solo in Italia, ma in più di 30 Paesi esteri. “Locali” aperti in tutti e cinque i continenti, il monopolio del traffico di droga, una capacità crescente di infiltrare i circuiti economici legali, un fatturato che stime probabilmente approssimate per difetto collocano oltre i 55 miliardi: per mettere i bastoni tra le ruote della ‘ndrangheta Spa è ormai indifferibile una grande alleanza mondiale. Ed è proprio in questa direzione che va il nuovo progetto approvato dall’Interpol, I-Can, International Cooperation against ndrangheta e l’Italia è pronta a investire 4 milioni e mezzo di euro in tre anni. Ma non può evidentemente farcela da sola. Perché il “cancro” delle ‘ndrine ha sviluppato metastasi da San Luca ad Anversa, da Duisburg a Melbourne, passando per Europa dell’Est, Canada e Sud America. Un ‘marchio’ tristemente riconoscibile, un perverso franchising criminale. “Follow the money”, insegnava Giovanni Falcone. Ed è proprio seguendo i flussi finanziari che gli investigatori sono riusciti a ricostruire il percorso che la ‘ndrangheta ha battuto in questi anni.
SPAGNA Secondo l’ultima relazione della Dia il paese iberico è l’anello di congiunzione tra i clan calabresi e le organizzazioni criminali sud americane: qui arrivano fiumi di cocaina e di hashish; qui vengono riciclate enormi quantità di denaro; qui trascorrono latitanze più o meno dorate boss in fuga. Due anni fa ad Aguilas, nella comunità di Murcia, uomini incappucciati uccisero a colpi di arma da fuoco un esponente di vertice della famiglia Nirta-Scalzone. E sarebbe recente il patto di non aggressione tra ‘ndrine calabresi, clan di camorra e cosche di Cosa Nostra per tenere più basso il prezzo dello stupefacente.
FRANCIA La prima presenza della ‘ndrangheta oltralpe risale agli anni ’70 e là continua a costituire un polo d’attrazione per i clan: il “locale” di Ventimiglia svolge da sempre funzione di “‘camera di passaggio’ preposta al coordinamento operativo e strategico”. Le zone più sfruttate dalla criminalità organizzata italiana, arrivata alla seconda generazione, si trovano nella regione delle Alpi, in Provenza e in Costa Azzurra, dove vengono reinvestiti i capitali di provenienza illecita e dove trovano rifugio i latitanti. Tanti gli ‘ndranghetisti catturati in Francia, tra gli ultimi un membro del clan Barbaro-Papalia: aveva aperto una ditta di pulizie per condomini.
PAESI BASSI Altro crocevia strategico per il traffico internazionale di droga sono i con lo scalo portuale di Rotterdam: poco più di un anno fa un’operazione congiunta italo-olandese ha colpito le cosche Pelle-Vottari, Romeo e Giorgi di San Luca e Ietto-Cua di Natile: avevano investito ingenti somme di denaro in alcuni ristoranti che costituivano le basi di supporto logistico ai traffici di coca dall’America Latina. In Olanda la ‘ndrangheta sarebbe coinvolta anche nel traffico d’armi. Le indagini della Dia hanno documentato “la capacita’ della ‘ndrangheta di operare agevolmente anche in
SVIZZERA E GERMANIA Attraverso cellule in grado di riprodurre in modo fedele lo schema organizzativo ed il modus operandi dei sodalizi d’origine ma è la Germania ad attirare storicamente le mire espansionistiche delle organizzazioni mafiose di matrice italiana: la ‘ndrangheta, in particolare, ha saputo esportare il proprio modello delinquenziale, ‘clonando’ le strutture del territorio di origine. La strage di Duisburg, dodici anni fa, svelò drammaticamente al mondo una realtà che gli investigatori già conoscevano ma negli anni successivi si sono moltiplicate le prove dell’esistenza di locali e di centinaia di affiliati in diversi Lander e sono state ricostruite le strategie del narcotraffico, del riciclaggio e del reimpiego di beni di provenienza illecita nel settore immobiliare e della ristorazione.
CANADA La prima apparizione della ‘ndrangheta nel Paese risale addirittura agli anni ’70 e già negli anni ’90 erano diventati evidenti i collegamenti operativi tra le cosche calabresi (il cosiddetto ‘Siderno Group’) e gli omologhi sodalizi stanziati nella regione di Toronto: quest’ultimi hanno focalizzato i propri interessi nel gioco d’azzardo, nell’usura, nelle estorsioni. E il riconoscimento giudiziario, simbolicamente importante, dell’esistenza della ‘ndrangheta e’ arrivato poco meno di un anno fa, quando la Corte Superiore di Giustizia dell’Ontario ha condannato un sodale della famiglia Ursino ad 11 anni e mezzo di reclusione per traffico di stupefacenti. In Messico, i cartelli della droga – sempre più frazionati in mini organizzazioni – secondo gli analisti della Dia hanno stabilito “solidi canali di collegamento con esponenti della criminalità calabrese, campana e siciliana”. E, ha sottolineato lo stesso procuratore nazionale antimafia, “vedono nella ‘ndrangheta un protagonista al loro stesso livello”.
COLOMBIA Lo stesso vale per il maggior produttore mondiale di cocaina, dove la ‘ndrangheta, “potendo contare su una rete strutturata di affiliati distribuiti sui principali porti internazionali, ha dimostrato di essere in grado di tenere contatti con le organizzazioni locali per la gestione dei grandi traffici di stupefacenti”.
ARGENTINA E VENEZUELA Territorio di transito e di stoccaggio della cocaina e, in misura minore, della marijuana e dell’eroina ed e’ più che probabile che le ‘ndrine abbiano assunto un ruolo sempre più importante proprio in virtù del grande credito acquisito presso i principali cartelli del narcotraffico.
BRASILE E AUSTRALIA Qui risultano insediamenti di ‘ndrangheta da almeno una quarantina d’anni, con cosche del calibro dei Morabito, dei Piromalli, dei Commisso e dei Pelle e dei Maesano tra Rio de Janeiro, San Paolo e Fortaleza. Nel Paese dei canguri la ‘ndrangheta si conferma come la principale organizzazione mafiosa italiana presente, con una serie di omicidi risalenti addirittura agli anni tra le due guerre mondiali. Anche in questo caso, il core business e’ rappresentato dal traffico di stupefacenti, ma con il tempo sono cresciuti e si sono consolidati interessi nei settori dei trasporti, dell’edilizia, della ristorazione e dell’agricoltura. Tra i gruppi più attivi, con radici in tutti gli Stati, i Papalia-Sergi-Barbaro, gli Alvaro e i Giorgi-Morabito-Barbaro.
AUSTRIA E ROMANIA In questi Paesi tracce sempre più consistenti della presenza di ‘ndrine sono state rilevate negli ultimi tempi in (dove l’interesse delle cosche sembra essere forte soprattutto per il gioco illegale) e cresce anche l’appeal della Repubblica Slovacca: le indagini sull’omicidio del reporter Jan Kuciak, avvenuto a Bratislava nel febbraio 2018, hanno fatto emergere gli appetiti delle cosche per i fondi europei per l’agricoltura, assegnati in quello Stato. Appetiti confermati anche con gli arresti, eseguiti nell’ambito dell’operazione “Picciotteria 2”, di soggetti collegati alle cosche di Africo e di Bova Marina.
MALTA E USA Qui tra le diverse organizzazioni mafiose, la ‘ndrangheta è senza dubbio quella che appare più all’avanguardia nello sfruttare le opportunità offerte dal settore delle scommesse illegali, come dimostrano le varie operazioni condotte negli ultimi anni. Negli Stati Uniti  la ‘ndrangheta si è consolidata di recente come referente dei cartelli sudamericani del narcotraffico: la famiglie della criminalità organizzata calabrese, in particolare quelle originarie della Locride, sarebbero in espansione soprattutto nello stato di New York e in Florida.
REGNO UNITO  E BELGIO La particolare legislazione anglosassone che consente la creazione agevole di società ha fatto a lungo del Regno Unito una sede privilegiata per attività finanziarie, anche da parte di gruppi criminali: ad inizio 2018 fu smantellata un’organizzazione ‘ndranghetista dedita ad attività di riciclaggio ed autoriciclaggio. Bisogna vedere ora se la Brexit cambierà qualcosa e come. Le varie operazioni antidroga condotte nell’area portuale di Gioia Tauro, da sempre una delle porte privilegiate per l’ingresso degli stupefacenti in Europa, hanno spinto la ‘ndrangheta verso una strategia di delocalizzazione dei punti di arrivo della droga proveniente dal Sud America. E in questa strategia un ruolo centrale se lo è guadagnato proprio il Belgio e, in particolare Anversa. Aree come quelle di Mons-Charleroi, Hainaut e di Liegi si sono progressivamente caratterizzate per la presenza stabile di esponenti della ‘ndrangheta, che hanno utilizzato questi territori per l’avvio di nuove attività’ criminali: documentati, in almeno un caso, anche pagamenti in bitcoin.

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